La Stampa, 14 febbraio 2022
Intervista a Marc Girardelli
Diviso tra la sua attività di imprenditore di successo nel settore dell’abbigliamento sportivo e la passione per lo sci, Marc Girardelli non si perde una gara dei Giochi di Pechino. Commentatore tecnico per due giornali austriaci, l’ex campione che ha gareggiato fino al 1996 con nazionalità lussemburghese è stato a lungo il re del circo bianco, un atleta polivalente che in carriera ha vinto cinque coppe del mondo assolute e due medaglie d’argento a cinque cerchi ad Albertville 1992. Oggi, a 58 anni, vive in Svizzera: «Qui sono felice, sto benissimo». E non ha cambiato il suo modo ironico e disincantato di osservare il mondo dello sci.
Marc, che cosa pensa del gigante olimpico?
«Ha vinto il migliore, lo svizzero Marc Odermatt. E l’ha fatto sopportando la pressione di un paese che gli chiedeva una medaglia dopo aver gettato via quella nel supergigante. Ha sprecato anche nella libera, per un errore commesso prima del tratto finale».
Gli italiani sono crollati. Si è fatto un’idea del motivo della crisi degli azzurri?
«Non conosco dall’interno i problemi della vostra squadra. Ma il risultato mi ha colpito. De Aliprandini avrebbe potuto farcela, però è partito troppo all’attacco nella seconda manche. La pista era difficile e ripida, se perdevi la linea finivi fuori. Non ha sbagliato solo lui, anche Feller è caduto. La visibilità non era perfetta e poi, incredibile, è scesa la neve proprio nel giorno dei Giochi... Non nevicava da 20 anni, sembrava il lieto fine di una favola. Ma per la gara è stato un disastro. L’oro l’ha meritato il più bravo. Quello che ha saputo adattarsi meglio alla situazione».
L’Italia maschile finora non ha vinto neppure una medaglia. Colpa anche dei velocisti. Perché Paris non riesce a rompere il tabù olimpico?
«Non era al massimo. Lui è fortissimo, ha vinto tanto e a volte nei grandi eventi hai bisogno che la fortuna ti aiuti. Nel suo caso, credo che abbiano sbagliato anche gli allenatori. Se prendiamo il caso di Feuz la differenza balza all’occhio. A parità di talento, lo svizzero ha trionfato e Paris è finito dietro. Nella libera le informazioni sono decisive. La vittoria in discesa è fatta di tanti dettagli. La strategia è fondamentale, c’è lo studio delle linee e dei materiali, insomma le componenti sono varie. Non è sempre colpa dell’atleta».
Restando alla velocità, la Goggia può salvare il bilancio azzurro. È d’accordo?
«Sì. Peccato che si sia fatta male a Cortina. Della prova in Cina ho visto solo un paio di curve ma so che la situazione del suo ginocchio è migliorata. Sono felice che lei abbia un’attitudine positiva. La sua esperienza conterà, e in gara può aiutarsi con l’altra gamba, la destra. Quando la pista è facile e la velocità è alta, lei è come la Vonn: ha sempre la possibilità di centrare una medaglia. È una fuoriclasse, quando conta trova le energie giuste».
L’ha colpita il suo recupero lampo?
«Sì, ma non sono sorpreso, ovviamente. Lo sci è come la bicicletta, anche se ci sali dopo un anno sai pedalare. La Goggia ha sciato molto nella sua vita e, anche se è stata ferma per dieci giorni, non ha perso il ritmo della gara. Tra le favorite c’è anche Lara Gut, è in grande forma».
Tornando ai maschi, chi è il personaggio in vetrina?
«In questo momento non ne vedo. Matthias Mayer in Cina ha vinto l’oro in superG e il bronzo in discesa, è uno sciatore da grandi eventi, ma non è il più forte durante la stagione. Odermatt sta crescendo, è giovane e ha ancora margini di miglioramento. Ecco potrebbe diventarlo lui, in Cina ha compiuto un’impresa nell’ultima occasione possibile, in gigante. Un colpo che riesce solo ai grandi».
Chi è il favorito in slalom?
«Avete avuto il migliore slalomista e gigantista degli ultimi 50 anni! Chieda a lui, ad Alberto Tomba. Scherzo. Per me potrebbe vincere il norvegese Sebastian Foss Solevag».
L’Italia punta le sue carte sul giovane Alex Vinatzer. Le piace?
«Molto forte e veloce. Ma nella seconda manche sbaglia sempre. Questa non è una cosa che fa un campione. Può succedere una volta, non sempre. Alex ha la capacità di essere velocissimo ma i suoi nervi non reggono. È un punto debole e nei prossimi anni deve lavorare tanto su questo aspetto. Deve riuscire a mettere insieme due manche. Alla fine, posso dirle? Manfred Moelgg resta ancora il vostro miglior slalomista e gigantista».