il Giornale, 10 febbraio 2022
I macachi sono bravissimi ai videogiochi
Devo dire che non è che mi stupisca molto il risultato delle Università di Padova e della Pennsylvania secondo cui i macachi sono capaci di giocare ai videogames. L’esperimento consisteva nell’addestrare i macachi a identificare un cerchietto centrale in una serie di tre cerchietti attraverso un dispositivo che distribuiva un premio per ogni risposta corretta, per poi aumentare via via la complessità e il numero di cerchietti, fino a escludere la possibilità che ciò accadesse per una strategia spaziale (individuare sommariamente il centro), ma per capacità cognitive di tipo matematico. Detta altrimenti: i macachi sanno contare.
Per chi si interessa di etologia, non è una novità. Una delle massime autorità mondiali in questo ambito è il neuroscienziato Giorgio Vallortigara del Neuroscience Center of Mind/Brain Sciences dell’Università di Trento: il suo ultimo libro, intitolato Born knowing, è stato da poco pubblicato negli Stati Uniti dal MIT (uscirà presto anche in Italia), e propone esperimenti simili a quelli con i macachi videogiocatori, ma da lui condotti con i pulcini.
Mentre un macaco è evolutivamente vicino alla noi, i pulcini sono più sorprendenti. Sono perfettamente in grado di contare fin dalla nascita (e Vallortigara sceglie i pulcini proprio perché sono già autonomi appena escono dall’uovo, e differenza di altri animali, uomo incluso, e dunque è possibile valutare ciò che è innato da ciò che è dovuto a apprendimento). Vallortigara è stato tra i pochi a ricevere milioni di euro di sovvenzionamento per le sue ricerche (Grant) dalla comunità europea (l’Italia non ci pensa proprio, scientificamente siamo macachi). Non solo i pulcini: sanno contare anche i pesci, le api, gli altri uccelli, e fare cose molto complesse. D’altra parte ogni animale condivide con ogni altro animale un antenato (per cui è sbagliato dire che l’uomo discende dalle scimmie, è una scimmia, casomai tutte le specie discendono da un batterio), e i cervelli tra le varie specie sono molto meno diversi di quanto si creda.
Tornando ai videogiochi e ai macachi, se andate su Youtube potete vedere il filmato girato dalla Neuralink di Elon Musk, dove si vede un macaco giocare a Pong (e usando il pensiero, non un pad), il famoso videogame dell’Atari che i cinquantenni come me hanno giocato negli anni Settanta. Questa cosa di Musk mi preoccupa di più, passando io molte ore al giorno alla Playstation: non è che mi ritroverò a scontrarmi dentro Warzone con macachi più bravi dei giocatori umani?
Ma c’è anche un aspetto positivo: in genere trovo ragazzini che mi insultano e mi danno del vecchio, a pensarci bene meglio i macachi, me li prenderei subito in squadra per mettere in riga questi stronzetti umani.