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 2022  febbraio 09 Mercoledì calendario

Periscopio

La differenza fra maggioritario e proporzionale, ridotta all’osso, è piuttosto semplice: il maggioritario serve quando speri di vincere le prossime elezioni; il proporzionale invece quando temi che le vinca qualcun altro. Sebastiano Messina, Repubblica.

Le grandi banche d’affari hanno giocato a Draghi uno scherzo da prete spingendo perché restasse a Palazzo Chigi. Luigi Bisignani. Affari italiani.

Bruno Tabacci, proprio come un parroco di campagna, con lo sciarpone stretto al collo, lo zuccotto nero, nero come il cappotto, e la sua aria curiale, pallida, lo abbiamo visto tutti, ogni mattina, venir su per via degli Uffici del Vicario. Per capire che atmosfera ci fosse a Palazzo Chigi, e quale fosse l’umore di Mario Draghi, bisognava confessarsi da lui. Fabrizio Roncone. Corsera.

Il cdx è disintegrato. È in condizioni pessime da un pezzo, in verità: nel corso di questa legislatura, ad esempio, si è spaccato sul Conte I e sul governo Draghi, e nelle amministrative è stata sconfitto. L’elezione per il capo dello stato arriva insomma alla fine di un percorso pieno di trabocchetti e di sconfitte. Giovanni Orsina, direttore School of Government della Luiss di Roma (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.

La rielezione di un presidente è certamente un’anomalia, ma quella di Mattarella è una buona notizia anche perché di tutto aveva bisogno, l’Italia, fuorché di instabilità. Un presidente di parte avrebbe provocato l’immediata caduta del governo e il ricorso a elezioni anticipate. Che sarebbero state utili solo a coloro che irresponsabilmente speculano sul malcontento di tanti italiani: ma un disastro per il Paese e per quegli stessi italiani malcontenti, perché i loro problemi sarebbero diventati ancor più gravi. Bentornato presidente, anzi ben rimasto. Ieri ha detto «se serve, ci sono». Sì, serve. Michele Brambilla. QN.

Perché Ita oggi dovrebbe essere diversa da Alitalia ieri? Perché Ita nasce con la dimensione ottimale, ridotta di personale e di costi associati. Nasce con l’ambizione di non sfidare le low cost ma di offrire un prodotto diverso e in linea con quello dei carrier tradizionali. Dovrebbe funzionare perché l’attenzione al profitto è un obiettivo condiviso, non dal management, ma da tutti i lavoratori, dal primo all’ultimo. Perché per la prima volta è stato introdotto un contratto di lavoro dove il premio di risultato, che vale il 15%, è agganciato a un obiettivo di redditività dell’azienda e a un parametro di soddisfazione del cliente. Quindi se non siamo in grado di soddisfare le attese delle azionista e di soddisfare le attese del cliente, nessuno di noi, dal primo all’ultimo, guadagnerà un premio di risultato e questo è un cambiamento epocale rispetto alle gestioni passate. Alfredo Altavilla ex braccio destro di Sergio Marchionne nel salvataggio della Fiat, oggi presidente di Ita. (ItaliaOggi).

Parigi non è Londra, e non solo perché è più piccola: Londra non è più una città inglese (anche per questo ha votato in massa per restare nell’Ue, mentre il resto del Paese ha scelto di andarsene), mentre Parigi, per quanto piena di immigrati e di stranieri, resta una città francese. Berlino è affascinante ma un po’ decentrata verso Est, come Madrid lo è verso Ovest. Di Roma non parliamo per carità di patria. Il bello è che l’identità dell’Europa è plurale; proprio come le sue città. Si pensi a come il continente sia arricchito dalle piccole patrie, dall’Irlanda alla Lituania, dal Portogallo alla Grecia, che a volte (come la Catalogna e in genere la cultura occitana dalla Lunigiana a Valencia) non coincidono con uno Stato. Così l’Europa è fatta di medie città belle e dinamiche, ognuna delle quali custodisce un tassello della sua identità, da Tolosa la «ville rose», a Monaco di Baviera mezza copiata da Firenze, da Danzica — (il cui sindaco è un eroe dell’Europa moderna) alla splendida Oporto. E tra queste medie città la perla italiana è Milano. Aldo Cazzullo. Corsera.

Quel bambino ebreo che fine fece? La mia amicizia con Treves durò poco. Un giorno di primavera non si presentò più in classe. E nessuno di noi ebbe il coraggio di chiedere perché. Nessuno parlò. Neppure don Gnocchi. Quel silenzio forse era fatto per proteggerci da qualcosa di miserabile e più grande di noi. Avevo sette anni e affiorò in me un senso di rabbia, anzi di rancore, sia pure piccolo, verso un uomo, don Gnocchi, che consideravo illuminato e giusto. Oggi quella delusione la interpreto come il frutto di una necessità. Chi ero io per poter giudicare quel silenzio? Oggi che la vecchiaia avanza mi pare tutto più chiaro. Anche se non ho mai saputo che fine abbia fatto il giovane Treves. Eduardo Rescigno, divulgatore dell’opera lirica. (Antonio Gnoli). Repubblica.

Nei ritratti non mi ispiro a Helmut Newton o Herb Ritts o Robert Mapplethorpe. Mapplethorpe per me è troppo duro. Troppo tosto anche Newton, per come la vedo io. Mi ispiro invece a Jeanloup Sieff, un francese, figlio di genitori polacchi. Aveva cominciato come fotoreporter dell’agenzia Magnum. Divenne un famoso ritrattista di attori, registi, artisti, politici. Posò per lui anche Alfred Hitchcock. È stato il mio primo amore. Aveva una passione sfrenata per il bianco e nero, come me. Purtroppo è morto. Tutti i grandi sono morti. Marco Bravi, fotografo, (Stefano Lorenzetto), L’Arena.


Ammetto una freddezza, verso i nuovi grattacieli milanesi di Porta Nuova. Si sono alzati davanti alla mia casa di un tempo, vertiginosi, e la sovrastano. La sera, sul balcone della mia infanzia si proietta scura la loro gigantesca ombra. So bene che le città crescono e cambiano, mentre gli uomini passano. Ma, se cammino fra quelle torri, che straniamento. È così che si invecchia: lentamente, si diventa stranieri dove si è nati. La sera però a piazza Gae Aulenti sotto ai grattacieli lucenti passeggiano gli innamorati, mano nella mano, e questo mi conforta. Marina Corradi. Avvenire.

Già in passato la Baviera si è resa colpevole dell’abbattimento di un animale selvatico: nel maggio del 2006, il colpevole fu il giovane orso “Bruno”, fuggito dal Trentino che, vagando tra Svizzera e Austria, aveva avuto la sfortuna di invadere la Germania. Erano in corso i mondiali di calcio in Germania, e “Bruno” divenne motivo di polemiche tra gli italiani e i tedeschi, divisi anche dal pallone. Bruno, nonostante gli appelli degli animalisti, fu abbattuto il 26 giugno. Oggi, impagliato, è esposto a Monaco nel museo Menschen und Natur, la natura e gli esseri umani. Roberto Giardina, ItaliaOggi.

La vecchiaia si accetta, non si subisce. Roberto Gervaso.