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 2022  febbraio 14 Lunedì calendario

DINO-SAURO - ZOFF FA 80 ANNI E SI RACCONTA A WALTER VELTRONI SU “OGGI”: “LA FOTO IN DISCOTECA? QUANDO USCIVO ALLE 6 DELLA MATTINA DAI LOCALI, GUARDAVO GLI OPERAI E MI VERGOGNAVO..." - LE DIMISSIONI DA CT? L’ATTACCO DI BERLUSCONI E' STATO UN FULMINE A CIEL SERENO. SI PUO’ DIRE CHE SBAGLIO MA NON CHE SONO “INDEGNO” - IL FAIR PLAY? A ME SEMBRA UNA GRANDE IPOCRISIA. ECCO PERCHE’ – LO SCOPONE SCIENTIFICO DOPO IL TRIONFO MUNDIAL CON PERTINI: "SI ARRABBIÒ CON BEARZOT E CAUSIO, MA IN REALTÀ ERA SCOCCIATO PERCHÉ PERDEMMO” -

«Ottanta anni? La morale comune vorrebbe dicessi che mi sento come se ne avessi venti. Ma non è vero. Me li sento pesanti. Faccio fatica a capire le nuove generazioni, c’è sempre un attrito. Lo vedo, tutto il bello di questo mondo nuovo. Ma mi sembra anche che si stiano perdendo delle cose, nei comportamenti, nel rispetto del prossimo».

Dino Zoff compie ottant’anni il 28 febbraio e in un’intervista al settimanale OGGI in edicola racconta la partita a carte più famosa della storia sportiva, quella con il Presidente Sandro Pertini sull’aereo che riportava a casa l’Italia Mundial, nel 1982: «Io ero in coppia con lui. I nostri avversari erano Causio e Bearzot. Quando si gioca a scopone scientifico si azzerano tutti i ruoli, sociali e istituzionali. Pertini si arrabbiò con Bearzot e Causio, ma in realtà era scocciato perché perdemmo. Quando ho smesso di giocare al calcio mi ha mandato un bellissimo telegramma in cui si prendeva tutte le responsabilità della sconfitta».

Ma c’è spazio anche per le frizioni con Berlusconi: «Quell’attacco arrivò come un fulmine a ciel sereno. Di me si può dire che sbaglio, che in una partita da portiere o da allenatore non ho fatto bene. Ma non si può dire che sono “indegno”»; le lezioni del padre («Mi ha insegnato a non accampare mai scuse. Una volta presi un gol stupido e lui mi chiese come mai. Io risposi: “Non mi aspettavo che tirasse”. E lui: “Perché, tu di mestiere fai il farmacista?”»); le confessioni sincere:

«Hai presente il fair play, quella scena di tutti i giocatori che alla fine della partita applaudono gli avversari? A me sembra una grande ipocrisia. Se il mio avversario si è buttato a terra per ottenere un rigore, se ha fatto un fallo cattivo su un mio compagno di squadra io non lo applaudo affatto». L’intervista è di Walter Veltroni, le fotografie sono di Oliviero Toscani.

Si è molto discusso di una tua foto in discoteca.. "Ricordo che quando uscivo dalla discoteca alle 6 di mattina, incrociavo gli operai che entravano al lavoro con il "baracchino" dove tenevano il cibo e mi vergognavo. Da ragazzo avevo fatto il meccanico motorista in un'officina e mio padre si spezzava la schiena nei campi. Il lavoro va rispettato. Tutto, sempre"