Marco Bonarrigo per corriere.it, 14 febbraio 2022
"I PROFESSIONISTI CHE VENGONO AL GIRO DELLA QUESTURA DOVREBBERO PAGARE L’ISCRIZIONE" – A LUCCA UNA GARA CLANDESTINA IN BICICLETTA RICHIAMA DA ANNI EX CAMPIONI E SCONOSCIUTI AMATORI: DUE VOLTE A SETTIMANA SI SFIDANO IN UN PERCORSO LUNGO 73 CHILOMETRI TRA AUTO E TIR – DA RUMSAS A CIPOLLINI, GLI EX CICLISTI NON VOGLIONO MANCARE – “A LUCCA FARE UN BUON TEMPO ALLA QUESTURA È UNA COSA DI CUI VANTARSI NEI CIRCOLI PIÙ ESCLUSIVI” – VIDEO -
«Vuol sapere dove parte la Corsa della Questura? Esca da Porta Maria, imbocchi la rotonda e poi tenga la sinistra verso il parcheggio di via Marchi. Non può sbagliare. Ma mica vorrà partecipare? Non è una passeggiata, si fidi». Per il signor Poli (Bici Poli), che tu chieda indicazioni per raggiungere il Duomo di San Martino o la «Questura» è uguale: a Lucca sono entrambi monumenti storici.
Fino a dieci minuti prima delle 14, al Q8 di via delle Tagliate non c’è ombra di ciclisti. Poi, da lontano, si avvicina il primo, magro e tiratissimo. Poi altri due, poi uno sciame. Età? Dai trenta ai sessanta abbondanti. Bici dai 4 mila euro in su, carbonio a gogò, cambi elettronici, abbigliamento tecnico.
Una gara senza regole e clandestina Alle ore 14 il via: tutti scattano come se non ci fosse un domani e nemmeno il semaforo, 400 metri più avanti. L’obbiettivo è tornare a Lucca il più velocemente possibile, dopo 73 chilometri. Sul tracciato vale (quasi) tutto, il Codice della Strada viene interpretato secondo (in)coscienza con l’unica certezza che quando il gruppo comincia a frammentarsi se perdi la ruota di chi ti sta davanti vai alla deriva.
Da quarant’anni, ogni mercoledì (primo pomeriggio) e domenica (mattina) a Lucca si svolge una corsa senza pettorali, organizzatori, freni e soprattutto regole.
Nel suo genere, la più famosa d’Italia. Sulla Questura, al compianto Franco Ballerini si attribuiva una frase: «I professionisti che vengono qui dovrebbero pagare l’iscrizione». Michele Bartoli, uno dei più grandi corridori da classiche dell’ultimo scorcio di secolo, ha nel palmares due Lombardia, due Liegi e un Fiandre: «Ci ritrovavamo davanti alla Questura io, Ballerini, a volte Gianni Bugno in trasferta, poi Sorensen, Cipollini, Sciandri e altri. L’obbiettivo era simulare il ritmo tiratissimo di una gara. Da soli non ce l’avremmo fatta quindi arrivavano una trentina di amatori a darci una mano. Per loro arrivare in fondo con noi (con quelli di noi che non si staccavano) era come vincere la Roubaix».
Il Giro della Questura si corre due volte la settimana su un percorso di 73 km con 250 metri di dislivello. Si esce da Lucca, si segue il Serchio fino a Migliarino Pisano, si svolta a destra costeggiando l’autostrada fino a Torre del Lago, si attraversa Viareggio e arrivati al Lido di Camaiore si piega a destra su Camaiore. Da lì si sale a Montemagno e poi a San Martino in Freddana da dove si scende su Lucca passando per Mutigliano. Il Giro della Questura si corre due volte la settimana su un percorso di 73 km con 250 metri di dislivello.
Si esce da Lucca, si segue il Serchio fino a Migliarino Pisano, si svolta a destra costeggiando l’autostrada fino a Torre del Lago, si attraversa Viareggio e arrivati al Lido di Camaiore si piega a destra su Camaiore. Da lì si sale a Montemagno e poi a San Martino in Freddana da dove si scende su Lucca passando per Mutigliano.
Perché si chiama così? La corsa si chiama così perché un tempo partiva davanti alla questura di via Cavour. Ora come allora, sfida all’ultimo sangue: i nomi del primo, secondo e terzo di ogni tornata passano subito di bocca in bocca tra i ciclisti lucchesi, tra i più ferocemente agonisti d’Italia.
Da dieci anni, da quando esiste Strava — il social network delle due ruote — ogni partecipante munito di computer e di un ego social sviluppato lascia le sue tracce sul web: quanto ci ha messo, che potenza ha espresso sul Montemagno, a che velocità è sceso verso Mutigliano.
La Questura non è più quella di una volta, dicono i più anziani. In parte è vero: dal 1995 al 2010 Lucca era per i professionisti quello che oggi sono Montecarlo o Lugano. Oltre agli stanziali, ci abitavano il sulfureo Bjarne Riis che vinse il Tour del 1996, poi — a periodi — il colosso Ullrich e a lungo Mark Cavendish. Ora i big vivono altrove ma alla Questura non si scherza lo stesso.
Il percorso Eccoci a 45 chilometri all’ora a costeggiare il Serchio in direzione Migliarino e poi a destra per puntare su Torre del Lago e poi Viareggio, dove si piega a destra per San Rocchino per evitare l’Aurelia proibita alle due ruote: in macchina perdi contatto al primo semaforo, in bici qui si staccano in pochi.
La battaglia comincia dopo Camaiore, dove inizia l’unica salita, quel Montemagno dove i più in forma salgono di rapportone e la discesa su Lucca dove si cerca (a volte pericolosamente) di recuperare. Lo sprint al distributore di Monte San Quirico è immancabile. Il percorso della Questura ha primati certificati, appunto, da Strava. Il recordman (il tempo è poco superiore all’ora e 40’, a 42 pazzeschi chilometri orari di media, salite e semafori compresi) è un cinquantenne lituano naturalizzato toscano, quel Raimondas Rumsas che vinse il Giro di Lombardia del 2000, fu terzo al Tour de France del 2002 per finire poi coinvolto in (tristi e luttuosi) fatti di doping.
I partecipanti Ma ci sono anche altri volti noti, come Stefano Cecchini, rampollo di una delle più note famiglie lucchesi e figlio di quel Luigi (alias Dottor Cecco) che è stato allenatore e mentore di quasi tutti i fuoriclasse del ciclismo dal 1990 al 2000. Ma anche l’ex pro russo Bazhenov, Mario Cipollini, il (velocissimo) imprenditore Matteo Pomini — Confcommercio — e avvocati, notai, imprenditori, dirigenti pubblici. Perché da sempre — a Lucca — il ciclismo è come il golf: roba per gente che conta. «A Lucca — conclude Michele Bartoli — è sempre stato così: fare un buon tempo alla Questura è una cosa di cui vantarsi nei circoli più esclusivi».