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 2022  febbraio 14 Lunedì calendario

L’arte del falso nell’era digitale

Secoli per imparare come riconoscere un falso senza nemmeno riuscire a dargli una definizione e ora, di colpo, ogni esperienza si scioglie dentro un’immagine che ha perso la fisicità. Il metaverso già esiste, la realtà ormai è doppia e nel gioco di specchi è assai difficile capire dove guardare, ma è facilissimo intuire che cosa succede: ci stiamo smaterializzando.
L’arte anticipa angosce ed entusiasmi per mestiere, ha il potere di scatenare sensibilità elette e in quel microcosmo, dove spesso si prevede il futuro, due notizie vanno a sbattere. Una risale a qualche giorno fa: Damien Hirst accusato di plagio, per la sedicesima volta. Siamo davanti a tutto ciò che conosciamo a memoria, lui che gioca con la stessa idea di copia, lui che in carriera ha pure citato i continui sospetti sulle sue vere o presunte imitazioni. Ha firmato un’intera collezione di sculture esibite come se fossero state ripescate dal mare e incrostate dal tempo, insieme con il vecchio argonauta emerso dagli abissi però c’è topolino con le alghe nelle orecchie. Stavolta la mostra Ciliegi in fiore, pronta a partire per il Giappone, lo riporta a una disputa. Un altro artista, Joe Machine, sostiene che quei dipinti somigliano troppo ai suoi. Fino a qui siamo in un territorio noto, per quanto scivoloso, ma questa polemica ne incrocia un’altra, fresca fresca: il mercato degli Nft (Token Non-Fungibile), opere non modificabili, non replicabili (in teoria) e non esistenti, si è dovuto fermare perché sono entrati in circolo troppi falsi, che non si chiamano nemmeno così. Sono fake e non è questioni di usare l’inglese per dare fastidio: è proprio un’altra parola. Siamo in pieno scontro tra falso e fake, siamo «la copia di mille riassunti», come cantava Samuele Bersani nel 1997. L’arte anticipa anche perché resta in circolo e prima o poi te la ritrovi.
Gli Nft sono entrati nel panorama delle aste e delle compravendite on line l’anno scorso. Hanno occupato un posto vuoto, mentre la presenza fisica era impossibile è avanzato il digitale, è successo ovunque, ma, nel 2021, il mercato Nft, neanche troppo organizzato, ha smosso 25 miliardi di dollari. Di cripto realissimi dollari e ora è un po’ complicato ignorarlo. Si può rifiutare, certo, può essere distante da gusti e orizzonti, può non riguardare chi non ha intenzione o possibilità di fare investimenti lì dove l’inflazione non picchia, però c’è e cambia gli scenari. Altera la realtà.
Anche con i burloni alla Hirst non ci sono certezze e lui non si è inventato nulla. Michelangelo simulava antichità per scherzare e ovviamente non ne aveva nessun bisogno e poi, allora, c’erano le botteghe, copiare era un valore e così rimasto. Il pregio della fattura contro l’unicità della trovata e pure quella si è fatta sempre più interpretabile. Basta considerare quante declinazioni ha la parola falso: copia, appropriazione, citazione, imitazione, omaggio, riproduzione, fino ai concetti filosofici di falso autentico e post verità. Siamo ancora nel mondo reale e i confini non sono comunque tangibili. Proprio in questi giorni al Mart di Rovereto è esposto il lavoro di Alceo Dossena, un falsario classico, morto nel 1937, che ha fregato i musei più importanti e si è guadagnato degli estimatori. Tra loro Sgarbi, che è uno dei curatori della mostra e scrive: «Il vero falsario ha una personalità». Quindi la storia ci ha consegnato un metodo, uno studio per distinguere chi ha creato prima e chi dopo, ma non ci ha dato un metro di giudizio. Ora crollano pure le poche certezze.
Altra mostra, stavolta a New York, al Museum of Moving Image che ha in programma Deep Fake, video storici verosimilmente ritoccati. Non bugie, solo rielaborazioni. Ci si sposta nel fake, dove servono altri strumenti: datare non basta, è necessario avere informazioni per smontare la truffa.
Nel bel mezzo dell’equilibrismo arriva un’opera tipo Clock, un Nft appunto: uno schermo nero con un orologio che scandisce il tempo senza libertà di Assange. Un’immagine basica concepita dall’artista Pak e, per quanto registrata in un codice unico, facilmente riproducibile. È stata venduta a 52 milioni di dollari nelle stesse ore in cui Open Sea, il mercato dove si fanno più scambi di questo tipo, ha interrotto le trattative. Troppe cripto frodi che copiano arte senza materia, in un universo parallelo gestito da valuta digitale. Però i soldi sono veri e pure le paure: scopriamo che il fisico perde peso, ci innamoriamo e facciamo sesso on line. Non necessariamente in quest’ ordine. Non necessariamente per davvero.