Specchio, 13 febbraio 2022
Pellegrini virtuali alla Mecca
Il pellegrinaggio alla Mecca può considerarsi valido anche se fatto in modo virtuale? Il guanto di sfida arriva questa volta dall’Arabia Saudita dove le autorità hanno sviluppato in questi anni un programma virtuale che consente una visita a distanza alla Mecca per il famoso pellegrinaggio che sono tenuti ad affrontare tutti i musulmani in buona salute almeno una volta nelle vita, avendo i mezzi economici per farlo. Il Hajj – così si chiama in arabo – è uno dei cinque pilastri dell’Islam. Non è quindi una cosa da poco, ed è un viaggio che tutti i musulmani osservanti nel mondo vorrebbero fare recandosi alla Mecca per adempiere a questo precetto e rivivere in quei luoghi la storia della loro fede e del loro profeta Mohammad.
Ma alla domanda se si potrà fare il Hajj virtualmente c’è chi invece, come le autorità religiose turche ha risposto con un deciso “no”. Per la Presidenza degli Affari religiosi turchi, o Diyanet, come riporta il quotidiano Yeni Safak, non può considerarsi Hajj, quello virtuale sviluppato a Gedda, e chiamato “Virtual Black Stone”, in riferimento alla reliquia custodita nella Kaaba.
In questi universi virtuali, ispirati o meno alla realtà, gli utenti possono vivere un’esperienza immersiva tramite un avatar o un visore per realtà virtuale. Partecipano così a varie attività, dialogano, fanno acquisti o addirittura assistono a concerti, come quello organizzato di recente dalla cantante americana Ariana Grande sul videogioco di Fortnite. Il partecipante al Hajj virtuale come già accade in altri universi virtuali ispirati, può quindi esplorare la Mecca e mescolarsi alla folla di fedeli per recarsi alla Kaaba, un edificio ricoperto da un telo di seta nera considerato dai musulmani il luogo più sacro dell’Islam, tant’è vero che ogni anno attira più di 2 milioni di visitatori. Forse con il virtuale ci si aspettava di aumentare la platea ma se questo nuovo progetto può essere utilizzato per familiarizzare con i luoghi, certo non può contare come pellegrinaggio, avverte il Diyanet, perché bisogna essere presenti sul territorio e avere i piedi che toccano terra affinché il pellegrinaggio sia religiosamente accettato. Qualcuno però ci vede anche un’opportunità: «Potrebbe esserlo per le persone che non possono recarsi in queste terre sante per visitarle», afferma Hatice Boynukalin, professore di teologia. Ma se mangi nel mondo virtuale, il tuo stomaco non sarà soddisfatto. Allo stesso modo, l’esistenza di questa opportunità non dispensa dall’obbligo di compiere il pellegrinaggio. Come dargli torto?