Corriere della Sera, 13 febbraio 2022
Emma Thompson nuda di fronte
Alla fine si offre full frontal, ma è la scena meno erotica che ci sia. Piuttosto è il punto d’arrivo di un percorso di accettazione di sé e della propria sessualità che l’insegnante Nancy Stokes ha impiegato una vita a conquistare e che Emma Thompson ha fatto vivere sullo schermo con un’energia che non si dimentica. L’ha detto lei stessa che ci vuole «un certo coraggio» a mostrarsi senza veli a sessantadue anni ma la scena in cui si toglie l’accappatoio e si guarda completamente nuda in uno specchio (offrendosi così, non certo di sfuggita, anche agli occhi dello spettatore) non è né pruriginosa né tanto meno provocante, piuttosto è l’inevitabile punto d’arrivo di una storia che è cominciata con l’ammissione delle sue insoddisfazioni sessuali e che deve finire con il loro superamento.
Scritto da una donna, Katy Brand, e diretto da una donna, Sophie Hyde, Good Luck to You, Leo Grande racconta gli incontri in una stanza d’albergo della sedicente Nancy Stokes (poi scopriremo il suo vero nome) con un giovane «lavoratore del sesso» (sex worker in originale), interpretato da Daryl MacCormack. Lei, insegnante di religione in pensione e vedova da tre anni, ha deciso di scoprire quello che non mai provato col marito: un orgasmo. E per questo ha deciso di ricorrere a un professionista del settore, il Leo Grande del titolo.
Tutto semplice? Naturalmente no, perché una vita di negazione della propria sessualità non si può cancellare in un paio d’ore e il film si diverte (e ci diverte) a seguire i dubbi, le paure e le titubanze di Nancy, che Emma Thompson sa restituire con la bravura che tutti le riconoscono. Così vediamo gli sforzi di Leo per annullare timidezze e timori della donna, ma anche i tentativi di lei di rimandare quello per cui si trova in quella stanza, interrogando e incalzando Leo come faceva con i suoi allievi.
Dubbi
«Good Luck to You, Leo Grande» mostra le titubanze e i dubbi della protagonista
Gli incontri tra i due saranno alla fine quattro, e lo spettatore vedrà come vanno a finire solo nell’ultimo ma ogni volta scopriamo i passi avanti di Nancy verso l’obiettivo che si è dato (le trattative sui limiti da porsi alla prova di sesso orale sono da antologia), ma quello che ci viene offerto scena dopo scena è soprattutto la scoperta di un atteggiamento meno represso e castrante sulla sessualità e sui rapporti tra i partner. Si parla di orgasmo ma anche di educazione, di pornografia e di sesso a pagamento, di sensi di colpa e di desideri da liberare, sempre naturalmente con quel tocco di ironia e quella leggerezza che cancellano ogni possibile accusa di cattivo gusto.
Assecondata da un partner che regge splendidamente il gioco, Emma Thompson suona tutte le corde della sua bravura, ora insinuante ora reticente, ora provocante ora timorosa per arrivare, nella scena in cui deve fare i conti con una sua ex allieva (Isabella Laughland), ad affrontare anche gli errori di tutta una carriera d’insegnante. Anche Leo finirà per doversi confrontare con le proprie «bugie» e con il ruolo che si è costruito per fare quel lavoro ma al centro della scena rimane sempre – trionfalmente – Nancy. Capace alla fine di far dimenticare il luogo comune sulla freddezza anglosassone («niente sesso, siamo inglesi» si usa dire) con un atto d’amore per il proprio corpo e le sue «esigenze» che il nudo finale, così assolutamente normale, con tutti i segni che si porta dietro l’età, non fa che rendere ancora più forte e significativo.