Corriere della Sera, 9 febbraio 2022
Manca la carta, giornali in crisi
Tre importanti organismi della filiera editoriale e industriale chiedono al governo un intervento per far fronte ai rincari di carta ed energia. Un’emergenza (l’incremento dei costi della carta è pari o superiore al +50 per cento) che minaccia una cascata di rischi: minore offerta se non stop per libri e riviste, e aumenti dei prezzi per i lettori, problemi per la scolastica vincolata a tetti di spesa. Un rincaro che, per la carta, si somma alla crisi di disponibilità, con mancanza di tempi certi di fornitura. L’allarme viene dall’Associazione Italiana Editori (Aie), dall’Associazione nazionale editoria di settore (Anes) e da Federazione carta e grafica, che chiedono al governo un credito di imposta sull’acquisto della carta per fini editoriali. «Una misura urgente – chiede l’appello congiunto – necessaria per contribuire alla resilienza della filiera, di primaria importanza per il Paese».
Più nello specifico, gli operatori espongono le cause individuate (la carta riconvertita in imballaggi a scapito del mercato editoriale) e le conseguenze. «I rincari energetici – afferma Emanuele Bona, presidente di Federazione carta e grafica (che unisce i comparti industriali di Acimga, Assocarta e Assografici, con soci aggregati Unione Industriali Grafici Cartotecnici di Milano e Comieco) – stanno già mettendo a rischio di fermo segmenti produttivi come quello delle riviste stampate. Ma per tutta la stampa editoriale e commerciale l’incremento ha dimensioni tali da erodere ogni margine. A ciò si aggiunge la scarsa reperibilità della materia prima, anche a causa della riconversione della produzione verso le carte per imballaggi».
C’è anche il pericolo di minare la crescita del libro, interviene Ricardo Franco Levi, presidente di Aie, l’associazione che rappresenta il novanta per cento circa degli editori: «Dopo aver registrato due anni molto positivi, l’emergenza carta pesa come una grave minaccia su tutto il settore. Gli insopportabili aumenti del prezzo schiacciano i margini di tutti gli editori traducendosi per quelli di varia (saggi e romanzi) nel rischio di aumenti di prezzo di copertina, strada che non è nemmeno percorribile per gli editori scolastici soggetti a tetti di spesa imposti per legge. A ciò si aggiungono le difficoltà di approvvigionamento che rendono più difficile programmare la produzione e la distribuzione. Con una particolare attenzione per l’editoria scolastica impegnata a garantire la disponibilità dei libri di testo nelle scadenze del calendario scolastico».
Sui danni alla stampa di settore interviene Ivo Alfonso Nardella, presidente di Anes: «L’aumento mette in seria difficoltà anche la comunicazione tecnico scientifica e di settore. Diminuire o interrompere informazioni e aggiornamento professionale significa nuocere gravemente al tessuto industriale e professionale che sta iniziando a riprendersi. Tagliare la cultura significa creare un danno alla produzione interna che ha sempre più bisogno di aggiornamento per le sfide di quest’epoca di transizioni».
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