La Stampa, 12 febbraio 2022
Nanni Moretti gira a Cinecittà
A marzo Nanni Moretti tornerà sul set per Il Sol dell’Avvenire. Protagonista del film, che si svolge a Roma tra gli anni ’50 e ’70 nell’ambiente del circo ma parlando anche di cinema, sarà il francese Mathieu Almaric. Al contrario dei suoi precedenti lavori, tra cui l’ultimo Tre Piani («girato in una vera palazzina»), il regista abbandonerà «i luoghi dal vivo» a favore dello studio per eccellenza: Cinecittà. Per un progetto definito «complesso e costoso» ha scelto gli studi dove aveva girato Sogni d’oro (più di quarant’anni fa), e Habemus Papam, e dove, ha raccontato in un’intervista a Italian Cinema rilanciata da Cinecittà News faceva «visite molto brevi sui set di Fellini: Prova d’orchestra, La città delle donne, Ginger e Fred, E la nave va… C’era sempre un grande caos (da lui assecondato), era impensabile per Fellini girare in presa diretta». Protagonista del nuovo film di Moretti è l’attore e regista francese Mathieu Amalric, che recita accanto a un cast guidato da Margherita Buy e Silvio Orlando. Il film è ambientato a Roma negli anni ’50 e fino ai’70 nell’ambiente del circo e parla anche di cinema. Prodotto dalla Sacher Film e da Fandango, con Rai Cinema sarà distribuito da 01. Moretti interviene anche sul tema delle piattaforme: «Penso che la sala cinematografica sia essenziale per due tipi di film: i grandi film spettacolari e i film d’autore. Per quanto riguarda un cinema che potremmo chiamare “medio” non ho le idee chiare, forse d’ora in poi il pubblico percepisce che lo può tranquillamente aspettare a casa propria per una visione televisiva, domestica. Quando lessi che Scorsese stava girando un film per Netflix rimasi molto stupito. Vedere un film al cinema sapendo già che dopo venti giorni sarà distribuito nelle piattaforme mi fa molta impressione. Per me la sala è insostituibile, e parlo non solo da regista e produttore ma anche da spettatore. Se faccio un film, lo faccio per i cinema. Per quanto riguarda le serie, non lo escludo in linea di principio, l’importante è che non mi rompano le scatole su nessuna fase della lavorazione: sceneggiatura, riprese, montaggio. Ma a giudicare dai racconti lagnosi che mi fanno amici registi, sceneggiatori e produttori, sembra che queste piattaforme siano molto invasive e prepotenti, con regolette anche ridicole. Il futuro del cinema? Da una parte sono ottimista, dall’altra no, perché penso che il cinema conti poco nel dibattito culturale, nella vita privata e nella vita pubblica»