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 2022  febbraio 10 Giovedì calendario

Perché Conte non s’è fatto democristiano?

Adesso è tutto un chiacchierare negli intramontabili conciliaboli democristiani sulla grande occasione perduta da Conte un anno fa, quando appunto avrebbe potuto mettersi a capo di una nuova “cosa” centrista e cattolica e invece preferì candidarsi alla guida dei 5 stelle, nell’incredibile illusione che il “partito del vaffa” fosse riformabile. Ma al contrario non lo era, come dimostrano gli ultimi fatti, lo schiaffone della sentenza di Napoli alla quale Grillo s’è sottomesso e la conclusione (per ora) della leadership contiana. Perché Conte non capì che sfidare uno dopo l’altro il peso dell’eredità Casaleggio e l’aura impenetrabile del Fondatore significava dichiarare una guerra alle radici del Movimento? Perché non si rese conto che mettere in minoranza, ai limiti della mortificazione, Di Maio, avrebbe voluto dire aprire a un correntismo più indisciplinato di quel che il M5S poteva permettersi? Perché si illuse che la “sua” rifondazione sarebbe bastata da sola a cancellare la polvere che già si annidava negli angoli dei dieci anni di vita della creatura di Grillo?È vero: sono tutte domande del senno di poi. Che ignorano il fatto che Conte fu allettato e in qualche modo trascinato al vertice del Movimento, quando prese la guida del suo primo governo, quando riuscì a capovolgere la maggioranza del suo secondo e quando fu sostituito da Draghi. Le offerte riservate che gli venivano dal largo orizzonte ex dc, da Rotondi a Tabacci, per intendersi, gli apparvero inevitabilmente segnate dal “vecchio”, mentre il grillismo gli sembrò ancora affacciato sul “nuovo”. Eppure, prima della crisi che giusto un anno fa segnò la sua uscita da Palazzo Chigi, c’era stato un momento in cui un suo segnale chiaro, nel segno di un nuovo partito o anche semplicemente di un desiderio di autonomia dalla matrice pentastellata, avrebbe potuto determinare un diverso destino del governo, aprendo la strada al “partito dei responsabili” che in Senato non riuscì a prendere forma. Così, guardato con gli stessi occhi democristiani che allora lo corteggiavano, Conte ora è solo uno dei tanti ex tecnici, come Dini, Monti e come non sarà mai Draghi, che è venuto ad allungare la lista di quelli attratti dalle sirene della politica, ma alla fine rimasti inghiottiti nel suo gorgo. —