Paolo Valentino per il "Corriere della Sera", 14 febbraio 2022
QUEL TRIVELLONE DI SCHRODER INGUAIA SCHOLZ - L’EX CANCELLIERE TEDESCO È IL LOBBISTA NUMERO UNO DI PUTIN: È AMICO INTIMO DEL PRESIDENTE RUSSO, FA PARTE DEL CDA DI NORD STREAM, DI ROSNEFT E PRESTO ENTRERÀ ANCHE IN QUELLO DI GAZPROM. IL PROBLEMA È CHE HA ANCORA UNA FORTE INFLUENZA ALL’INTERNO DEL PARTITO SOCIALDEMOCRATICO. IL SUO RUOLO IMBARAZZA MOLTO IL NUOVO CANCELLIERE, OLAF SCHOLZ, MA INTERPRETA UN SENTIMENTO DIFFUSO TRA I TEDESCHI: PIÙ DEL 50% VUOLE IL COMPLETAMENTO DEL NORD STREAM 2 E IL 75% È CONTRARIO A INVIARE ARMI A KIEV -
Quando nel 2005 lasciò la cancelleria, Gerhard Schröder venne anche a congedarsi dai media stranieri. A un collega che gli chiese come avesse intenzione di occupare in futuro le sue giornate, rispose candidamente: «Cercherò di fare soldi».
Schröder è stato di parola. In oltre sedici anni, è diventato uno dei più pagati lobbisti del mondo. Con il non trascurabile particolare che l'ex cancelliere ha un solo cliente: l'industria energetica russa che, come tutto nella Federazione, fa capo a Vladimir Putin.
Schröder fa parte dei consigli di amministrazione di Nord Stream 1 e Nord Stream 2, del gigante petrolifero Rosneft e da giugno compirà il grande salto in quello di Gazprom, monopolista del gas, pilastro dell'economia e strumento centrale del potere del Cremlino.
Di più, con Vladimir Vladimirovic l'ex cancelliere tedesco vanta una forte amicizia, totalmente ricambiata. Regolarmente e immancabilmente pronto a difendere le ragioni di Mosca sin dall'annessione della Crimea nel 2014, Schröder a 77 anni ha ancora una grossa influenza sulla Spd, che in lui ha sempre celebrato il vincitore di Helmut Kohl, l'eroe delle due vittorie elettorali del 1998 e del 2002, il cancelliere che tenne la Germania fuori dalla guerra in Iraq.
Negli anni i suoi non sempre limpidi affari con la Russia e le sue imbarazzanti difese d'ufficio di Putin, che una volta definì un «impeccabile democratico», hanno però finito per farne un fattore di grave disturbo per la socialdemocrazia. Ora, con la crisi ucraina, Schröder è diventato un pericolo: per i socialdemocratici, per il nuovo cancelliere Olaf Scholz e secondo alcuni addirittura per il Paese.
Mentre l'Occidente tenta con tutte le forze di scongiurare un'azione armata contro Kiev, Schröder infatti non solo critica sempre e soltanto il governo ucraino, ma soprattutto lavora a tutto campo per salvare il gasdotto Nord Stream 2, la madre di tutte le sanzioni occidentali nel caso in cui Putin invadesse l'Ucraina. Il problema è che Schröder non solo non è del tutto isolato nella Spd, bensì intercetta anche l'umore prevalente dei tedeschi: più del 50% è infatti favorevole al completamento del Nord Stream 2 qualunque cosa accada in Ucraina, il 46% chiede una politica di vicinanza con la Russia e addirittura il 75% è contrario a inviare armi a Kiev.
Dentro il partito, l'ex cancelliere può contare soprattutto sull'appoggio di Manuela Schwesig, potente premier del Meclemburgo, il Land dove approdano i tubi del gasdotto. Per Olaf Scholz l'ex cancelliere è una mina vagante. Durante la visita a Washington, in una intervista con la Cnn , ha avuto addirittura bisogno di precisare: «Schröder non parla per il governo. Io sono ora il cancelliere».
Per questo nel partito si levano sempre più voci favorevoli a una definitiva presa di distanza dall'ex cancelliere. Nel 1999, al culmine dello scandalo dei fondi neri, anche Helmut Kohl era diventato un imbarazzo per la Cdu. Ci volle l'articolo di una certa Angela Merkel perché il vecchio cancelliere fosse messo all'indice. Chi avrà il coraggio di imitare quell'esempio nella Spd, emancipandola da Gerhard Schröder? Le speranze si appuntano sul neopresidente Lars Klingbeil. In fondo anche lui, come Merkel lo fu di Kohl, è una creatura dell'ex cancelliere per il quale ha anche lavorato.