la Repubblica, 9 febbraio 2022
Intervista a Wilfried Fesselmann, l’uomo che vuole mandare a processo Ratzinger
BERLINO – È l’uomo che ha alzato il velo sui pedofili nella Chiesa tedesca, è il grande accusatore di Joseph Ratzinger. Quando aveva 11 anni, Wilfried Fesselmann fu abusato nella parrocchia di Sant’Andrea di Essen dal pastore Peter H.. Alcuni casi emersero già allora e il prete fu trasferito nel 1980 a Monaco, nella diocesi di Joseph Ratzinger. Ma il prete continuò per anni a molestare bambini ed è oggi al centro dello scandalo che ha travolto il Papa emerito. Che oggi Ratzinger neghi di aver saputo del motivo del suo trasferimento, per Fesselmann «è un’altra bugia». E Fesselmann è persino convinto che le dimissioni del Papa emerito, nel 2013, siano legate alle prime indagini serie sulla pedofilia nella Chiesa tedesca che cominciarono proprio allora.
Ieri Joseph Ratzinger ha chiesto perdono alle vittime ma nega di aver saputo del motivo del trasferimento di Peter H. Lei che cosa ne pensa?
«Guardi, dimostra solo che quello dei pedofili nella Chiesa è un sistema. È dal 2006 che denuncio il mio caso, e nel 2010 scrissi una lettera a Ratzinger, che allora era Papa. Almeno servì a mandare in pensione il prete pedofilo che mi aveva molestato. Quanto alle parole di Ratzinger sul protocollo, posso solo dire questo: quando un prete viene trasferito, il vescovo viene ovviamente informato del motivo».
Che cosa deve succedere ora?
«Io penso che i preti pedofili che commettono crimini debbano essere condannati dai tribunali civili. Tutta la storia che io avevo denunciato nella mia lettera al Papa è del 2010 e la Chiesa, nel frattempo, non ha fatto nulla. Per me che lo Stato tedesco dia 460 milioni ogni anno alla Chiesa, in queste condizioni, è come dare soldi a un’organizzazione criminale».
E Papa Francesco cosa dovrebbe fare?
«Francesco dovrebbe cacciare alcuni cardinali tedeschi».
Chi?
«Il cardinale Marx, tanto per cominciare. Anche lui sapeva del trasferimento del prete pedofilo. E pensi che quando mandai le mie prime mail di denuncia, nel 2006 e 2008, a un pastore di Monaco che le girò alla diocesi, mi ritrovai la procura di Traunstein a casa. Sostenevano stessi ricattando la Chiesa».
Marx ha avviato un processo di riforma nella Chiesa tedesca, un dibattito sul celibato, sull’accettazione delle persone lgbt+, su un ruolo maggiore per le donne.
«Stupendo, ma non risolve il problema degli abusi. Quelli sono criminali, che c’entra il celibato? Una moglie risolverebbe il problema, secondo lei? Mi sembra che anche su quello ci sia veramente tanta confusione, nella testa del cardinale Marx».
Lei che cosa farà ora?
«Aiuterò Andreas Schulz, un famoso avvocato che si occupa di crimini di guerra. Vuole intentare un processo contro Ratzinger e altri cardinali come Marx, Lorenz Wolf, Oberbeck per crimini contro l’umanità».
Come quelli che alcuni tribunali tedeschi hanno già cominciato per inchiodare in base al diritto internazionale i torturatori del regime di Assad o gli aguzzini della minoranza yazida in Iraq e Siria?
«Esattamente».
Lei pensa che le dimissioni di Ratzinger abbiano a che fare con le indagini che erano già partite nel 2010 su miriadi di casi di pedofilia, a Ratisbona ad esempio?
«Sì, ne sono convinto. Il criminologo Christian Pfeiffer aveva già cominciato a indagare sulla pedofilia a Ratisbona, dove peraltro insegnava il fratello di Ratzinger, Georg. E in quegli anni, a Monaco, vide un dossier sul pastore Peter H, il prete pedofilo che mi ha molestato. Ma alcune pagine erano state strappate. E il cardinale Ackermann gli offrì una grossa somma di denaro per tenere la bocca chiusa. Me l’ha raccontato Pfeiffer stesso. Poco dopo Ratzinger si dimise».