La Stampa, 14 febbraio 2022
Il chirurgo che dà una voce femminile agli uomini
Alcune sono terrorizzate a pronunciare un innocuo «ciao», altre sgranano gli occhi: non credono alle loro orecchie. A non trattenere le lacrime dall’emozione sono in moltissime. Sulla sedia dello studio di Andrea Cavalot inizia la nuova vita di centinaia di persone: prima di rivolgersi a lui, una voce maschile abitava un corpo femminile.
«Potrei paragonarmi a un accordatore di chitarra», sorride l’otorinolaringoiatra, scherzando. Dal 2006, nell’ospedale di Moncalieri, alle porte di Torino, esegue la tiroplastica di quarto tipo: in termini più fiabeschi regala una voce femminile, modificando le corde vocali, a chi è nato maschio. «Molte mi dicono che è addirittura più importante del cambio di sesso o di vedere il nome modificato sui documenti», spiega il dottore. Perché la voce non inganna come invece fa la chirurgia estetica: un timbro maschile può mettere in imbarazzo chi appare donna e alimentare pregiudizi.
«Ricordo la storia di una trans che ho operato – racconta il dottore –. Si era sposata e aveva adottato una bambina nera. Prima di andare in sala operatoria mi confidò: “Sono certa che in futuro potrebbe avere problemi per il colore della pelle, ma non voglio che ne abbia per la voce della mamma"».
L’ospedale Santa Croce di Moncalieri è uno dei pochissimi centri pubblici in Italia dove si esegue questo tipo di intervento alle corde vocali. È un punto di riferimento anche in Europa, dove i chirurghi con l’esperienza del dottor Cavalot sono un pugno: «Non più di cinque», calcola lui, che ha 61 anni. Dal 2006 ha eseguito più di cinquecento tiroplastiche, una cifra record: i pazienti arrivano da tutta Italia («il 90% da fuori Piemonte, molti da Sud e Sardegna») e uno su cinque è straniero. Nella quasi totalità dei casi si tratta di uomini che desiderano cambiare sesso e diventare donne: nel caso inverso le cure ormonali di testosterone sono sufficienti a modificare la voce da femminile a maschile. L’«inventore» di questo tipo di intervento è un giapponese, che però lasciava cicatrici evidenti sulla gola. «Io invece ho perfezionato una tecnica meno invasiva, anche reversibile: chi cambia idea può sempre tornare indietro», spiega Cavalot.
Spesso il dottore torinese si reca a Bangkok, capitale mondiale degli interventi chirurgici per il cambio di sesso. Sono stati i colleghi thailandesi a volerlo fortemente, per imparare una tecnica che nessuno conosceva. Si sorpresero quando incontrarono alcuni italiani che volevano cambiare sesso ma avevano già una voce femminile. Alle domande dei chirurghi thailandesi incuriositi, raccontavano dell’operazione del dottor Cavalot. «"Where is Moncalieri?”, chiesero sorpresi. Poi mi contattarono via mail e da allora ci vediamo una volta all’anno».
L’intervento non è complesso, dura mezz’ora o poco più. Tecnicamente si rende la corda vocale più esile e la si tende maggiormente per ottenere una frequenza più alta: dai 90 Hertz di media di una voce maschile si passa ai 180/200 di una femminile. A certificare la riuscita dell’intervento è il sonogramma, un esame effettuato da un computer che analizza la voce.
Sullo schermo del pc del dottore scorrono immagini di una persona prima dell’operazione: il viso femminile scandisce con un timbro profondo i giorni della settimana, le frequenze registrate non raggiungono gli 85 Hertz. Dopo l’intervento il numero si impenna, le onde sono più ampie: dalla bocca della paziente esce una voce femminile che lei stessa ascolta per la prima volta. «Dopo l’operazione bisogna osservare una settimana di silenzio assoluto – spiega il dottor Cavalot –. Le prime parole le pronunciano nel mio studio e l’emozione è sempre fortissima». Il cambiamento è radicale, dallo schermo la donna sorride, più incredula che imbarazzata.
La trasformazione sognata da tempo è finalmente completa: le cicatrici di una vita sembrano sfumare d’improvviso. Per moltissime è l’ultimo tassello per voltare definitivamente pagina e cominciare una nuova vita.