Linkiesta, 14 febbraio 2022
Il malus facciate
Ma pensa un po’. Nel Paese in cui ci si divide tra chi in famiglia ha almeno un falso invalido e chi mente senza vergogna, nel Paese in cui gli unici a non parcheggiare in doppia fila sono quelli che non hanno la patente, nel Paese in cui i genitori fanno i compiti ai figli perché fare bella figura è più importante che insegnar loro a cavarsela da soli, in questa terra di santi poeti e navigatori delle più oneste acque, si sono arrubbati quattro miliardi di bonus edilizio. Invero imprevedibile.
(Sono quattro miliardi o di più? Importa davvero saperlo? Da una certa cifra in poi, non è come il deposito di Paperone, una cifra di cui non sapremmo scrivere gli zeri figuriamoci immaginarla?)
Non vorrei farmi togliere il saluto dai garantisti e cacciare a calci da Linkiesta, ma a me le intercettazioni piacciono molto. Persino quando sono riportate senz’alcun senso del tono e inchiodano gli intercettati a concetti mai espressi (sto parlando di me ma anche di Carlo d’Inghilterra), mi sembra che le intercettazioni ci forniscano ormai l’unica commedia all’italiana possibile: quella con dialoghi illuminanti. «Lo Stato italiano è pazzesco», riportava ieri Fiorenza Sarzanini sul Corriere: i criminali increduli che sia così facile arrubbare allo Stato sono un copione che sarebbe piaciuto tantissimo a Monicelli.
Mi piace molto anche il passaggio (non intercettato ma scritto da Sarzanini) «in provincia di Foggia c’è un paese dove tutti i residenti sono riusciti a incassare il credito»: non ho niente contro la provincia di Foggia, ho tanti parenti falsi invalidi in provincia di Foggia, e mi torna sempre in mente quella frase di Rotondi sulla Dc che ha fatto grande l’Italia con l’evasione fiscale a nord e le false pensioni a sud. È forse questa la modernità, l’epoca in cui non solo hai la falsa pensione ma sei pure evasore fiscale? È forse questo il progresso? È forse così che saniamo finalmente la questione meridionale?
Ma sto divagando. Perché, vi sorprenderà, a me importa solo di me. E quindi sì, è un disastro che questa norma sia stata all’origine di tante truffe, ma era comunque un disastro che esistesse, se anche l’avessero applicata regolarmente.
Perché è colpa dello stracazzo di bonus facciate se io sto con le lampadine appese. Se sul display del mio telefono c’è un messaggio del 23 agosto di quello che doveva venire a mettermi le lampade e giurava che il giorno dopo sarebbe arrivato, e poi dopo quattro mesi di silenzio il 24 dicembre ha mandato un messaggio a tutta la rubrica: «Auguri a tutti!!!!». Sai come te lo puntesclamativo, il bonus facciate.
Mentre voi ristrutturavate piscine a spese dello Stato (cioè mie), io non riuscivo a trovare nessuno che facesse dei lavori minimi, essendo tutti quelli con mestieri veri (muratori, idraulici, elettricisti: i lavori che dovreste sognare per i vostri figli, altro che mandarli al classico, da cui usciranno analfabeti come quelli dell’istituto tecnico e perdipiù disoccupati) impegnati coi vostri stracazzo di bonus facciate. Sono stata senza lavandino in cucina da maggio a ottobre: erano tutti troppo impegnati col bonus facciate per venire a installarmelo. Sono stata, a novembre, due settimane senz’acqua calda: erano tutti troppo impegnati col bonus facciate per venire ad aggiustarmi il boiler. E sono da otto mesi coi vestiti negli scatoloni: la mia cabina armadio è l’ultimo dei pensieri di gente che vi ristruttura le piscine a spese mie.
Per non parlare del silenzio. Ve lo ricordate, il silenzio? Era quella meraviglia che potevamo goderci nelle nostre case prima che quella munifica madre che è lo Stato italiano, sempre pronto a darvi la mancetta, decidesse di pagarvi le ristrutturazioni. Prima che trapani e martelli pneumatici e altre fonti di esaurimento nervoso devastassero l’acustica degli appartamenti che hanno la sfortuna di stare sotto, o sopra, o di fianco a qualcuno cui non pare vero di scroccare una ristrutturazione.
Neanche per strada la mia serenità è al sicuro: i palazzi sono tutti impacchettati, pieni di impalcature a scrocco, bisogna camminare in mezzo alla strada se non si vuole rischiare di prendersi in testa una cazzuola in caduta libera. In “Monterossi” c’è una scena in cui l’investigatore dilettante Fabrizio Bentivoglio cammina, a Milano, al centro di via Vittor Pisani, che oltre a essere una strada trafficata ha anche ai lati i suoi bravi portici, e insomma nessuno che non voglia buttarsi sotto una macchina per mettere fine alla sua infelice vita camminerebbe in mezzo alla strada. O almeno questo è quel che avrei pensato vedendola fino all’anno scorso; ma adesso lo capisco, Bentivoglio: tra un bonus facciate e l’altro, il posto più sicuro per un pedone è in mezzo alla strada.
Naturalmente la mia è solo invidia. Invidia dei proprietari immobiliari, che guai a tassarli sennò poi si dispiacciono e anzi paghiamogli anche la ristrutturazione, porelli. Invidia per i lavori sicuri nell’edilizia, che mica possiamo cancellare i bonus e rischiare che gli diminuisca il giro d’affari. Invidia per un Paese a forma di prebenda, in cui tutti si stravolgono se qualcuno, sia Draghi o una cretina qualunque, dice non state ad agitarvi per me, me la cavo, a me ci penso io, a trovarmi un lavoro e pure a ristrutturarmi casa.