il Fatto Quotidiano , 13 febbraio 2022
Confindustria, il beato Fontana nella tela della Cattedrale
Non c’è più religione nell’alto dei cieli se è vero – e sembra così – che i santi Sabino e Benedetto si sono ritrovati in quello che doveva essere un loro serrato faccia a faccia, stretti ai fianchi da due sconosciuti: don Felice Bruno e Sergio Fontana. Il primo parroco della Basilica di Canosa, il luogo della devozione, il secondo presidente della fondazione nonché presidente di Confindustria Puglia che ha omaggiato i fedeli con il ritratto dell’incontro tra santi. Incredibilmente però il pittore incaricato di inquadrare la scena, Antonio Lomuscio, ha imposto la presenza, oltre ai santi, dei due committenti. “A loro insaputa”, ha spiegato. Il quadro è giunto in cattedrale, i fedeli hanno però iniziato a mugugnare. Il parroco è sembrato ritrarsi mentre il presidente confindustriale s’è assai mortificato, colpito da tanta inconsueta verve antagonistica. Il pittore, umiliandosi davvero, ha confermato: ho fatto tutto io, loro non hanno colpa.
Piegato dalle polemiche politiche (20 mila euro è costato il ritratto), il quadro è rimasto sospeso, come un’opera incompiuta. Il pittore ha provveduto a coprire il volto degli usurpatori di fede. Una mascherina su quello del presidente della fondazione canosina e un crocifisso sull’altro, quello del parroco. Polemica conclusa? Macché? Il nascondimento non ha sortito l’effetto sperato, tanto che il sindaco della città ha fatto lievitare il senso dello scontro: “No alle autocelebrazioni con i soldi pubblici”.
In effetti il bilancio della Fondazione si tiene in pari con i soldi del municipio, e il ritratto era appunto nel segno di un memorial di santità. Giunti al punto di non ritorno il pittore, vieppiù mortificato, si è dichiarato pronto a eliminare i corpi dei due e lasciare che il popolo di Dio, di Canosa e dintorni, elevi d’ora in avanti la preghiera ai santi senza contrarre nessun debito di fede per Confindustria.