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 2022  febbraio 14 Lunedì calendario

Intervista a Ilenia Pastorelli

L’epifania in Jeeg Robot di Mainetti, la conferma in Benedetta follia di Verdone, la consacrazione con Dario Argento per Occhiali neri: Ilenia Pastorelli è reduce dalla Berlinale e il 24 febbraio approderà in sala. Cieca, prostituta e sola con un cane: un ruolo che non ammette mezze misure.
Pastorelli, chi è Diana?
Una donna estremamente forte che riesce ad affrontare il trauma della cecità. Sono stata in contatto con donne non vedenti, e l’ho constatato: l’handicap ti richiede enorme coraggio per affrontare la vita quotidiana, anche le minime cose.
Nella società attuale le donne ancora con un handicap?
Tutti dicono, nel 2022 le donne hanno raggiunto gli obiettivi… ma già questo è discriminatorio. Non ci dovrebbero essere distinzioni. Però se diamo uno sguardo alla politica è chiaro, le donne non vengono considerate come dovrebbero.
Il serial killer di Occhiali neri è un uomo che odia le donne.
Odia un po’ tutti, anche i cani, altrimenti non li ingabbierebbe. È un uomo che ha perso ogni speranza, vive una sconfitta interiore che porta alla rabbia, quindi alla violenza, dunque all’odio: una catena infernale.
Si accanisce sulle escort.
Potrebbe forse intenderle donne di serie B, ma credo intimamente sappia che sono di serie A, e ne abbia paura. Hanno trasformato il sesso nella loro arma, ne traggono profitti economici, quindi sono libere. Non poter controllare una donna, una prostituta che decide di darsi per soldi, è la cosa che lo fa innervosire di più. Si chiama perdita di controllo, e oggi non è l’unico uomo a patirla.
Il cinema è sessista?
Era molto meno sessista negli anni Cinquanta, Quaranta, Trenta. È strano, più andiamo indietro, più le donne erano protagoniste. Da poco abbiamo perso la Vitti, ho rivisto i suoi film, era aiutata dalle produzioni, dai registi a emergere. C’era attorno al suo talento un apparato, e vale per Sophia Loren, al di là del marito.
Oggi?
Lo fa Dario (Argento), e l’ha fatto molto Verdone con me.
Altri?
I registi che hanno una sicurezza interiore tale da far emergere le proprie attrici sono pochi.
Occhiali neri conferma: il nudo non la imbarazza.
Lo provo di più in altri ambiti: al mare in costume mi sento inadeguata, mi vedo quel filo di cellulite. Invece nel film il nudo lo reputo un gesto artistico, di liberazione, come se facessi una scritta sul muro. Non a livello vandalico, eh!
Perché il corpo delle donne fa ancora così paura?
Be’, ha una armoniosità, una sinuosità diversa, più attraente. Per natura deve esserlo, perché ci servirà nella nostra missione primaria. Ovviamente, il bello come il brutto, gli estremi, oggi non ne escono indenni: viviamo in una società terribilmente involuta, regredita.
Per lei la maternità è una missione primaria?
Per me Ilenia no, parlavo della missione che ti impone la natura, forse la società.
Colleghe con cui prenderebbe una pizza?
Anna Foglietta, mi sta molto simpatica. Anche la Ramazzotti, e Ambra, ci ho lavorato. Amo le donne, siamo piene di sfaccettature. In camerino, mentre ci trucchiamo, risulta chiaro: o ci uniamo o ci distruggiamo. Io dico: meglio unirci.
Il ventesimo lungometraggio di Argento parte da un’eclissi.
È una condizione interiore, ne ho avute tante (ride). Quando affronto quei periodi personali – sul lavoro, incrociamo le dita, ho fatto molto – ho la consapevolezza che poi si risorge, che il buio ti aiuta a capire la luce, il bello della vita. Ha ragione Dario, se non ci fosse il nero non si intenderebbe il bianco.
Da Lo chiamavano Jeeg Robot sin qui, in sei anni ne ha fatta di strada: i momenti da conservare?
Il primo provino per Jeeg, lo fermerei. Poi quando stavo in macchina per andare ai David, il mio ufficio stampa: “Difficile che vinci all’esordio, ma ti sei preparata il discorso?”; e io: “No”. Verdone, nel cuore. Celentano che mi ha turbata. Artisticamente, in senso positivo. È talmente libero: diceva quel che voleva, non gli importava del politically correct.
Di Adrian ci ricordiamo anche i suoi abiti.
Erano vestiti russi-ucraini, pieni di pailettes. Li ho presi io stessa: cinque per 100 euro. Ne vado fiera, “farsi vestire da” è un giochino che non fa per me.
Presto la vedremo in C’era un volta il crimine di Massimiliano Bruno.
Quanto mi sono divertita, tutti uomini, però simpatici. Gassmann, Tognazzi, Giallini, da scompisciarsi.
Lei di che crimine si macchierebbe?
Rapina in banca. La vorrei architettare da anni. Però mi ha preceduto La casa di carta, più o meno avevo quella idea lì.