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 2022  febbraio 08 Martedì calendario

Colonia, sì al canto del muezzin. Polemiche

Famosa per il suo imponente duomo in stile gotico, con le due torri che ne fanno una delle chiese più alte al mondo, Colonia sarà presto riconosciuta anche per il canto del muezzin dai minareti delle sue moschee. L’amministrazione comunale ha confermato che il progetto per permettere il richiamo alla preghiera islamica sta prendendo forma. «Al momento sono state depositate due richieste ma su nessuna delle due è stata ancora presa una decisione ha confermato al Giornale un portavoce del governo cittadino – poiché mancano ancora documenti utili per l’esame, come lo studio sulla protezione dall’inquinamento acustico. La Ditib (l’Unione turco-islamica per gli affari religiosi) ha però dichiarato di aver presentato una domanda per la moschea centrale». La forma deve essere regolarizzata ma la sostanza c’è tutta: nella grande città sul Reno risuonerà presto il richiamo con cui il muezzin invita i fedeli islamici alla preghiera. Per adesso l’invito sarà riservato alla Jumu’a, la preghiera del primo pomeriggio del venerdì (la più importante della settimana), e per soli cinque minuti.
«Sono lieta che con questo progetto si tenga conto degli interessi religiosi dei molti musulmani della nostra città cosmopolita, dando così un segno di accettazione reciproca della religione e a favore della libertà di credo protetta dalla Legge fondamentale». Così lo scorso ottobre la sindaca Henriette Reker aveva annunciato il progetto-pilota. Candidata indipendente eletta per due volte con i voti della Cdu e dei Verdi, Reker è nota per essere sopravvissuta all’attacco di un terrorista di destra anti-immigrati che la accoltellò durante la campagna elettorale del 2015: rimase a lungo in terapia intensiva, poi fu eletta.
Il suo progetto ha sollevato molte polemiche: in Germania come in tanti paesi europei molte moschee sono finanziate da governi e guidate da imam stranieri, sostenitori di una versione ora estremista ora politica dell’islam. Dottrine comunque incompatibili con i valori di uguaglianza fra i sessi e le religioni tutelati dalla stessa Costituzione tedesca invocata dalla sindaca Reker. È lampante il caso della moschea centrale di Colonia: il più grande luogo di culto islamico in Germania è targato Ditib, ossia il braccio religioso del governo turco. Fondata dal leader della Turchia laica, Kemal Ataturk, per controllare eventuali derive estremiste degli imam, sotto la guida presidente islamico Recep Tayyip Erdogan la Ditib è diventata uno strumento di diffusione dell’agenda dei Fratelli Musulmani.
Insomma, prima ancora che religiosa la questione è politica. In secondo luogo, che dalle moschee finanziate da Ankara, Riad e Doha parta il richiamo Allahu Akhbar non piace ai tanti musulmani tedeschi lontani da ogni forma di radicalismo. A Focus, l’intellettuale Ahmad Mansour ha osservato che questi gesti «liberali» servono da un lato ai progressisti a credersi «più tolleranti» anche se poi sostengono una versione maschilista, identitaria, illiberale, e antisemita dell’islam; dall’altro si fomenta così il razzismo di chi considera la stessa presenza di musulmani in Germania una provocazione.