ItaliaOggi, 16 febbraio 2022
L’inflazione colpisce anche l’Africa
L’inflazione è arrivata anche in Africa. Con ripercussioni allarmanti sul sistema economico del continente. Entro la fine dell’anno 41 paesi africani su 54 registreranno un deprezzamento nominale delle proprie valute rispetto al dollaro. Significa che la domanda di valore di beni e servizi sarà maggiore dell’offerta. Ma già nell’ecosistema africano odierno i costi delle spedizioni, le speculazioni e le sfide logistiche stanno facendo aumentare i prezzi in un’area geografica in cui il 40% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà.
Secondo un rapporto dell’Economist intelligence unit (Eiu), una società londinese che fornisce previsioni e servizi di consulenza economici tramite ricerche e analisi di mercato, 30 stati africani sperimenteranno un’inflazione media annua dei prezzi al consumo del 5% o più nel 2022, mentre dieci di loro, tra cui Angola, Etiopia, Nigeria, Zambia e Zimbabwe, avranno un tasso di inflazione a due cifre.
In dicembre, in Sudafrica, il tasso d’inflazione è salito al 5,9% annuo dal 5,5% di novembre, contro il 5,7% stimato dagli economisti. Su base mensile, invece, l’inflazione è cresciuta allo 0,6% dal precedente 0,5%.
Etiopia e Sudan, che si trovano nel mezzo di una crisi politica e di sicurezza, dovrebbero registrare i maggiori deprezzamenti delle loro valute. Una situazione che si verifica quando le esigenze di finanziamento pubblico continuano ad aumentare.
«Si prevede una maggiore volatilità valutaria dati i vari e contrastanti fattori che si abbatteranno sull’Africa, inclusi gli effetti duraturi dell’emergenza sanitaria e le modeste riprese economiche, le finanze nazionali tese e i mercati delle materie prime», ha spiegato l’Eiu in una nota pubblicata da LaPresse. Il deprezzamento dovrebbe accentuare le pressioni inflazionistiche che negli ultimi mesi hanno accelerato in diversi paesi africani. Il rapporto dell’ente britannico si inserisce in un contesto in cui la ripresa economica dell’Africa è ostacolata da difficoltà legate alla lentezza della campagna vaccinale, all’emergere di nuove varianti, Omicron su tutte, e al persistere di politiche di crisi.
Nel 2021 alcuni paesi dell’Africa subsahariana, tra cui Benin, Kenya, Senegal, Ghana e Costa d’Avorio, sono riusciti a ottenere finanziamenti significativi sul mercato obbligazionario. Secondo l’Fmi, nel 2022 la ripresa economica dell’Africa subsahariana dovrebbe essere più debole di quella dello scorso anno: 3,7% contro il 4% del 2021.
L’inflazione sarà al centro delle discussioni di una dozzina di banche centrali dei paesi africani durante il comitato di politica monetaria. Si deciderà se aumentare, ridurre o mantenere i tassi di rifinanziamento a vantaggio delle banche commerciali. In Africa, come nel resto del mondo, i prezzi sono saliti a livelli record. E i vari governi nazionali necessitano di risorse per finanziare la crescita. Per mobilitare le entrate fiscali la soluzione principale sarà rappresentata dall’indebitamento. Analisi concorrenti, al momento, prevedono il mantenimento dei tassi attuali.