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 2022  febbraio 15 Martedì calendario

Periscopio


Di Venezia non mi piacciono i turisti e i negozi gestiti dai cinesi. Lou Embo, vedova del fotografo Fulvio Roiter, (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Insieme a Sandra Lonardo Mastella s’è iscritto a questo ramo del gruppo misto, indossando la maglietta Noi di centro-Cambiamo, Andrea Causin, ex-Ppi, ex Pd, ex Scelta Civica, ex Forza Italia: «Ho giocato a rugby- dice- non mi spaventa se la partita si fa dura». Carlo Valentini (ItaliaOggi).
Poi tocca agli altri due co-titolari dell’inchiesta contro di me: il pm Luca Turco, che volle l’arresto dei miei genitori, poi annullato dal tribunale della Libertà e Antonino Nastasi, accusato da un ufficiale dei carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte di David Rossi il pr del Monte dei Paschi di Siena apparentemente suicidatosi nei giorni della grande crisi. Matteo Renzi. agenzie.

Di Maio ha trovato lo spazio giusto per tutti. Lavora bene per il gruppo. Ha fatto così anche con Conte indicandolo per due volte per Palazzo Chigi. Ha dimostrato responsabilità nel dimettersi. Mi sarei aspettato un atteggiamento altrettanto responsabile anche da altri. Luigi Iovino, più giovane parlamentare M5s. (Carlo Valentini). ItaliaOggi.
La vera riforma tributaria dovrebbe porsi l’obiettivo di stanare i troppi evasori, che dichiarano redditi risibili, da paese del Nord Africa, mentre i consumi nazionali sono da paese di Bengodi, di certo non limitati ai contribuenti che dichiarano più di 100 mila euro l’anno, i quali sono appena 50 mila 846, l’1,21% di tutti i contribuenti, eppure pagano il 19,5% di tutta l’Irpef. Tino Oldani. ItaliaOggi.
Sono persuaso che di tempo se ne è perso troppo. Nel senso che in Italia non siamo mai riusciti a vivere l’alternanza di governo come un fattore fisiologico, come la competizione tra forze diverse che hanno però valori condivisi e che per questo non vedono nell’avversario un nemico, un pericolo: nella Prima Repubblica ci fu il conflitto tra Dc e Pci; nella Seconda lo scontro tra anti-berlusconiani e anti-comunisti; nella Terza tra europeisti e sovranisti. Dario Franceschini (Francesco Verderami), Corsera.

Si sente «padre nobile» del Parlamento? «Se le dicessi di sì, sarei altezzoso; se le rispondessi di no, mi prenderebbero per ipocrita. Nel corso di una lunga carriera, in cui ho fatto cose positive e anche errori, ho capito che, alla fine, quello che ti resta è la reputazione. Anzi, che la reputazione viene prima degli incarichi. Mi ha scritto mio figlio in un messaggio che conservo: «Papà, ci hai insegnato a rispettare sempre tutti, anche i più umili. Oggi hai vinto senza vincere». Pier Ferdinando Casini. (Tommaso Labate). Corsera.
Abbiamo preso l’abitudine di applaudire fuori luogo, fuori tempo, fuori scena. Applaudiamo in chiesa, applaudiamo ai funerali (l’orchestrazione funebre del battimano è diventata un’indecorosa usanza), applaudiamo durante il minuto di silenzio, applaudiamo per paura del silenzio, applaudiamo per i famosi 92 minuti fantozziani. Un applauso non lo si nega a nessuno, proprio perché il gesto è stato svuotato di senso: può anche trasformare una tragedia in commedia. Aldo Grasso. Corsera.

Tre giorni dopo il suicidio di Gabriele Cagliari, presidente dell’Eni, Raoul Gardini, 60 anni, altro imputato, atteso a palazzo di Giustizia da Di Pietro, si sparò alla testa. Il 2 settembre si era ucciso con un colpo di fucile, nella cantina di casa, Sergio Moroni, deputato socialista, indagato per Tangentopoli: «Quando la parola è flebile, non resta che il gesto. Mi auguro che possa servire a evitare che altri nelle mie stesse condizioni abbiano a patire le sofferenze morali che ho vissuto in queste settimane, a evitare processi sommari (in piazza o in televisione) che trasformano un’informazione di garanzia in una preventiva sentenza di condanna» scrisse in una lettera all’allora presidente della Camera Giorgio Napolitano. Massimo Donelli. QN.
A maggio si andava a Chiavari, a trovare la nonna Ebe. Nell’ampio antro ombroso della Stazione Centrale di Milano mi pareva d’essere nel ventre di balena. La mano di mia madre mi tirava, quasi la rincorrevo. Avevano odore di polvere i vecchi scompartimenti di velluto. Accanto al finestrino, il naso incollato al vetro, aspettavo il fischio di partenza. Lo strabiliante snodarsi di binari in mille scambi che scattavano in uno schiocco di metallo mi affascinava. Come il treno conosceva la sua strada, in quel labirinto? Poi si allargava la campagna padana, nel verde esuberante di maggio. Alle fermate, dal finestrino fiotti di profumo d’erba, di terra, che golosa inspiravo. Cominciavano le gallerie. Buio fitto, odore di carbone. Luce. Di nuovo buio. Un altro tunnel nero. Come se per arrivare al mare si dovesse cambiare cielo, o nascere di nuovo. Capivo che il mare era vicino quando il treno si fermava in piccole stazioni e dalla massicciata, tra le crepe, sporgevano margherite e bocche di leone, sgargianti (a Milano, le margherite non avevano quel colore). Poi, d’improvviso, eccola: la linea blu all’orizzonte. Mi pareva un miracolo: a due ore da Milano c’era il mare, col suo vento di sale. Scendevo dal treno e lo respiravo, ebbra. Attorno fremeva già l’estate. Avevo forse cinque anni: quanto ero viva, e inconsapevolmente grata d’esser nata. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Mia madre scantonava sul prezzo. «Quanto fanno, queste uova?... No, vuje che dicìte, so’ troppo care». Allora Donna Nannina, mercante consumata rilanciava: «Signò e pigliàteve queste, so’ de ieri ma ancora freschissime e costano ’e meno». La trattativa levantina, il bargain che imparenta Napoli con Istanbul, andava avanti per un pezzo. Finché la scaltrissima Donna Nannina appioppava a mia madre soddisfatta le uova di oggi quasi al prezzo di quelle di ieri. Ora, ripensandoci da vecchio, sospetto che tutte le uova fossero dell’altro ieri. Ma il commercio (non solo levantino) è l’arte di rendere felici chi compra e chi vende, illudendo entrambi di aver fatto un affare. Gianni de Felice. ItaliaOggi.
All’inizio il successo era per me qualcosa di inebriante. Dopo un po’ non capivo più se ero Gaetano o Nino. Mi sentivo scisso tra la povertà da cui provenivo e la ricchezza che cominciava ad arrivare. Sono ricorso a uno psicologo. Non è stato semplice trovare un equilibrio tra due mondi così opposti. Non è facile guardarsi allo specchio e dire ce l’ho fatta! Nino D’Angelo, cantante, (Antonio Gnoli), la Repubblica.
La letteratura non è espressione, ma provocazione. Giorgio Manganelli.
Non è che non abbia voglia di aldilà. È che l’aldiquà mi trattiene. Roberto Gervaso.