il Giornale, 12 febbraio 2022
Tiopental, il siero dei condannati a morte
Il Tiopental sodico entra nella storia del nostro Paese come primo farmaco utilizzabile (anche se in un caso singolo) per accedere al suicidio medicalmente assistito in Italia. Vediamo di che cosa si tratta, come funziona e in quanti e quali casi potrebbe essere usato.
DALL’ANESTESIA ALLA VERITÀ
Il Tiopental sodico è una droga che inibisce il sistema nervoso centrale. Appartenente alla classe dei barbiturici e per le sue caratteristiche viene utilizzato per le anestesie e per l’induzione del coma farmacologico: il suo punto forte è la velocità di azione (la conoscenza viene perduta in meno di un minuto), il suo punto debole la lentezza di eliminazione dall’organismo, motivo per cui ora gli è spesso preferito il Propofol, meglio tollerato. Come Pentothal Sodium, e con dosaggi inferiori, è noto come siero della verità, perché riduce l’inibizione e favorisce quindi la collaborazione negli interrogatori, anche se è controversa l’affidabilità di quanto riferito.
BRACCIO DELLA MORTE
Tiopental è usato anche in molti Paesi in cui è in vigore la pena di morte per l’iniezione letale. In questi casi è usato di solito in combinazione con il bromuro di pancuronio e il cloruro di potassio, anche se in alcuni stati americani è utilizzato da solo in dosi elevate. L’utilizzo del Tiopental per uccidere i condannati ha spinto l’Ue e il Regno Unito a bloccarne l’esportazione per non favorire la pena capitale, che nel Vecchio continente è ovunque un lontano ricordo.
EUTANASIA
Il Tiopental è anche utilizzato per indurre la morte nei paesi in cui l’eutanasia è prevista dalla legge, come i Paesi Bassi, il Belgio, la Svizzera, di solito in associazione con un farmaco bloccante neuromuscolare. Il coma è indotto con la somministrazione endovenosa di 20 mg per ogni chilo di peso in un piccolo volume di soluzione fisiologica.
IL REFERENDUM
In Italia l’eutanasia è al momento illegale, anche se martedì prossimo la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sulla legittimità di un referendum che intende abolire parzialmente la norma penale che considera l’omicidio del consenziente come una forma speciale di omicidio. Per presentare il quesito sarebbero bastate 500mila firme, ma ne sono state raccolte 1.239.423. Grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, in Italia è invece possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Quattro le condizioni necessarie: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale. In caso di via libera della Consulta, il referendum potrebbe svolgersi nella prossima primavera, assieme agli altri sette quesiti pendenti.
FUGA IN SVIZZERA
Essendo l’eutanasia illegale, negli ultimi anni da noi chi ha voluto accedere all’eutanasia è dovuto andare in Svizzera grazie all’assistenza dell’associazione Dignitas (e in Italia dell’associazione Coscioni). Dignitas è nata nel 1998 nei dintorni di Zurigo e, da allora fino al 2020 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati) ha assistito 3.248 persone provenienti da 58 Paesi in tutto il mondo. Dall’Italia in questi ventuidue anni sono giunti 159 pazienti, con una curva in aumento. Il primo caso risale al 2001, il picco si è raggiunto nel 2012, con 22 viaggi in Svizzera. Nel 2020 il numero di «iniezioni» è stato di 14. Per fare un confronto con un Paese in cui l’eutanasia è legale, nei Paesi Bassi dal 2002 al 2018 (ultimo anno per cui ci sono in dati) il numero di casi è continuamente aumentato, con un picco nel 2017: 6.585. Nel 2018 le eutanasie sono state 6.126, con 212 attraverso la pratica del suicidio assistito.