ItaliaOggi, 16 febbraio 2022
Il grande fratello cinese
Negli ultimi decenni il governo cinese ha implementato con sempre maggiore determinazione tecnologie volte a raccogliere informazioni e a monitorare i propri cittadini. Una espansione così rapida nella sua capacità di sorveglianza che ha portato molti a descriverlo come uno stato distopico in divenire (o fatto e finito?). La Cina ha iniziato a muoversi in tal senso già dal 1998 con il progetto Golden Shield, una piattaforma intranet progettata per facilitare le operazioni di polizia, terminata a fine 2006. Questa piattaforma combina un database completo della popolazione ed incorpora vari strumenti di sorveglianza, tra cui la scansione dei documenti di identità usati negli hotel o biglietterie.
Negli anni successivi, sono stati integrati in essa, prima i sistemi di telecamere di sorveglianza stradale, per poi allargare la cosa a tutte le nuove telecamere installate negli spazi pubblici. Le ultime new entry sono stati i big data e ovviamente gli algoritmi di intelligenza artificiale. A tutto questo si aggiunge il famigerato sistema di “credito sociale” che premia e punisce cittadini, aziende e organizzazioni in base alla loro “affidabilità”. Sebbene non esista ancora un unico sistema di credito sociale a livello nazionale, il governo cinese sta facendo grandi sforzi per metterlo in atto.
Durante la pandemia, i cittadini cinesi sono stati ad esempio classificati in categorie codificate a colori corrispondenti al loro stato di salute e al loro previsto livello di rischio. Insomma, un vero e proprio mondo orwelliano dove ci aspetteremmo paura e malcontento onnipresenti. Il condizionale però è d’obbligo, dato che questa visione pessimistica è in contrasto con i dati. Una ricerca recentemente pubblicata sul Journal of Information Technology & Politics, rileva infatti che la grande maggioranza dei cittadini cinesi sostiene queste misure con entusiasmo: l’82% la presenza di telecamere a circuito chiuso, il 61% i controlli su email e internet. E anche la misura più invadente (raccogliere informazioni su tutti i cittadini) riceve il plauso da oltre il 53%.
La ragione sta nel fatto che i cittadini cinesi vedono tali politiche come capaci di produrre dei vantaggi per la propria sicurezza personale e la stabilità sociale. Da qui il supporto. Vero, i cittadini nelle autocrazie hanno spesso basse aspettative sulle libertà civili. Non dovremmo quindi preoccuparci di questa deriva dalle nostre parti? Forse…alcune recenti ricerche mostrano però che in questi anni anche nelle democrazie le persone sono state disposte a tollerare misure di sorveglianza impensabili fino ad allora in cambio di qualche beneficio. Oggi in materia di salute, domani per l’ambiente?