il venerdì, 11 febbraio 2022
Sono le madri che allevano i figli maschi futuri patriarchi
Un serio riesame della mia coscienza mi ha costretto a pensare al termine “le colpe millenarie dei maschi”. Perché risuona nell’educazione, la mia che è stata sia patriarcale che decisamente (purtroppo) intrisa di cattolicesimo spiccio? E perché mi ricorda troppo l’assurdità delle colpe millenarie delle donne, quell’essere tentatrici con Adamo, dannando l’umanità al peccato originale? E perché mi ricorda troppo le accuse di deicidio riservate agli ebrei? Ma un bambino che nasce, che colpe ha? Ho ripercorso la mia vita cercando di capire quando mai io avrei partecipato nella costruzione del patriarcato di questa società “a misura d’uomo”. Non credo proprio di aver avuto tanto potere, onestamente. Il patriarcato? Ci sono cresciuto. Ma il patriarca è solo un padre assente e auto-importante, che non esiste perché ha cose importantissime da fare. Mai capito quali, onestamente. Nella società patriarcale i figli sono cresciuti dalle madri. La signora che ha scritto di avere il diritto di essere arrabbiata chiede, «è colpa delle donne?». Non credo di essere un giudice. Ho solo detto che un serio pezzo del patriarcato è costruito e architettato dalle cosiddette madri. Molti altri pezzi da altre donne. Ma la questione “quanto del patriarcato è costruito dalle donne” e “quanto può causare sofferenza negli uomini” è stata cassata con un semplice “capitalismo”. Sono stato un giovane comunista, e se proprio vogliamo parlare di capitalismo, dobbiamo parlare di classi sociali. Io vengo da una di quelle basse. Che mandavano a scuola i figli sperando che si emancipassero, come si diceva. E vorrei tanto capire quanto sia “a misura d’uomo” una società che solo quest’anno ha fatto mille morti sul lavoro, al 90 per cento uomini. Ho la risposta molto marxista: dipende dalla classe sociale. Viene da chiedersi quanto sia “a misura d’uomo” una classe sociale ove essere “la moglie di” apre ogni porta. Davvero la moglie di Bezos è vittima di un sistema “a misura d’uomo”? Mi sa tanto di liberal. Quelli cui dici che 1000 persone hanno il 90 per cento della ricchezza e ti rispondono che il problema è che 500 non sono donne, quando il problema è che tutti insieme sono 1000. Ho letto di momenti in cui i ragazzi chiedevano scusa per i loro “crimini millenari”. No, è ingiusto. È ingiusto quando aver chiesto per secoli alle donne di pentirsi di aver tentato Adamo con la mela. Ed è ingiusto aver sofferto per mano di donna e dover chiedere scusa ad altre donne per qualcosa che in fondo hai subito.
Antonio di Falco
Lei mi sta confondendo, perché capisco che in parte ha ragione, ma non del tutto. Non me ne voglia il professor Barbero, ma io ho spesso pensato che sino a un certo punto il patriarcato serviva anche alle donne. Gli uomini morivano in guerra e le donne di parto, ma in qualche modo la società era strutturata in modo che agli uomini era affidato il compito di difesa e di mantenimento, alle donne la conservazione del focolare e l’allevamento della prole: una specie di divisione dei compiti che forse non era stata concepita per sfruttare e asservire le donne. Ho spesso sostenuto anche io che sono le madri ad allevare i figli, quasi sempre privilegiando il maschio, ma nessuno mi ha mai né dato ragione né torto. Devo anche dire che da quando la madre ha ottenuto la condivisione della patria potestà col padre (abbastanza recentemente, 1975) la sua influenza ha quasi sempre prevalso. Ma nessuno in questo senso vuole farsi un esame di coscienza. Quanto alle classi, lei ha ragione: il denaro, di famiglia se non suo, ha sempre consentito alla donna di evitare, o sopportare con minor disagio il cosiddetto maschilismo. Ma per carità, chi vuol più sentir parlare di qualcosa che sa di comunismo, una ideologia del tutto morta, e che neppure sfiora le femministe che si ribellano oggi, non alla società “a misura d’uomo” ma all’uomo, al maschio, il cui patriarcato si è ridotto a violare il corpo delle donne e talvolta a sopprimerle.
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