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 2022  febbraio 11 Venerdì calendario

RIPRENDIAMOCI LA FIAT! - LA PRESENZA DELLO STATO FRANCESE IN PSA, E QUINDI IN STELLANTIS, PREOCCUPA IL COPASIR, CHE SUGGERISCE UN INGRESSO DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI NEL CAPITALE DELLA CASA AUTOMOBILISTICA PER “FAVORIRE UN RIBILANCIAMENTO DI PESI” – L’ALLARME DEL COMITATO PARLAMENTARE PER LA SICUREZZA DELLA REPUBBLICA SULLE MIRE STRANIERE IN ITALIA, IN PARTICOLARE DELLA CINA, “UN AVVERSARIO STRATEGICO” PENETRATO NELLA RETE 5G, NEI PORTI E NELLE UNIVERSITÀ DEL NOSTRO PAESE… -

Massimo Malpica per “il Giornale” Golden power, minacce interne ed esterne, difesa degli interessi strategici italiani, con un occhio di riguardo all'industria automobilistica, ma anche un ammonimento alle «relazioni pericolose» tra politica e intelligence. Tutto nella relazione annuale del Copasir, che racconta in 120 pagine i suoi ultimi 13 mesi di attività.

Con l'auspicio, ha spiegato il presidente del Copasir Adolfo Urso (Fdi), che il documento del Comitato dia vita, in Parlamento, a «una discussione di valore sul tema della sicurezza nazionale nelle sue varie declinazioni». Perché finora, nonostante le «analisi e valutazioni di indubbio rilievo» sottoposte al Parlamento in passato dal Comitato, «in nessun caso» c'è mai stato «un seguito effettivo davanti alle Camere».

Ed ecco che i componenti del Copasir snocciolano i frutti del lavoro a San Macuto. A cominciare dalla «intelligence economica», la «protezione di interessi economici strategici e cruciali», fondamentale, ricorda Urso, per una visione «moderna e incisiva della cultura della sicurezza».

Come pure la raccomandazione di rafforzare il golden power, la possibilità per il governo di porre «veto o assenso condizionato a operazioni d'acquisto e delibere societarie di aziende in settori strategici predeterminati», ricordando che, tra 2012 e 2020, ci sono stati solo tre veti.

Quanto alle minacce, per la relazione sia l'anarco-insurrezionalismo che la destra radicale hanno cavalcato il malcontento da Covid, per le sue ricadute sui lavoratori o per l'opposizione a restrizioni e imposizioni, tra no green pass, no vax e no mask. Il tutto con l'aiuto delle reti dei social network, che il Copasir definisce «incubatrici del malcontento e del ribellismo», capaci di veicolare «vere e proprie campagne d'odio».

Attenzione anche agli interessi della criminalità organizzata sulle «ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dal Pnrr per sostenere la crescita dell'economia», con mafia&co. concentrate sui settori delle «energie alternative e per il ciclo dei rifiuti, negli ambiti connessi alle infrastrutture e all'edilizia», o sfruttando società in crisi per la pandemia.

Sul fronte estero, oltre ai flussi migratori in crescita e al caso Afghanistan, si rimarca il bisogno di difendere gli interessi strategici italiani dalle mire economiche della Cina e da quelle «informative» della Russia, che punta soprattutto «all'acquisizione di informazioni di carattere politico-strategico, tecnologico e militare».

In questo quadro, occhio all'Ucrania, al centro di una potenziale «guerra fredda del gas». Ma i rischi arrivano anche dall'interno dell'Ue. E così, suggerisce il Copasir, per «preservare gli interessi nazionali nell'industria automobilistica», va valutato l'ingresso di Cassa depositi e prestiti nel gruppo Stellantis, per «favorire un ribilanciamento di pesi» tra i francesi di Psa e la Fiat, e si invitano le Camere a prevedere, al momento della ratifica del trattato del Quirinale tra Italia e Francia, «un'adeguata tutela degli asset strategici in ambito finanziario e industriale», spesso oggetto di mire transalpine.

E la relazione tratta anche il tema dei rapporti tra politica e intelligence, e suggerisce una disciplina dei regimi di incompatibilità per chi ha ricoperto incarichi di vertice nei servizi di sicurezza. Un caso rispolverato anche per la «candidatura» al Colle del capo del Dis Elisabetta Belloni, poi chiuso dal Sottosegretario di Stato con delega all'intelligence Franco Gabrielli, che ha definito la Belloni «vittima» della vicenda.



2 - MIRE CINESI SU PORTI, 5G E UNIVERSITÀ. ALLARME DEL COPASIR Francesco Bechis per www.formiche.net

La Cina è troppo vicina. Strigliata del Copasir al governo. Nella relazione annuale il comitato parlamentare di controllo dei Servizi segreti riaccende i riflettori sulla penetrazione del governo cinese negli asset strategici italiani. Dalla rete 5G alle università e la ricerca fino ai porti, la Cina “rappresenta un avversario strategico” per il Paese.

