ItaliaOggi, 12 febbraio 2022
Misteri e artifici dell’anello di George Sand
È un rubino, come indica l’ipotesi storica? O uno zaffiro, come ha rivelato un’analisi del 1980? Oppure è il frutto di un artificio la pietra rossa dell’anello con diamanti che la scrittrice francese George Sand (1804-1876) portava sempre al dito? Resta un mistero, nonostante le molte ricerche gemmologiche effettuate da esperti, tra i quali anche Geoffray Riondet, gemmologo specializzato in gioielli antichi, e Gérard Panczer, docente di spettroscopia ottica. Indagini che non sono riuscite, però, a svelare l’arcano. A complicarle è stata anche l’impossibilità di smontare l’anello: le osservazioni sono state fatte senza poter separare la gemma dalla fascia d’oro.
L’anello ha una pietra centrale di 5,8 carati circa, di colore rosso diffuso circondata da diamanti leggermente gialli, di taglio antico. Il colore rosso della pietra potrebbe essere il frutto di un inganno ottico. La tecnica della fluorescenza dei raggi X ha confermato che si tratta di un corindone, con un colore blu dominante, dunque sarebbe uno zaffiro che all’occhio appare rosso grazie all’artificio di essere stato montato su una foglia d’oro tinta di rosso piazzata subito sotto la gemma. È una tecnica utilizzata abitualmente nel XVIII secolo, secondo gli esperti, e che fa passare la pietra preziosa per un rubino. Dubbi sulla gemma erano già stati sollevati nel 1962, quando fu esposta alla mostra intitolata «Dieci secoli di gioielleria», al Louvre: allora, si disse, nell’800 spesso i granati venivano confusi con i rubini. L’anello si trova al museo della letteratura, il Musée da la vie romantique, a Parigi, dove una conferenza registrata racconta la storia dei suoi segreti.