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 2022  febbraio 13 Domenica calendario

Le probabilità dell’attacco punto per punto

WASHINGTON È il momento delle decisioni. Ma la crisi ucraina è segnata da profonde e inquietanti incertezze. Sulla scena due protagonisti: il presidente americano Joe Biden e il presidente russo Vladimir Putin.
1 Perché c’è stata questa accelerazione?
Nelle ultime ore il governo americano si è convinto che Putin sia davvero pronto ad attaccare l’Ucraina. La Casa Bianca può contare, sostanzialmente, su due fonti di informazioni: le riprese satellitari e i report dell’intelligence sul campo (Cia e servizi segreti militari). Le immagini sono considerate inequivocabili: Mosca sta continuando ad ammassare non solo soldati, ma anche missili, aerei ed elicotteri. Secondo il Pentagono le forze russe sono ora in grado di colpire su diversi fronti. Il Consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, l’altro ieri è stato crudo: non si può escludere il bombardamento di Kiev.
2 C’è un modo per fermare Putin sul piano militare?
Negli ultimi 15-20 anni i migliori «putinologi» americani, dal generale McMaster a Fiona Hill, si sono concentrati sulla cosiddetta «Russia new generation warfare» (Rngw). Vale a dire la guerra di nuova generazione: incursioni informatiche, campagne di disinformazione sui social, finanziamenti ai partiti occidentali populisti o destabilizzanti e così via. Il Cremlino ha limitato al massimo le vere offensive militari, spesso mimetizzandosi tra le milizie locali, come è accaduto nel 2014, in Crimea e nel Donbass.
Ma ora Mosca sta manovrando l’esercito con una logica novecentesca, un cambio di passo inaspettato a Washington. I generali americani e il comando Nato hanno dovuto studiare una strategia in corsa. Dal punto di vista militare la strada è stata in un certo senso obbligata: più soldati, più mezzi, «più presenza fisica» sul fianco est europeo. Ma oggettivamente questo schieramento non sembra un deterrente sufficiente per scoraggiare l’invasione.
3 Qual è il calcolo politico di Putin?
Secondo gli americani, il vero deterrente non può che essere economico. La Casa Bianca sta ancora convincendo gli alleati europei a colpire l’export russo di gas, in caso di invasione. Ufficialmente Stati Uniti e Unione europea dicono di essere completamente allineati. Molti, però, pensano che non sia così. Tra questi ci sono certamente i russi. Da qui il calcolo politico di Putin: diversi Paesi, come Germania e Italia, non sarebbero in grado di reggere un «black out» energetico russo. Il leader del Cremlino, quindi, ritiene di poter mantenere alta la tensione, fino a quando non riuscirà a spuntare un accordo su una qualche forma di neutralità, di «finlandizzazione» dell’Ucraina. Oppure sceglierà la «soluzione militare», magari con blitz limitati, o blocchi navali, pensando che le incrinature di oggi nel fronte occidentale possano allargarsi domani, nel momento in cui concretamente bisognerà imporre le sanzioni. È un’operazione molto rischiosa. Ma non spericolata e priva di logica come sarebbe, invece, l’invasione totale dell’Ucraina.
4 E quello di Biden?
Un dato è certo: il presidente americano non ha cercato lo scontro con i russi. La sua agenda era un’altra. Biden è convinto che la crisi ucraina sia piena di rischi anche sul versante della politica interna. Il motivo è molto semplice. Se Putin bluffa o alla fine si arriva a un accordo, saranno in molti a rivendicarne i meriti. Ma se il leader russo attacca e paralizza mezzo Occidente, allora tutti chiameranno in causa le responsabilità, la «debolezza» di Biden. All’inizio del 2021 l’Amministrazione Usa pensava di poter «stabilizzare» le relazioni con il Cremlino, offrendo collaborazione sul terrorismo e un piano graduale di disarmo. Oggi è costretta, suo malgrado, a dover aggiornare la linea politica, preparandosi a uno scontro con Mosca da anni Sessanta. La Casa Bianca, inoltre, non vuole farsi trovare impreparata a nessun livello, a costo di apparire allarmista.
Ecco perché, tra l’altro, sta sollecitando i cittadini americani a lasciare Kiev: non si devono ripetere le disastrose e umilianti scene di panico viste a Kabul nell’agosto scorso.
5 Qual è il ruolo della Cina?
I consiglieri di Biden ripetono spesso: «Gli Stati Uniti non hanno il lusso di potersi concentrare solo su un’area del mondo». A Washington considerano «contingente» (aggettivo usato da Sullivan) l’asse tra Putin e Xi Jinping. Il Dipartimento di Stato teorizza che i due Paesi abbiano interessi economici e strategici troppo diversi per poter forgiare una vera coalizione anti-occidentale. Tuttavia ci sono anche segnali contrastanti e ormai da diversi anni. La prima esercitazione militare congiunta tra Cina e Russia risale al 2017, nel Mar Baltico. Nella crisi ucraina, Pechino sta spalleggiando Mosca su tutta la linea.
A Washington ora è chiaro a tutti che la partita sia doppia. La vice segretaria agli Esteri, Wendy Shelman, lo ha detto esplicitamente: se diamo via libera a Putin, stiamo anche consegnando Taiwan a Xi Jinping.