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 2022  febbraio 13 Domenica calendario

Breve storia della Turchia e di Erdogan

Negli scorsi giorni abbiamo letto sui giornali che il leader turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di essere disposto a organizzare un incontro fra due Paesi (la Russa e l’Ucraina) per trovare insieme una soluzione alla crisi che sta preoccupando ormai da parecchi mesi l’intera regione. Erdogan, naturalmente, presiederebbe l’incontro e diventerebbe così l’arbitro della crisi: un ruolo che dovrebbe piuttosto appartenere al rappresentante di un Paese neutrale (la Turchia è membro della Nato). Ma Erdogan è ambizioso e ha fatto una brillante carriera politica. È nato nel 1954 in una famiglia molto religiosa, ha militato nel Partito Giustizia e Sviluppo, è stato sindaco di Istanbul dal 1994 al 1998, ed è ora capo di uno Stato che ha le sue lontane radici nell’Impero Bizantino. Non è soltanto presidente della Repubblica turca, Si considera anche erede dell’Impero Ottomano, una grande potenza euro-asiatica che nell’epoca di Solimano il Magnifico, fra il XVI° e XVII° secolo, si estendeva a nord dai confini del Sacro Romano Impero sino alla periferia di Vienna e alla frontiera polacca; a sud fino allo Yemen, all’Eritrea e alle frontiere meridionali dell’Algeria; a est fino all’Azerbaigian e al Vicino Oriente; a ovest sino ai Balcani. Stati e nazioni che già esistevano allora sulla carta geografica con gli stessi nomi (Egitto, Cipro, Grecia Bulgaria, Romania, Bosnia, Serbia, Algeria) furono tutti per periodi più o meno lunghi e con legami più o meno stretti, provincie dell’Impero Ottomano. La Turchia è Repubblica dal 29 ottobre 1923 e ha una costituzione ispirata almeno in parte a quelle degli Stati europei, ma Erdogan e altri uomini politici della sua generazione stanno favorendo la nascita di un nazionalismo turco che preferisce cercare i suoi antenati in due grandi epoche della sua storia: quella imperiale anzitutto, ma anche quella in cui il Paese fu la maggiore potenza islamica del mondo al di fuori del mondo arabo: uno Stato da cui partivano le sue truppe e quelle dell’Islam per conquistare altre terre (le guerre con la Repubblica di Venezia sarebbero state 8). Ma prima ancora d’essere capitale di un impero, Costantinopoli fu con Roma la grande protagonista dello Scisma che separò la Chiesa latina dalla Chiesa greca. Era allora in gioco l’autorità papale. Sarebbe stata del patriarca di Roma che si considerava successore di Pietro o di quello di Costantinopoli che poteva vantare la sua autorità sui quattro patriarcati orientali (Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme) che, con Roma, formavano la cosiddetta pentarchia? Ciascuno dei due finì per regnare spiritualmente e politicamente nelle terre in cui già esercitava la sua autorità. Ma il successore del patriarca di Roma gode ancora oggi di una considerevole indipendenza, mentre quello di Costantinopoli, come è dimostrato dalla politica di Erdogan, deve spesso piegarsi all’autorità del governo turco. Questo nazionalismo imperiale e confessionale si è manifestato nella conservazione e nella gestione di uno storico edificio che ha avuto nel corso della sua storia funzioni diverse.«Santa Sofia» è stata una basilica cristiana con una autorità non inferiore a quella della basilica romana di San Pietro. È stata la principale sede della Chiesa Ortodossa dopo lo scisma di Occidente, un evento che si protrasse dal 1378 al 1417 e che vide, fra numerose vicende, tre Papi che si contendevano una stessa poltrona. La basilica, trasformata in moschea, divenne un museo quando la Turchia fu governata da un sovrano laico (Kemal Atatürk) e dai suoi successori. E tale sarebbe ancora se Erdogan, negli scorsi mesi, non avesse deciso di restituirla al culto dell’Islam. Non è vero purtroppo che i percorsi della storia portino i popoli verso la modernità, la tolleranza e il processo civile. Vi sono anche momenti in cui l’orologio si inceppa e le lancette corrono all’indietro.