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 2022  febbraio 16 Mercoledì calendario

Sofia Goggia, la donna dei miracoli

Un argento su una gamba e mezza, scolorito da un colpo di vento. «Ma è di platino considerando tutto quello che c’è dentro». E dentro c’è soprattutto il soldato Sofia Goggia. Il suo inferno e la sua rinascita. La perseveranza e la tenacia. La follia creativa. E l’idea che «ognuno può fare i propri miracoli» (copyright di papà Ezio). Una medaglia alle Olimpiadi, 23 giorni dopo l’infortunio a Cortina «quando tutto sembrava andato in fumo. Ma non basta un giorno di freddo per gelare un fiume profondo, come dice un proverbio cinese» e che Sofia ripete congedandosi da una giornata eroica. «Sì in effetti c’è l’alone mistico, il personaggio, l’imbattibilità da dicembre 2020, la suspence su come sarebbe andata a finire e se la mia gamba avrebbe retto. Insomma tipo tragedia greca. Certo, io vorrei essere una stabile sugli sci e che vive in pace». Ma non sarebbe questa storia di sport che sconfina altrove. Forse per questo quasi tutti piangono al parterre di Yanqing, c’è un brulicare di giacche azzurre e bianco rosso verdi, c’è un’Olimpiade finora deserta di emozioni e sequestrata nella sua bolla che per la prima volta si sente viva. I volontari distribuiscono dei ciondoli con le istruzioni: «Oggi si celebra il tradizionale festival della lanterna, la fine del capodanno cinese. È il giorno del ricongiungimento». Sofia con la discesa.
La corre con gli stessi sci con cui ha vinto sempre dal 2020. «Ho sempre avuto in me una luce che mi ha guidata fin qui non facendomi mai dubitare». Luce verde all’arrivo, Sofia in vantaggio su tutte e su tutto, che urla e bacia la telecamera, «pensavo “sono prima all’Olimpiade” anche se gli sci non facevano il rumore di quando vanno veloci», infatti 4 minuti dopo la accende Corinne Suter con una gara perfetta nell’unico momento di sole e senza vento «che a me in alcuni tratti mi ha un po’ scombussolato, ma lei è stata più rapida di me nel finale, i piani non sono il mio forte». È la svizzera, campionessa del mondo in carica, a mettere le punte davanti alla fotocellula 16 centesimi e 4,70 centimetri prima di lei. La smorfia di Sofia è tutto il suo senso: è il fotogramma della sua ambizione, se non avesse corso per il titolo forse neanche sarebbe entrata per tre settimane, dall’alba alla sera, nell’officina di Mantova per una riparazione che sembrava disperata. «I medici si sono presi una bella responsabilità a dirmi che ce l’avrei fatta, ma solo perché ero io, ad altri avrebbero suggerito di vedere le Olimpiadi dal divano. Ho fatto di tutto per esserci, ho trovato dentro di me risorse incredibili, ho corso con gli antidolorifici. La biologia ha i suoi tempi ma la mia volontà ha cambiato il percorso di guarigione delle mie cellule. È stato un periodo talmente tosto che la discesa è stata la cosa più facile da fare. E ho sciato forte, senza paura. Quella ce l’ho avuta cadendo prima del superG, botta psicologica, ho rinunciato alla gara. Peccato per l’oro, ma questo argento ha un valore incredibile, ci avrei messo la firma, forse la medaglia di maggior valore dal punto di vista soggettivo». E anche oggettivo. «Partendo ho separato la medaglia della Corea dalle altre, dicendomi che magari avrei riempito lo spazio. La prima persona che ho chiamato? In video Lindsey Vonn prima della premiazione, piangeva e diceva bravissima, però è d’argento le ho risposto e allora lei: conosco benissimo quella sensazione». Al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che si congratula e la invita al Quirinale con gli altri azzurri, risponde: «Scusa pres, avrei voluto portarti un oro, ma sarà per la prossima volta».
A Cortina 2026, Sofia avrà 33 anni. «Il prossimo quadriennio sarà importante per me, dovrò fare le scelte giuste per arrivare alle Olimpiadi che con Michela Moioli abbiamo contribuito ad avere in casa. Ci sarà un bellissimo spirito olimpico e io vorrò assolutamente esserci». E ci sarà un mondo intero con Sofia.