Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  febbraio 09 Mercoledì calendario

Il caso Eni-Nigeria e i complimenti del giudice al pm (via sms)

Complimenti per la tua requisitoria. Dal giudice al pm del processo Eni-Nigeria. In un sms del 2020. Ora consegnato al Csm dal pm per escludere frizioni personali. Il giudice Marco Tremolada presiedeva il Tribunale al quale il 5 febbraio 2020 il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale avanzò la richiesta (rigettata dal collegio ignaro di cosa sottendesse) di ammettere in extremis, a riscontro dell’accusatore di Eni Vincenzo Armanna, il teste Piero Amara su 14 punti: 13 (supportati da stralci di Amara) su pressioni Eni per far ritrattare Armanna, e il 14° invece al buio ma sotto il titolo «interferenze Eni su magistrati milanesi in relazione al processo». E senza accennare che il «de relato» di Amara fosse proprio su Tremolada, nè che Greco e la vice Pedio in gennaio l’avessero già portato ai pm di Brescia, che poi lo archivieranno come del tutto infondato.
Titolo e scelta furono scritti e condivisi con Greco, dice De Pasquale, che per attestare serenità con Tremolada consegna l’sms ricevuto da lui a fine requisitoria il 23 luglio 2020: «Nel ringraziarti per l’appassionata, pregevole e molto utile discussione», il giudice si informa poi su una situazione personale del pm, che lo ringrazia per questa «sincera vicinanza». A processi terminati è normale che giudici, pm e avvocati si scambino impressioni, ma nel pieno di un processo? Ed è capitato altre volte solo con pm o anche con avvocati? «Se mi ci fa pensare, con avvocati forse no», risponde al Corriere il giudice, «invece talvolta con colleghi con cui si è in confidenza sì». E pur rimarcando che «non autorizzo la pubblicazione di corrispondenza tra privati», spiega di distinguere tra il lavoro e i rapporti personali, e di confermare anche oggi «il senso di quel sms: apprezzamento della capacità retorica del pm nel prospettare la sua tesi, non del merito». Come poi diventato evidente nel 2021 nell’assoluzione di tutti gli imputati e nelle motivazioni assai critiche con le scelte della Procura.