La Stampa, 16 febbraio 2022
Europa alla ricerca di gas
Il possibile conto da pagare lo ha quantificato ieri la Banca centrale europea: un calo delle forniture di gas del 10% – legato a un deteriorarsi della crisi in Ucraina – potrebbe ridurre il valore aggiunto lordo dell’Eurozona dello 0,7%. Un dato che rischia di essere sottostimato, visto che il bollettino economico di Francoforte non considera l’effetto dell’aumento dei prezzi. I Paesi più colpiti sarebbero Austria e Portogallo (oltre l’1%), ma anche il costo per l’economia italiana sarebbe superiore alla media (0,8%). Per questo continua senza sosta il lavoro della Commissione europea, che sta cercando fonti alternative di gas, in modo da diversificare l’approvvigionamento e ridurre la dipendenza da Mosca, che fornisce il 40% del gas naturale consumato in Europa.
Ieri mattina Ursula von der Leyen si è sentita al telefono con il primo ministro giapponese Kishida Fumio, che si impegnato ad assicurare consegne extra di gas naturale liquefatto all’Europa (Gnl). «Un gesto di solidarietà» che rinsalda l’alleanza sul piano geopolitico e che vede Tokyo ricambiare il sostegno ricevuto dall’Ue dopo il disastro di Fukushima. Le forniture giapponesi dovrebbero arrivare dagli Stati Uniti, che lavorano sotto traccia per aiutare Bruxelles nei negoziati con i Paesi produttori.
Asia, Africa, Nord America, Europa, via nave o attraverso i gasdotti: l’azione della Commissione è a 360 gradi. Domani a Bruxelles ci sarà un bilaterale con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, mentre la prossima settimana arriveranno in città il premier norvegese Jonas Gahr Støre. La Norvegia è oggi il secondo fornitore di gas dell’Ue, con una quota pari al 16%. L’altro giorno, ad Abuja, la commissaria Margrethe Vestager ha strappato al vicepresidente nigeriano Yemi Osinbajo la promessa di maggiori forniture: a oggi la Nigeria esporta circa la metà del suo Gnl in Europa, soprattutto in Spagna, Francia e Portogallo. Contatti regolari sono in corso con l’Algeria – dove opera l’Eni –, con l’Azerbaijan – dove è andata in missione una decina di giorni fa la commissaria Kadri Simson, responsabile del dossier energia – e con il Qatar.
La strategia della Commissione punta soprattutto sul gas naturale liquefatto, considerato più flessibile per compensare eventuali choc. Ma le trattative riguardano anche la possibilità di incrementare l’acquisto di gas naturale che oggi viene pompato nei gasdotti esistenti. Fonti Ue raccontano che le discussioni sin qui avviate potrebbero permettere di compensare una riduzione parziale delle forniture russe, se limitata nel tempo. Le controparti stanno mostrando parecchio interesse anche perché vedono buone opportunità di business, visto che in Europa i prezzi sono molti più alti che in Asia. E i fornitori sarebbero disposti anche a fare investimenti per tenersi stretti i clienti Ue, ma vogliono maggiori rassicurazioni sull’utilizzo del gas nel medio periodo, visto che i 27 hanno intrapreso con determinazione la strada della transizione energetica. «Certamente l’inserimento del gas nella tassonomia ci aiuta», rivela una fonte Ue. Di certo questi contatti, gestiti a livello centrale dalla Commissione, segnano una svolta perché per la prima volta le trattative per il gas vengono affrontate con un approccio multilaterale. La gestione della crisi rappresenta quindi una sorta di test per il progetto che prevede l’acquisto congiunto di stock di gas, fortemente voluto dal governo italiano, ma ancora osteggiato da molti Stati membri.