Corriere della Sera, 10 febbraio 2022
Il vaccino che fa male: zero due eventi fatali ogni milione di dosi
Roma «Straordinariamente» efficaci e sicuri. Sono complessivamente 22 gli eventi fatali riconducibili ai vaccini anti Covid classificati come rari: 0,2 ogni milione di dosi. Il primo rapporto annuale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), diretta da Nicola Magrini, disegna un profilo rassicurante dei preparati utilizzati per proteggere la popolazione dal coronavirus.
Su 758 eventi fatali notificati all’Aifa due hanno interessato pazienti molto anziani già colpiti da diverse patologie, dieci sono stati i morti per forme di trombosi a loro volta molto rare (accompagnate da calo di piastrine), altrettanti quelli causati dal fallimento della copertura vaccinale. L’età media delle vittime è risultata essere di 79 anni.
Nonostante queste perdite pur sempre molto dolorose, i vaccini anti Covid hanno superato nel rapporto l’esame della sicurezza. Per Magrini «il beneficio è ampiamente superiore al rischio», e afferma: «L’efficacia è del 95%, la memoria immunitaria dura almeno un anno».
Il rapporto è il risultato del lavoro del servizio di farmacovigilanza di Aifa, svolto insieme agli organismi internazionali. Una rete strutturata per individuare immediatamente le situazioni sospette e focalizzare l’attenzione sui casi che possono costituire precedenti pericolosi. «Andiamo verso una nuova normalità, che abbiamo conquistato grazie anche a questi strumenti di difesa», afferma il direttore generale di Aifa.
L’indagine ha tenuto conto di 108 milioni di dosi somministrate tra il 27 dicembre 2020 e il 26 dicembre 2021. Le reazioni avverse sospette sono state 117.920: quindi una ogni mille dosi, prevalentemente dopo la prima e la seconda somministrazione. Poche quelle legate alla terza dose, trascurabili quelle riguardanti la vaccinazione eterologa (l’uso di un preparato diverso durante il ciclo vaccinale, ad esempio AstraZeneca più Pfizer): «È uno schema, questo, che ha mostrato un’alta tollerabilità». Per l’83,7% si è trattato di episodi avversi lievi come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia, stanchezza e indolenzimento dei muscoli. Quelli gravi sono stati il 16,2%, per lo più registrati lo stesso giorno della somministrazione o al massimo entro 48 ore, e sono riconducibili a stati febbrili più intensi del normale.
Gli eventi più gravi sono stati dovuti alle trombosi atipiche associate a un basso livello di piastrine – attribuite ai preparati di AstraZeneca e J&J che hanno poi avuto limitazioni d’uso per gli under 60: hanno causato la morte di sei donne e quattro uomini, con un’età media di 45 anni.
Rarissime – due casi ogni milione di dosi – e tutte risolte con veloce guarigione le miocarditi ed endocarditi (infiammazioni del cuore) in adolescenti e giovani adulti, tra i 17 e i 29 anni, che hanno ricevuto i vaccini di Pfizer e Moderna: non sono state registrate vittime. Nessun evento fatale anche per choc anafilattico, la reazione allergica più temuta, sebbene sia risultato che il rischio di svilupparlo è più elevato con gli anti Covid che con la somministrazione di vaccini di routine. Non ha trovato basi scientifiche poi il sospetto che la vaccinazione contro la Sars-CoV-2 generi sterilità, sia pericolosa per la gravidanza e l’allattamento, interferisca con il ciclo mestruale o riduca le percentuali di successo delle tecniche di fecondazione artificiale. Infine il capitolo pediatrico: l’indagine ha dimostrato che i bambini tra i cinque e gli 11 anni rischiano ancora meno conseguenze serie.
Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, parte dall’esperienza Usa: su nove milioni di dosi, 11 miocarditi lievi. «Da noi in generale solo l’1% delle segnalazioni riguardano i piccoli – ha affermato —. Mi appello nuovamente ai genitori. È necessario proteggeteli per garantire loro una vita in libertà».
Il bollettino di ieri ha confermato la tendenza al miglioramento. Sono stati 81.367 i nuovi positivi, 384 i morti, con un tasso di positività all’11,1%. I ricoveri sono stati 405 in meno nei reparti normali, 26 in terapia intensiva.
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