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 2022  febbraio 15 Martedì calendario

Bper compra Carige per un euro

MILANO – Il matrimonio riparatore con Bper chiude la crisi di Carige, banca di Genova commissariata nel gennaio 2019 dopo lunghi avvitamenti sulla cattiva gestione dell’ex dominus genovese, Giovanni Berneschi. Il cda del Fondo interbancario (Fitd), con parere unanime, ha accettato ieri l’offerta della banca ex popolare con sede a Modena, che un mese fa aveva ritoccato la prima offerta inoltrata sotto Natale. E rigettata dal Fitd, formalmente perché i termini violavano lo statuto di quello che da tre anni è il socio forte di Carige, di fatto perché piuttosto onerosa. Allora la banca emiliana, controllata da Unipol con il 20%, aveva chiesto al Fitd una ricapitalizzazione preventiva da 1 miliardo su Carige, per poi comprarne, in cambio di 1 euro, l’80% del Fitd e l’8,3% di Cassa centrale banca. Di fronte al diniego, a inizio 2022 Bper rinegoziò (anche tramite i suoi advisor Rothschild e Mediobanca) la “dote” da ricevere, limandola a 530 milioni come aumento di capitale preventivo, e anche il corrispettivo, ora limitato all’80% in mano al Fitd. Ciò che non cambia invece è il valore dell’Opa residuale su Carige, che sarà a 0,80 euro per le azioni di minoranza. Un valore a cui la quotazione ieri si è molto avvicinata, dopo un rialzo del 2,28% a 0,79 euro. Al prezzo d’Opa potranno uscire dall’avventura ligure anche i banchieri cooperativi trentini di Ccb, che tre anni fa tentarono di diventare “socio perno” di Carige, senza riuscirvi, e a cui rimane circa il 5%. Una nota del Fitd informa che «nel contratto di cessione sottoscritto sono disciplinate le attività esecutive previste nelle prossime settimane con l’obiettivo di giungere al perfezionamento dell’operazione di cessione entro il 30 giugno 2022». In tempo, dunque, per cogliere i benefici fiscali previsti dal governo per le fusioni aziendali, trasformando in crediti d’imposta (quindi, capitale) le imposte differite attive. Bper ha stimato che l’acquisizione di Carige ne farebbe cogliere per circa 360 milioni di euro. Altri aspetti dell’operazione dovrebbero riguardare la garanzia che i contenziosi su Carige non produrranno altri effetti per il venditore, che rappresenta tutte le banche attive in Italia pro quota di mercato; e la liquidazione del prestito subordinato Carige da 5 milioni nominali, rilevato da Bper. «Il Fondo ha dato concreta attuazione al proprio impegno di sostegno della banca, a tutela dei depositanti e degli stakeholders», riporta la nota del Fondo, che con la vendita “esce” dalle crisi bancarie nostrane (le due restanti, Mps e Popolare di Bari, sono rispettivamente nelle mani di Tesoro e Mcc). Tuttavia, l’intervento a Genova, fatta l’ultima ricapitalizzazione in agenda – la quinta in otto anni – sarà costato 1.145 milioni, dati i 615 versati all’ingresso. Anche Bper ha commentato in una nota: «La forte valenza strategica e industriale dell’operazione consentirà al gruppo di crescere in territori oggi limitatamente presidiati, consolidando il proprio posizionamento competitivo e rafforzando la prospettiva di creazione di valore per gli stakeholder». Per l’ad Piero Montani è un ritorno a Genova, dove guidò Carige tra il 2013 e il 2016, in tempi travagliati.