Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  febbraio 11 Venerdì calendario

La corsa di Ron DeSantis verso la Casa Bianca

TALLAHASSEE (FLORIDA) – La fonte è un autorevole “fat cat” repubblicano, quelli che cacciano milioni di dollari per finanziare le campagne elettorali, e rivela: «Ron DeSantis usa la stessa strategia di Bush, quando era governatore del Texas e preparava la corsa alla Casa Bianca. Sfrutta la campagna per la rielezione in Florida per presentarsi a livello nazionale e definire il programma presidenziale. Raccoglie finanziamenti da tutta l’America, e ha già in banca oltre 70 milioni di dollari, troppi per un’elezione locale. Significa che l’establishment repubblicano stanco di Trump già punta su di lui per il 2024».
I sondaggi lo confermano. Oggi DeSantis batterebbe il più insidioso concorrente alla poltrona di governatore della Florida, Charlie Crist, di almeno sei punti, e staccherebbe tutti i rivali del Gop nelle primarie presidenziali, se Donald non si ricandidasse. Un rilevamento YouGov di dicembre, però, dimostra che anche la distanza dall’ex presidente si sta riducendo, col primo al 44% e l’ex delfino al 23%. Ron è il portabandiera del “trumpismo senza Trump”, a maggior ragione ora che il partito si spacca sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, e si capisce da come viene attaccato. Donald lo critica perché non rivela se ha fatto il vaccino contro il Covid: «Non ha fegato». Poi è infuriato perché non ha piegato il ginocchio, garantendo che non si candiderà alla Casa Bianca se Donald si ripresenterà. «È troppo, non posso farlo», ha risposto Ron.
La determinazione di DeSantis è scritta nella sua storia. Pronipote di italiani sbarcati ad Ellis Island all’inizio del secolo scorso, suo padre installava i box della Nielsen per l’audience televisiva. A scuola era campione di baseball, fino alle Little League World Series, ma poi era entrato a Yale per la laurea e ad Harvard per la specializzazione in legge. Poteva scegliere qualsiasi lavoro, ma si era arruolato in Marina nel servizio legale, lavorando a Guantanamo e con il Seal Team One a Fallujah. Al ritorno si era candidato alla Camera e il resto è storia, che nella sua mente è appena cominciata.
Lo conferma durante una roundtable convocata per parlare di immigrazione, tema su cui Trump costruì la campagna del 2016: «Biden è un disastro, 2 milioni di illegali in un anno. Vengono da tutto il mondo, Africa, Medio Oriente, Sudamerica. Dicono che sono minorenni, ma in media hanno fra 15 e 17 anni, l’età in cui si fa il militare. L’amministrazione li trasporta di notte negli Stati dove li scarica». Così hanno portato a Jacksonville Yery Noel Medina Ulloa, honduregno di 24 anni che poi ha ammazzato Francisco Javier Cuellar, l’ospite a cui era assegnato: «Deve finire. La Florida non è un santuario, deporteremo gli illegali». Il discorso si allarga subito ad altri temi importanti per gli elettori nazionali: «La linea Biden significa traffico di esseri umani, sfruttamento sessuale e droga. È l’età dell’oro per i cartelli dei narcos. L’anno scorso dal Messico è entrato abbastanza Fentanyl per ammazzare 275 milioni di americani». Un richiamo alla “American carnage”, denunciata da Trump all’ Inauguration. Ma DeSantis va oltre: «In Florida arrivano molti rifugiati dagli Stati americani falliti, governati dai democratici. Fuggono dai lockdown e dalla criminalità, per venire nello Stato di legge e ordine che rispetta la loro libertà. Hanno adottato misure più dure per il Covid che per gli illegali. Tutto allo scopo di controllare gli americani». Lui non ha imposto le maschere e strizza l’occhio ai No Vax, sostenendo terapie come gli anticorpi monoclonali.
Dalle maschere passa alla scuola, fondamentale per recuperare i voti delle mamme nei sobborghi: «Bisogna giudicare gli studenti in base a carattere e talento, non dividerli in gruppi razziali. Dobbiamo smettere di insegnare ad odiare il nostro Paese, perciò siamo contro la Critical Race Theory», che riconduce tutti i problemi Usa al razzismo. DeSantis appoggia anche quella che Biden ha definito la legge “Don’t Say Gay”: «Le scuole spingono i ragazzi a non scegliere il genere, senza informare i genitori. Non è il loro compito». Quando gli chiedono di Trump che difende l’assalto al Congresso, lui sorride: «Non commento. Ho avuto un ottimo rapporto di lavoro con lui, mentre Biden mi ignora». Però vuole creare la Election Integrity Unit, «agenti incaricati di verificare il rispetto delle leggi elettorali. A New York vogliono far votare gli stranieri, in Florida lo impedirò». Poi guarda oltre i confini: avrebbe boicottato «le Olimpiadi del genocidio a Pechino», e ritirerebbe i 150 soldati della Guardia Nazionale della Florida in Ucraina per addestramento: «Trump aveva inviato armi letali a Kiev, sono in grado di difendersi».
James Call, capo dell’ufficio di Tallahassee dello Usa Today Network, commenta così: «È favorito per la rielezione in Florida e prepara la campagna presidenziale. Anche con la finanziaria Freedom First Budget e le politiche ambientali, per combattere i cambiamenti climatici senza fare “robe di sinistra”». Quindi muri che proteggono dalle maree, ma niente limiti alle emissioni: «Se basterà non lo so. Perché in Florida abbiamo problemi economici che non affronta, come i costi delle case, e se la Corte Suprema vieterà l’aborto le dinamiche elettorali nazionali cambieranno. È chiaro però che punta alla Casa Bianca».