La Stampa, 11 febbraio 2022
Chi guadagna con il caro energia
Lo ha detto durante la sua visita a Genova mercoledì, Mario Draghi, che il governo non dimentica famiglie e imprese in difficoltà e lavora a un nuovo provvedimento per calmierare gli aumenti di luce e gas. Il nuovo decreto-energia sarà «di ampia portata». Si parla di un intervento da 5-7 miliardi, di cui una parte in arrivo da una mini tassazione degli extraprofitti realizzati dagli impianti a fonti rinnovabili.Secondo un’analisi condotta dall’Associazione Reseller e Trader dell’Energia (Arte) e Assoutenti su dati Terna e Arera e stime basate su valori medi di costi di produzione e prezzi di vendita, nel 2022 gli extraprofitti delle rinnovabili potrebbero superare i 9 miliardi di euro: 2,9 miliardi da idroelettrico, 3,9 miliardi da eolico, 1,1 miliardi da geotermico, 2,5 miliardi da biomassa e rifiuti. L’energia green, insomma, paga. Soprattutto chi la produce. A beneficiare di questi maggiori guadagni annui sarebbero gli operatori italiani più presenti nella produzione di energia rinnovabile. I risultati delle proiezioni – riportati in tabella – sono stime: si va dai 4,6 miliardi di Enel, leader nazionale del green, ai 320 milioni di Iren.L’analisi Arte-Assoutenti parte da dati Terna e Arera su come sono ripartiti tra gli operatori i 116.054 GWh di energia da fonti rinnovabili prodotta in Italia. Quindi stima gli extraprofitti assumendo che il Prezzo unico nazionale (Pun) si mantenga a 220 euro a MWh (è stato 236 euro in media tra ottobre 2021 e gennaio 2022) e che i costi medi a MWh dei produttori siano i seguenti: 20 euro per l’idroelettrico, 60 euro per eolico e fotovoltaico, 30 euro per il geotermico e 90 euro per biomassa e rifiuti. «Con questi costi – spiegano le associazioni – vendendo a 220 euro a MWh i maggiori ricavi vanno dai 130 euro garantiti da biomassa e rifiuti ai 200 euro dell’idroelettrico».Il perché un’energia prodotta a un costo di 20 euro a MWh debba essere venduta a 220 euro risiede nel meccanismo di formazione del prezzo dell’energia. Sulla Borsa elettrica a fare il Pun è l’ultimo MWh offerto per soddisfare la domanda di energia, ora per ora.«Abbiamo cercato di dare concretezza alla posizione di Draghi, che ha ben altri strumenti rispetto a noi – dice Furio Truzzi, presidente di Assoutenti –. Non siamo affatto contrari alle rinnovabili, anzi. Né si tratta di scippare le aziende produttrici che fanno margini. Ma crediamo sia il caso di usare questi maggiori guadagni per fermare l’emorragia e restituirli alle aziende nei prossimi anni. Le aziende di Stato e le ex municipalizzate devono riscoprire i valori solidaristici».L’attuale meccanismo di formazione del prezzo in Borsa è, per Diego Pellegrino, numero uno di Arte (100 associati), «ormai obsoleto, perché il costo di produzione è sempre rapportato al livello più alto possibile, indipendentemente dalla fonte di produzione. Varrebbe la pena rivalutarlo».Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, modificare la Borsa elettrica «non è semplice né necessario. Ma – aggiunge – l’analisi fatta da Arte e Assoutenti è attendibile nei numeri e in parte anche sottostimata, considerando che gli impianti idroelettrici sono tutti ampiamente ammortizzati. Il governo fa bene a intervenire sugli extraprofitti. Le rinnovabili sono tutto tranne che mercato, sono sempre state incentivate. A breve, peraltro, dovrebbe entrare in vigore la norma che fissa un tetto al guadagno delle rinnovabili rispetto al prezzo della Borsa elettrica»