La Stampa, 13 febbraio 2022
Visco annuncia che il debito è calato, ma non vuole aumenti degli stipendi
Francesco Spiniinviato a ParmaQuello che serve ora è «evitare la futile rincorsa tra salari e prezzi», avverte Ignazio Visco. Lo scenario che il governatore della Banca d’Italia evoca – mentre parla a banchieri e operatori finanziari riuniti a Parma per il congresso Assiom Forex – è quello della crisi petrolifera degli Anni ’70, che condusse a «un marcato e persistente incremento dell’inflazione». Per questo richiama «alla consapevolezza di forze politiche, parti sociali e opinione pubblica del delicato equilibrio che dobbiamo preservare».La «tassa inflazione»Secondo il governatore, che quest’anno torna a parlare in presenza all’appuntamento annuale, l’inflazione è «sostanzialmente una tassa» i cui «effetti distorsivi possono essere oggetto di compensazione, ove possibile, a carico dei bilanci pubblici». Ammette, Visco, che le pressioni sui prezzi di beni e servizi «sarebbero più prolungate di quanto inizialmente stimato, ma dovrebbero riassorbirsi nel 2023». Eppure anche se «è probabile che la prevista riduzione dell’inflazione trovi conferma nei prossimi mesi, i rischi di un disancoraggio delle aspettative e di avvio di rincorse», appunto, «tra prezzi e salari, di cui al momento non vi è evidenza, vanno attentamente monitorati». In questo quadro inflattivo e di «minore dinamica dell’attività produttiva», la politica monetaria, fa notare Visco, rimane con un orientamento espansivo, sebbene più efficace nel contenere i costi dell’energia sia la politica di bilancio.Crescita al 4%L’inflazione si insinua in un clima ancora improntato alla crescita. Le stime di Banca d’Italia, riportate dal governatore, parlano di una progressione del Pil che «si avvicinerebbe nella media di quest’anno al 4 per cento, per poi attenuarsi negli anni successivi». Dopo un inverno rallentato dalla pandemia, l’economia in primavera «riprenderà vigore». Quello che potrà sorprendere – a riprova di quanto anticipato dal premier Mario Draghi – è il calo del debito nel suo rapporto con il Pil. «La marcata ripresa dell’economia – nota il governatore – è stata decisiva per interrompere l’aumento del rapporto tra debito pubblico e prodotto», che alla fine del 2021, pur restando elevato, annuncia Visco, «potrebbe essere sceso su valori prossimi al 150 per cento» rispetto al 156 per cento del 2020 e dieci punti in meno rispetto a previsioni che lo vedevano a 160. Una tendenza alla riduzione che «dovrà proseguire». Come?Riequilibrare i contiL’ultima manovra di bilancio è stata ancora espansiva. Attenzione agli stimoli, però. «Con il consolidarsi della ripresa – è il consiglio del governatore – occorrerà perseguire un progressivo, continuo riequilibrio strutturale dei conti pubblici, necessario anche per evitare di alimentare tensioni sui titoli di Stato». Dopotutto l’Italia ne colloca 400 miliardi l’anno. Mentre l’economia si riprende, «possono ancora trovare giustificazione» interventi emergenziali per la crisi energetica e per ristori legati alla pandemia. Invece, «interventi generalizzati di stimolo» come la moratoria sui prestiti «potrebbero determinare tensioni sui prezzi, oltre a rischi per l’equilibrio dei conti pubblici». Meglio degli aiuti comunque è agevolare i cambiamenti strutturali, ad esempio, nelle politiche del lavoro attive e passive. E poi, «emerge con chiarezza l’importanza di una piena, efficace e tempestiva attuazione degli investimenti e delle riforme previsti nel Pnrr». Su questo tema si concentra anche l’intervento al Forex dell’ad di Cassa depositi e prestiti (Cdp), Dario Scannapieco. «I primi risultati» sulla tabella di marcia del Pnrr sono «positivi – dice – ma non c’è tempo di sedersi sugli allori». Secondo il manager pubblico «sarebbe un errore considerare il Pnrr come solo un’iniziativa finanziaria». Va fatto «uno sforzo straordinario di velocità per creare discontinuità» rispetto al passato. Si tratta di «una corsa contro il tempo» nella quale la Cdp «è impegnata» su più fronti di supporto, assistenza e impegno. La stessa Cdp, dice Scannapieco, «non è, non deve e non può essere una sorta di coltellino svizzero del sistema economico e finanziario italiano».Banche e fragilitàVisco parla poi delle banche. In questa crisi, assicura, non hanno costituito un problema ma un supporto. Sono «nel complesso solide», registrano una «ripresa della redditività». Rimangono però «casi di fragilità», specie tra le medio-piccole. Visco rimarca la necessità di un meccanismo europeo che gestisca eventuali crisi. Negli Stati Uniti c’è un sistema che funziona, senza creare contraccolpi. «In Italia, quando ne va in crisi una», ecco «i titoli di giornali e indagini di commissioni». Ecco, è ora di cambiare. —