La Stampa, 11 febbraio 2022
AAA Cercasi postino. A Verona non ce ne sono
Altro che mito del posto fisso. A Verona cercano portalettere, ma non li trovano. Non li trovano neppure a Bolzano, così come a Torino. Scarseggiano a nordest, mancano a nordovest. Il mestiere di postino non era mai stato così ricercato come adesso. Per la verità: poche lettere, e molti pacchi da recapitare. Ma insomma: offrono un anno di contratto a termine a 1.100 euro al mese, per poi poter accedere alla graduatoria e ottenere un lavoro sicuro per tutta la vita nel giro di due o tre anni. Contratto nazionale. Scatti, ferie, mutua. Diritti. Eppure l’ultimo bando a Verona è andato quasi deserto. Non ha avuto successo neppure fra i percettori del reddito di cittadinanza.«Cerchiamo candidati, ma ne arrivano sempre meno di quelli che vorremmo» dice Alessandra Bastianello responsabile del recapito di Poste Italiane nella provincia di Verona. «Forse non arrivano perché non sanno quanto sia semplice presentare la domanda, o forse non sanno che possiamo offrire una sicurezza lavorativa e una prospettiva di carriera. Non è affatto detto che chi incomincia portalettere farà per sempre quel mestiere. Ci sono percorsi di crescita. Alcuni hanno iniziato così e adesso dirigono un piccolo ufficio. Solo qui a Verona abbiamo stabilizzato 56 persone nel 2020 e 47 nel 2021».Prima considerazione. Verona è una città ricca. Anche le aziende della logistica della provincia stanno facendo fatica a trovare manodopera in questi mesi. L’economia è ripartita. Su 259 mila abitanti, nel periodo più nero del lockdown avevano chiesto i buoni spesa 6 mila persone e il comune era riuscito a aiutarne soltanto la metà. L’ultima volta sono state presentate 2043 domande di sostegno, tutte accolte. «Il mestiere del portalettere è faticoso, vai in giro sullo scooter sotto la pioggia, con il gelo e con il caldo torrido. Stai sempre fuori, devi essere organizzato e conoscere bene il territorio» dice Antonio Lo Presti, il segretario provinciale della Cisl Poste. «Il dato è oggettivo. Facciamo molta fatica a trovare nuovi postini. Quell’idea del posto fisso alla Zalone non esiste più. Ma sostenere che nessuno voglia fare questo mestiere non è corretto: al 20 gennaio 2022 in Italia ci sono 9.040 persone in attesa di entrare in Poste con un contratto a tempo indeterminato».Allora perché mancano i nuovi postini? «I motivi sono diversi. In Veneto molti ragazzi hanno la possibilità di guadagnare di più già dal primo impiego. Una volta poi era più facile accedere, si procedeva più speditamente. Il candidato andava a portare il suo curriculum nell’ufficio delle risorse umane della sua zona, ora bisogna registrarsi sul portale nazionale e tutto passa dal centro. Anche i test di accesso sono complicati. Inoltre, personalmente, non capisco perché ci sia quel criterio del voto sul diploma con un minimo di 70, quando magari un ragazzo sveglio con la licenza media potrebbe essere un bravissimo portalettere».Di sicuro si registra un fatto. Le persone che prendono il reddito di cittadinanza non vengono chiamate per questo genere di impiego. «Eppure bisognerebbe interpellarli e anche più volte, dovrebbe essere i primi», dice ancora Antonio Lo Presti della Cisl di Verona. «Poste italiane come Spa non può chiamarli direttamente, ma i centri per l’impiego dovrebbero mettere in collegamento le due parti. Non succede. Non so perché. Ma non li chiama nessuno. Il reddito di cittadinanza è uno strumento fondamentale, però c’è poca concretezza». Così poca che sui 10.200 disoccupati presi in carico negli ultimi tre anni dal Comune di Verona solo 40 sono stati quelli impiegati per i lavori di pubblica utilità nelle scuole, per la manutenzione e nei giardini della città. Oggi a Verona sono 3.284 le persone che hanno bisogno di essere aiutate. «Nella stragrande maggioranza sono persone fragili, con molte difficoltà e non credo che sarà facile inserirle nel mercato del lavoro», dice l’assessore alle politiche sociali della città Maria Daniela Maellare. «Questa mancanza di postini non me la spiego. Forse c’è qualcosa che non funziona nei criteri di selezione. A Verona il mercato del lavoro è in ripresa quasi ovunque, soffrono ancora ristoranti, turismo e terziario. Quello che ci preoccupa adesso è il caro energetico, speriamo che non ci rimetta in ginocchio».Cercasi portalettere a Verona città. Nel ricco Nordest italiano. Serve la patente B per fare l’esame sullo scooter, 125 di cilindrata, fornito dall’azienda. Ma solo dopo aver superato il test di ingresso: prove logiche a risposta chiusa (molti raccontano di come quella sugli esagoni sia un po’ astrusa, al limite dell’incomprensibile). In cambio si offre uno stipendio sicuro, 1.100 euro al mese a salire: il famoso posto fisso. Cercasi portalettere in pianura e nelle valli, nei borghi di montagne. In tutto il Nord. In tre province dell’Emilia, in due della Toscana. Cercasi portalettere organizzato, bravo a coprire il percorso, preciso nelle consegne. Eppure non è vero che i lavoratori italiani siano poco propensi a mettersi in gioco, a cambiare, a cercare. Nei prossimi mesi, proprio a Verona, verranno fatte 59 assunzioni a tempo indeterminato alle Poste: cinquantasette sono lavoratori che arrivano da altre zone d’Italia.