Corriere della Sera, 9 febbraio 2022
L’impreparazione degli insegnanti, una storia antica
Gli insegnanti italiani rivelano un grado molto mediocre di professionalità; leggono poco, o non leggono affatto; non si aggiornano; sono scarsamente attaccati al loro mestiere; non si rendono conto dell’importanza che la funzione docente è venuta assumendo in questi ultimi anni; palesano un grave ritardo culturale e informativo; hanno interessi intellettuali piuttosto modesti». Il direttore di Tuttoscuola Alfredo Vinciguerra non fa sconti a maestri e professori cui lo Stato ha affidato la cosa più preziosa: l’educazione dei figli. Ammette che sì, «come tutte le generalizzazioni è, ovviamente, superficiale e, al limite, ingenerosa». Infatti «nessuno ignora che esistono docenti preparati, capaci di svolgere il proprio mestiere con passione e competenza». Di più: riconosce loro (tra l’altro sono i suoi lettori) «una serie di incontestabili ragioni a discolpa. La prima: in Italia nessuno insegna a insegnare... La seconda: la professione dell’insegnante è stata dequalificata da fatti indipendenti dalla volontà dei docenti…». Ma tutto ciò «non è sufficiente per discolpare gli insegnanti. Nessuna ragione può esimere un professionista che si trova a contatto con la cultura e con l’educazione, a essere sordo alle ragioni dell’una e dell’altra (...) che impongono comunque e dovunque di tenere desta e alimentare continuamente la propria curiosità intellettuale, di arricchire il proprio bagaglio culturale, di approfondire e razionalizzare, leggendo e riflettendo, la propria esperienza: tutte cose che si possono fare solo studiando e informandosi...». Insomma: «non è un impiego al catasto».
«Noi insegnanti, si ribatte, siamo pagati poco. Cosa volete da noi? Bene. Non crediamo di essere facili profeti se prevediamo che saranno pagati peggio se continueranno, in parte, a sembrare a molti cittadini della Repubblica degli ignoranti o quasi...». Quindi l’incitamento: «Sveglia, cari insegnanti». Lo sprone a riscoprire l’amore per un mestiere bellissimo.
A proposito: questo articolo, ripreso nell’ultimo numero della rivista, diretta dal figlio Giovanni, per ricordare a trent’anni dalla morte quel grande giornalista che se ne andò troppo giovane dopo aver dedicato la vita intera alla scuola, agli insegnanti, agli alunni, è del 6 ottobre 1976. Quarantotto anni fa. Pare scritto ieri mattina.
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