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 2022  febbraio 09 Mercoledì calendario

Le comiche di Grillo

di Filippo Ceccarelli
Un paio di settimane fa è arrivato un pacco a casa Grillo. Aiuto! Allarme! Artificieri!
Non è una barzelletta, ma quando l’hanno aperto c’erano dentro dei carciofi, delle orecchiette e delle cime di rapa, recate in dono da un devoto benefattore.
Inutile, prima che disonesto, fingere sussiego. Ma dagli involti pseudo-esplosivi ai gran pasticci legali, le avventure dei Cinque stelle fanno ridere.
Questo avviene in parte perché “gli italiani ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun’altra nazione” secondo Leopardi, che non doveva essere un allegrone.
Ma proprio questa frase compare in testa a uno dei primi saggi sul fenomeno Beppe Grillo, Comico & Politico, di Oliviero Ponte di Pino (Renzo Cortina, 2014). Ebbene, l’impiccio napoletano che ha paralizzato il M5S è un tipico dispositivo da commedia. Grillo, che è un comico, lo sa benissimo; Crimi non lo sa, ma egli stesso è un personaggio da commedia, fin da quando si fece fotografare con le chiome di Roberta Lombardi sulla sua pelata a simulare un formidabile riporto. L’Italia è così e molti altri grillini sono buffi – si pensi ai social fan club di Toninelli – ma ogni giorno che passa lo sono di più.
I gruppi parlamentari, intesi nel loro complessivo e originale contenuto, cioè prima delle fughe e delle epurazioni, sono una fonte inesauribile di soggetti curiosi, eletti con qualche centinaio di voti. Crudisti, abbracciatori di alberi, cacciatori di complotti, marzianofobi e sgominatori di rettiliani. Poco prima delle votazioni per il Quirinale l’onorevole Vignaroli ha postato un video su Instagram in cui spara con un Kalashnikov con Mother Russia degli Iron Maiden di sottofondo. Anni fa un sottosegretario, Tofalo, si era travestito da parà.
Ma la cosa che fa ridere è che molti, espulsi o sfuggiti per sottrarsi all’Equitalia M5S, si abbandonano nelle braccia della Lega, di Renzi, di Berlusconi, per cui viene spontaneo chiedersi: ma dove li avevano presi? E qui la risposta fa ancora più ridere perché l’ordalia delle selezioni, severamente esercitata da programmatori neurolinguisti e poliziotteschi, era detta “la graticola”, e di nuovo uno pensa: meno male, chissà chi sarebbe venuto fuori, senza graticola!
Morale, provvisoria: ecco che può succedere quando un comico crea un partito a sua immagine e carismatica somiglianza. Quante risate ha fatto fare a spese dei nemici utilizzando la vis comica come un’arma irresistibile; però adesso il dileggio si morde la coda e l’Elevato, che ha i suoi guai, ha smesso di fare lo spiritoso. Al solito in Italia, tutto sempre già accaduto: anche Guglielmo Giannini, fondatore dell’Uomo Qualunque, veniva dal teatro leggero, cantava, ballava, era vestito strano e raccontava le barzellette, etc. Ma adesso che succede?
Niente, si ride.
Conte, già Avvocato del Popolo, sempre elegantone e profumato dopo il breve Aventino Rai, ha l’aria di chi comincia a capire di aver sottovalutato la faccenda, tanto più tragicomica se si pensa che in pieno agosto era stato eletto con il 92 e rotti per cento.
Dagospia lo chiama “Peppiniello Appulo”, nome da Atellana, o farsa arcaica. Mentre Di Maio, beh, ingiustamente deriso perché faceva il bibitaro allo stadio, ora regala lo champagne a Casini e riceve in dono croste dallo Psiconano. Dopo aver scritto il suo primo libro, la fidanzata ha già ottenuto una cadegra alla nuova Scuola di Scrittura dei Parioli; e quando l’ha presentato al Circolo Aniene, quello misogino, c’era con lei il “coro delle consorti” della Farnesina, che saranno bravissime, ma sembrava un momento di Fantozzi.
Dopo l’estenuante questua, magari rientra in gioco pure Rousseau. Cliccocrate incompreso, qualche mese fa Casaleggio junior aveva lanciato “le Olimpiadi delle Idee”, ma ogni volta che si parla di Rousseau, a “Un giorno da Pecora” mettono in onda il rumore di uno che russa. È l’Italia, va così: tutto inesorabilmente congiura a vantaggio dello sghignazzo. La casa di produzione del film tratto dall’autobiografia di Casalino ha nome Kubla Khan, come un ristorante in zona Ponte Lungo.
L’ex capo dei servizi segreti venezuelani che avrebbero favorito i cinque stelle è soprannominato “El Pollo”. L’eroe del momento è il dissidente che aveva partecipato al reality “Matrimonio a prima vista”.
L’avvocato che ha trionfato nel super groviglio formale e sostanziale è uno scalatore di cime andine.
Quando le “comiche finali” non sono un modo di dire.