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 2022  febbraio 12 Sabato calendario

Intervista doppia a Asia e Dario Argento

Asia è sempre un passo indietro Dario. Alla Berlinale è il giorno degli Argento e la figlia accompagna il padre sullo schermo, da attrice ma anche da produttrice. È stato accolto bene Occhiali neri , thriller dalle venature horror presentato nella sezione Gala che segna il ritorno da regista di Dario, a 10 anni da Dracula 3D . In sala il 24 con Vision.
Due artisti, due registi, due attori. Un padre e una figlia.
Cosa significa per voi essere alla Berlinale?
Dario: «Un orgoglio, stiamo insieme a film importanti da tutto il mondo».
Asia: «Per me è la prima volta, ho girato il mondo con i festival ma era destino venire con questo film speciale, scritto negli anni 90, perduto e poi ritrovato. Ho dato il mio piccolo contributo perché ci credo davvero. Mi piace, da figlia, osservare mio padre brillare con orgoglio. Nella vita ha avuto successi straordinari ma è stato snobbato da parte della critica. Che venga celebrato qui è commovente».
Nella sua biografia lei ha scritto “non ero la sua favorita ma quella che ha ereditato la sua arte”.
Asia: «Dario è più di un padre, è un amico. Questo fa funzionare il nostro rapporto e lo rende speciale. Fare i film è come andare in guerra, insieme abbiamo fatto tante battaglie».
I ricordi del primo set insieme?
Asia: «A otto anni andai sul set di
Tenebre , in un’atmosfera di sacralità, intorno a lui c’era concentrazione e un po’ di timore. Aveva un’energia nervosa che ho ereditato. Con il tempo si è tranquillizzato, intenerito. È un artista senza età e questo film entusiasmerà i miei figli, che sono fan del nonno».
Dario è un nonno tenero?
Asia: «Non si è dedicato a fare il nonno ma con i nipoti, specie con Nicola, 13 anni, cinefilo, parlano molto di Kurosawa e Wong Kar-wai».
Dario: «Non era scontato che diventasse cinefilo, ma anche il padre è un regista, ha respirato un mondo in cui il cinema è importante».
Dei lavori insieme cosa ricordate?
Asia: «In Trauma avevo uno dei miei primi ruoli da protagonista, ho compiuto 17 anni sul set. Ero timida e in quell’occasione ci siamo conosciuti di più. È stata la mia prima scena a seno scoperto, eravamo imbarazzatissimi ma andava fatta.
Alla fine eravamo molto sollevati».
Il vostro film a cui siete più legati?
Dario: « La sindrome di Stendhal , fondato sull’arte, sulla storia dell’arte, sulla maledizione dell’arte». Asia: «Per me lo stesso, ed è un film amato dal pubblico».
Cosa avete in comune e in cosa siete diversi?
Asia: «Da lui ho preso l’umiltà e il senso del dovere. Abbiamo avuto un’infanzia simile: entrambi timidi, a disagio con i coetanei, chiusi nel nostro mondo».
Che padre è stato?
Asia: «Il migliore. Lavorava e cresceva due figlie. A 14 anni gli chiesi di prendermi con sé perché mia madre mi picchiava. Senza di lui mi sarei persa».
Dario: «Ma non è che abbia forzato la mia natura. Stavo bene con loro, abbiamo vissuto, viaggiato...».
“La terza madre” è il film che ha riunito la vostra famiglia sullo schermo, con Daria Nicolodi.
Dario: «È pieno di premonizioni, forse uno dei miei film più pazzi».
Asia: «Pensavo che ci saremmo ritrovati con un passato che non ricordavo, di quando stavano insieme. Invece riunirsi è stato magico, penso che lo abbiano fatto per me».
Lavorerete ancora insieme?
Asia: «Non so, viviamo alla giornata. Oggi siamo qui e , quando andremo via, la sera ci telefoneremo.
Torneremo a essere padre e figlia, anche se un po’ diversi dagli altri».