Specchio, 13 febbraio 2022
Il criminologo accusa: «Darwin ha copiato»
Gli studenti che copiano a scuola o fanno i compiti con Wikipedia sono assolti: anche il grande naturalista considerato il padre della scienza moderna, Charles Darwin, ha copiato la sua opera più importante, L’Origine delle specie da un collega più modesto e meno attento alle pubbliche relazioni. Nel 1831, con 28 anni di anticipo sul padre della teoria dell’evoluzione, il commerciante scozzese Patrick Matthew aveva elaborato gli stessi concetti, usando le parole poi copiate da Darwin, in un libro dal titolo fuorviante: On Naval Timber and Arboriculture. Larga parte del testo era dedicata alla costruzione delle navi e alla coltivazione di alberi, ma in misteriose note aggiuntive, ancora oggi oggetto di ricerca e di studio, Matthew aveva illustrato le sue tesi sull’evoluzione degli organismi viventi, chiamandole “Processo naturale di selezione”. Darwin, per nascondere la scopiazzatura, non trovò di meglio che invertire due parole, e battezzare la sua teoria “Processo di selezione naturale”.
Mike Sutton, un criminologo, ha indagato per anni sulle analogie fra il libro di Darwin e quello di Matthew, scoprendo numerose altre affinità. Ha anche trovato una lettera, indirizzata al ricercatore scozzese, nella quale la moglie di Darwin, Emma, ammetteva che la teoria dell’evoluzione era “il figlio originale” di Matthew, ma che il marito l’aveva fatta crescere come un “figlio suo”. Darwin si giustificò goffamente dicendo che mai aveva letto un libro del naturalista scozzese, ma Sutton ha scoperto che ne aveva in casa almeno cinque. «È la più grande frode scientifica della storia – ha commentato -. Si estende per tre secoli e ha ingannato l’intera popolazione del pianeta».
L’Origine delle specie, uscito nel 1859, è il libro che ha influenzato di più la moderna cultura occidentale, stabilendo un’origine comune tra gli esseri umani e gli altri animali che mette in discussione il creazionismo religioso. Matthew aveva però concepito le sue tesi anche per negare la legittimità della nobiltà ereditaria, a suo giudizio un “oltraggio” alla selezione naturale che promuove in ogni circostanza solo gli esseri più adatti. Ma la monarchia britannica, letti i testi scopiazzati di Darwin, se ne servì invece per giustificare la sua politica imperialistica, condotta dalla razza più forte contro quella più debole, comunque destinata all’estinzione.