Il primo monito riguarda la rete 5G, una delle tecnologie più sensibili per la sicurezza nazionale al centro da anni di un braccio di ferro tra Stati Uniti e Cina, con i primi che accusano il rivale di inserire “backdoor” nella rete e usare le sue aziende per spiare i Paesi occidentali. Nel dicembre del 2019 il Copasir, allora presieduto dal leghista Raffaele Volpi, aveva lanciato un allarme sulla rete di ultima generazione invitando il governo (Conte-bis) ad “escludere le aziende cinesi dall’attivita di fornitura di tecnologie per le reti 5G”.

Come è noto sono diverse le aziende cinesi che operano nel mercato del 5G, a partire da Huawei e Zte, e in Italia hanno uno spazio di manovra importante (nonché una fitta rete di rapporti istituzionali). A due anni da quel monito, avvisa però oggi il Copasir, è stato fatto troppo poco. Lo strumento del golden power ad esempio, anche se sottoposto a diverse modifiche in tempo di pandemia e rafforzato nel raggio di azione, non è sufficiente.

“L’argine costituito dall’ esercizio dei poteri speciali da parte del Governo (il cosiddetto golden power) e stato sistematicamente monitorato nel corso dell’attivita del Comitato che ne ha individuato limiti, oltre che margini di miglioramento che saranno esposti nel seguito di questa relazione”, si legge nella relazione. E se è vero che è stata costruita la barriera del “Perimetro cyber” ed è stata inaugurata l’Agenzia per la cyber-sicurezza nazionale (Acn) diretta da Roberto Baldoni, è anche vero, avvisano i parlamentari, che la minaccia è ancora presente, non solo nel campo tecnologico.

“Resta comunque alto il rischio di penetrazione indesiderata da parte di soggetti stranieri nel tessuto produttivo del nostro Paese, caratterizzato da una prevalente presenza di piccole e medie imprese”, spiega la relazione. Aggiungendo che nel corso delle audizioni con i vertici dei Servizi dell’ultimo anno è emerso “che le grandi realta aziendali italiane sono dotate di strutture di gestione e procedure che consentono loro di individuare rischi connessi con il possibile ingresso di capitali stranieri nel proprio azionariato ed effettuare le dovute segnalazioni alla preposta struttura del Governo”.

Due sono gli altri campanelli d’allarme che l’organo di San Macuto suona in direzione Palazzo Chigi. Il primo: le università italiane sono nel mirino del governo cinese. “Attraverso le informazioni acquisite dal Comitato e risultato infatti crescente l’interesse da parte di attori statuali stranieri, in particolare cinesi, nei confronti del mondo accademico italiano, in special modo per quegli ambiti nei quali piu avanzata risulta l’attivita di ricerca da questi condotta”.

Sono “diverse” le modalità con cui agenti cinesi avvicinano il mondo della ricerca italiano, avvisa il Copasir, che parla di un “concreto rischio di una sottrazione di tecnologia e know how”. Complice la “diffusa carenza di fondi da destinare alla ricerca sofferta dalle universita italiane”. L’infiltrazione dell’intelligence cinese e delle aziende legate a Pechino tra le aule del nostro Paese rischia di costituire “una sorta di “cavallo di Troia” in grado di aggirare i paletti fissati dal golden power rispetto alla penetrazione in alcuni settori industriali strategici”, spiega il comitato bipartisan invitando il governo a prendere provvedimenti.

Il secondo allarme riguarda invece gli interessi di Pechino sui porti italiani, uno dei pilastri del memorandum per la Via della Seta cinese firmato nel marzo del 2019. “Le principali infrastrutture portuali italiane sono gia state oggetto di attenzione da parte di attori stranieri. Si pensi ad esempio al caso delle interlocuzioni con il Governo cinese in occasione della sottoscrizione del Memorandum sulla Via della seta, che ha registrato anche un interesse per i porti di Savona-Vado Ligure, Venezia, Trieste, Napoli, Salerno e Taranto”, spiega il rapporto.

Dunque il monito: “Pur non essendo avvenuto un trasferimento del controllo all’estero di queste infrastrutture, esse costituiscono certamente degli asset strategici a rischio. Cio anche in considerazione della collocazione geografica e della conformazione del territorio italiano che rendono il nostro Paese un ponte strategico tra l’Europa e il resto del Mediterraneo in particolare con i Paesi che si affacciano sulla sua sponda meridionale”. L’invito è quello di inserire “la tutela delle infrastrutture portuali” all’interno di “una piu ampia strategia e politica italiana di sicurezza sul Mediterraneo”.