Corriere della Sera, 10 febbraio 2022
Nei maggiori Paesi europei le istituzioni non godono in genere di buona salute
È un segno del pessimismo che pervade l’Occidente il fatto che, nell’ultimo decennio, siano stati pubblicati tanti libri sulla crisi della democrazia. Non è difficile spiegarlo. Non solo è ormai un ricordo l’impetuosa diffusione della democrazia, dopo la fine della guerra fredda, in Paesi che non l’avevano mai conosciuta ma, come ci avvertono le rilevazioni periodiche dei centri di monitoraggio dello stato della democrazia nel mondo, anche le democrazie consolidate dell’Occidente mostrano gravi segni di usura.
La maggior parte delle pubblicazioni che si occupano di questa vera o presunta crisi è di natura impressionistica. Oppure utilizza informazioni, magari anche attendibili, ma trattate senza le necessarie cautele metodologiche e il necessario rigore. Se ne distacca nettamente un’opera importante pubblicata, a un anno di distanza, dalla Oxford University Press e, nell’edizione italiana, dal Mulino. L’autore è Leonardo Morlino e il titolo del volume è Uguaglianza, libertà, democrazia. Morlino, allievo di Giovanni Sartori, è lo studioso italiano che più di ogni altro ha dedicato il suo lavoro allo studio empirico della democrazia in ogni suo aspetto. Il che significa tenere conto degli aspetti normativi o, se si preferisce, dei valori che giustificano la democrazia ma mettendoli sempre in relazione con le conoscenze fattuali, con i dati disponibili sul funzionamento delle democrazie reali, esistenti, e sulle politiche dei loro governi. Il che richiede una difficile, faticosa, raccolta di dati e una adeguata capacità di leggerli e di interpretarli.
Insieme ai suoi collaboratori Morlino esplora le performances delle più grandi democrazie europee (Regno Unito, Germania, Francia, Italia, Spagna, Polonia), nel periodo 1990-2018, in relazione ai due «beni» principali che, secondo la teoria democratica, le democrazie devono assicurare ai cittadini: libertà e uguaglianza. È l’uguaglianza economico-sociale quella di cui qui si parla. L’assunto è che un eccesso di disuguaglianze comprometta anche la possibilità di esercitare la libertà. I due valori, nell’interpretazione di Morlino, sono strettamente collegati. Come dimostra il fatto che, per lo più, nei regimi illiberali sono anche elevate le disuguaglianze.
I fautori della democrazia liberale si differenziano fra loro: alcuni danno più importanza alla libertà, altri all’uguaglianza. Ma quale che sia l’orientamento del lettore, questo libro offre comunque informazioni preziose sullo stato della democrazia in Europa.
Un primo risultato è che le condizioni dell’uguaglianza, a causa della Grande Depressione cominciata nel 2008, sono peggiorate in tutti i Paesi considerati, con l’eccezione della Polonia. Il peggioramento è parzialmente frenato laddove (Francia soprattutto) sono risultate più efficaci le politiche di contrasto all’impoverimento delle fasce deboli della popolazione.
Cattive notizie emergono anche sul fronte della libertà. C’è in primo luogo da registrare il caso della Polonia, nella quale si può dire che politiche di erosione dei diritti di libertà sono state «scambiate» dai governanti con politiche di welfare che, grazie anche all’ottima performance economica, hanno consentito di ridurre le disuguaglianze socio-economiche.
Le difficoltà
Nel nostro Paese sono alte le disuguaglianze
e i partiti di protesta mietono molti consensi
Il peggioramento però (anche se non come in Polonia) risulta in atto in tutte le democrazie considerate. Per un insieme di cause concomitanti. Come le politiche antiterrorismo seguite agli attentati in Europa che, come sempre accade quando la sicurezza è in gioco, comportano delle limitazioni della libertà. Come gli effetti delle nuove tecnologie della comunicazione, in virtù delle quali la crescita del volume delle informazioni a disposizione dei cittadini non ne ha ampliato gli spazi di libertà ma li ha ridotti facilitando la manipolazione delle opinioni da parte di diversi attori interessati.
La ricerca prende in considerazione anche gli aspetti più strettamente politici. In primo luogo, l’emergere dei partiti di protesta per effetto della polarizzazione favorita dalla crisi economica. In secondo luogo, le diverse condizioni di quella che Morlino e i suoi collaboratori chiamano l’accountability interistituzionale, ossia quell’insieme di meccanismi di controllo sul governo esercitato, con maggiore o minore forza, da una pluralità di istituzioni, corti costituzionali, mass media e altri ancora. Se l’accountability è molto bassa il governo è meno controllato e, se vorrà, potrà comprimere i diritti di libertà (Polonia).
L’analisi, considerando in questo caso lo stato delle libertà, consente di individuare tre tipi di democrazia: bilanciata, irresponsabile, di protesta.
In una democrazia bilanciata resta relativamente basso il grado di polarizzazione politica, l’accountability interistituzionale è alta e, contemporaneamente, è bassa l’intensità della protesta. La Germania è una democrazia bilanciata o il caso che più vi si avvicina. In una democrazia irresponsabile l’accountability è debole e la polarizzazione politica è alta. La Polonia è un caso di democrazia irresponsabile. In una democrazia di protesta, infine, c’è alta polarizzazione e una elevata «partecipazione rivendicativa», ossia settori consistenti dell’elettorato votano per i partiti di protesta. L’Italia è il caso che più vi si avvicina seguita dalla Spagna. La Gran Bretagna e la Francia si collocano su posizioni intermedie. Più vicina alla democrazia bilanciata è la Gran Bretagna, anche se l’aumento delle disuguaglianze ne ha accentuato la polarizzazione politica. Più vicina alla democrazia di protesta è la Francia che ha una migliore performance dell’Italia in termini di contrasto alle disuguaglianze, ma che deve fronteggiare potenti proteste se e quando vincoli di bilancio spingono il governo ad attuare politiche di segno contrario.
Il libro di Morlino, con la sua ricchezza di dati e in virtù del rigore con cui quei dati vengono soppesati e interpretati, è una guida decisamente migliore di altre per riflettere sui punti di forza e di debolezza delle democrazie europee e per comprendere le ragioni delle loro attuali difficoltà.