la Repubblica, 16 febbraio 2022
L’uomo che ha rubato un miliardo di bonus
In una delle inchieste sui pirati dei bonus edilizi, si è letto di un indagato che al telefono così sintetizzava la situazione: «La verità è che di queste cose non ne capisce un ca… nessuno». Si sbagliava. Il giudizio era troppo severo. Perché, almeno uno, in Italia, di quel sistema ha capito tutto: si chiama Maurizio De Martino, è un imprenditore di San Severo, in provincia di Foggia, ed è il nostro mister miliardo. L’uomo a cui i bonus nati per rilanciare l’economia del Paese hanno cambiato la vita.
Le aziende edili di De Martino – secondo quanto ricostruito dalle procure di Roma e di Foggia – pur avendo bilanci “irrisori”, tre dipendenti, e proprietà che valgono qualche milione di euro, nel giro di un anno hanno messo nel proprio cassetto fiscale qualcosa come un miliardo di euro: crediti di imposta per presunte ristrutturazioni da effettuare, utilizzando soprattutto il bonus facciate. Di questo miliardo, circa 250 milioni sono stati già incassati dalle ditte di De Martino, mentre gli altri sono bloccati. Sotto Natale infatti è arrivata la Guardia di Finanza a sequestrare tutto: De Martino è indagato con altre quattro persone per emissione di fatture false e cessione di crediti farlocchi. “Fa parte — si legge nel capo di imputazione – di un’organizzazione criminale che ha pianificato un articolato sistema finalizzato alla creazione e monetizzazione di falsi crediti di imposta per circa un miliardo di euro».
Il sequestro è stato validato da due procure e ora anche dal tribunale del Riesame di Foggia, concedendo la liberazione solo di alcuni crediti relativi a società satellite. Ma la gran parte del malloppo resta lì. E De Martino, che rivendica di essersi mosso all’interno del perimetro che la legge consente, non ha alcuna intenzione di rinunciare alla sua fortuna. La fortuna di mister miliardo.
Il 13 dicembre scorso l‘Agenzia delle Entrate segnala ai finanzieri “gravi indizi sulla commissione di reati” e un caso particolare: quello della Mama International, azienda di costruzioni con sede a San Severo, provincia di Foggia, nata nel 2002. Stando ai bilanci, non si tratta esattamente di un colosso del settore: nel 2020 i ricavi sono di 11.454 euro, nel 2019 di 18.562. Eppure la Mama negli ultimi due anni fa il boom: all’improvviso riesce ad avviare lavori edilizi per poco meno di un miliardo di euro collaborando con aziende di tutta Italia. Con una, in particolare: la Sviluppo Immobiliare Vallè, sede legale a Saint Cristophe, ad Aosta. A questa emette fatture per 594 milioni di euro. La Immobiliare Vallè viene costituita il 4 aprile del 2019 ad Aosta ma ha due unità a San Severo e a Roma, “presso il medesimo indirizzo della sede legale di Mama International”. Coincidenza? Difficile, visto che Mama e Vallè condividono anche la stessa compagine sociale: il 50 per cento del capitale appartiene a Maurizio De Martino, il resto a Maria De Martino. “Il commercialista che trasmette le dichiarazioni fiscali – si legge negli atti giudiziari – è lo stesso”. Le coincidenze continuano. Il presupposto per ogni bonus fiscale sono le fatture, che in questo caso “le due società tra il novembre 2020 e il novembre 2021 emettono tra di loro”. I fabbricati nella disponibilità di De Martino, poi, non paiono idonei per le ristrutturazioni che quei crediti d’imposta milionari sottendono. “Mama ha 1.152 immobili – scrivono gli inquirenti – ma per l’87 per cento sono stalle e autorimesse, con rendita catastale media di 50 euro. Vallè non possiede immobili. Ha 85 contratti di locazione ma si tratta di negozi e cantine tra Foggia e San Severo con canoni irrisori”.
«Trattasi di colossale truffa», sostengono sia il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, sia i giudici del Riesame di Foggia. Eppure, mister miliardo grida al complotto. Produce foto dei cantieri fermi dopo il sequestro (molti, secondo la Finanza, sarebbero stati aperti dopo) e la butta sul politico. «È l’ennesimo colpo a una buona legge, i pm sono stati mandati allo sbaraglio da burocrati incapaci e disattenti. La verità è che c’è una legge che aveva dato un giro di volta all’economia e ora nello stile italiano più puro la si taglia. Questa inchiesta ha preso un abbaglio». Luminoso come un miliardo.