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 2022  febbraio 08 Martedì calendario

I guai di Credit Suisse

Non è un bel periodo per il Credit Suisse. La seconda banca svizzera, che il 16 gennaio ha visto il presidente António Horta-Osório dimettersi per aver violato due volte la quarantena usando il jet della banca e che dopodomani presenterà i conti 2021, è sotto il fuoco degli scandali. Il 25 gennaio l’istituto ha lanciato un allarme utili sui conti del quarto trimestre per 473 milioni di euro di accantonamenti legali dovuti agli scandali dei fondi Greensill e Archegos, sukl quale ad aprile ha perso 4,7 miliardi. Ora è a rischio che la crisi ucraina faccia scattare nuove sanzioni ai suoi clienti oligarchi russi e finisce a processo per riciclaggio di narcodollari di ‘ndrangheta e mafia bulgara.
Secondo il Financial Times, la banca ha assicurato un portafoglio di prestiti legati agli yacht e ai jet privati di oligarchi e imprenditori ultraricchi ​​per scaricare i rischi associati. A fine 2021 Credit Suisse ha ceduto una fetta del rischio relativo a 2 miliardi di dollari di prestiti garantiti da jet, yacht, immobili e attività finanziarie dovendo pagare un tasso d’interesse monstre di oltre l’11% per invogliare una manciata di hedge fund a sottoscrivere una transazione da 80 milioni di dollari. Tra 2017 e 2018 Credit Suisse ha subito 12 default di clienti che erano stati finanziati per acquistare yacht e aerei, di cui un terzo “correlato alle sanzioni Usa contro oligarchi russi”. La banca ha iniziato a finanziare gli yacht solamente nel 2014, ma già nel 2021 era esposta a questi crediti per un miliardo di dollari.
Ieri poi il Credit Suisse è stato accusato di aver lasciato che una banda di trafficanti di cocaina la usasse per riciclare quasi 140 milioni di euro in contanti. Nel primo processo penale contro una grande banca svizzera, i pubblici ministeri federali di Bellinzona svizzeri chiedono che paghi una multa da 40,1 milioni di euro per non aver evitato il riciclaggio di narcodollari tra il 2004 e il 2008. I magistrati sostengono che Credit Suisse e una sua ex dipendente hanno avuto con rapporti con l’ex wrestler bulgaro Evelin “Brendo” Banev (non imputato) e diversi soci, due dei quali sotto accusati. Già nel 2005 i Carabinieri segnalano Banev come uno dei “re della coca”. La sua banda – legata a una costola piemontese della famiglia di ‘ndrangheta Bellocco di Rosarno – avrebbe importato 40 tonnellate l’anno di droga e fu sgominata nel 2012 in Bulgaria con un’operazione dai servizi speciali bulgari e italiani con l’assistenza dell’Interpol. Tra Italia, Romania e Bulgaria Banev ha già subìto condanne totali per 36 anni di reclusione per traffico di droga e riciclaggio. La banca e la sua ex dipendente respingono senza riserve come infondate tutte le accuse.