Il Messaggero, 8 febbraio 2022
Lorenzo Borré, l’avvocato bestia nera del M5s
L’avvocato Lorenzo Borré non ci sta a passare per l’azzeccacarbugli che ha già seminato sentenze e ordinanze come mine sulla strada dei 5Stelle. «Il punto è molto chiaro – dice – qui dobbiamo salvare il concetto di democrazia diretta».
Cosa vuol dire avvocato?
«Mi permetto di fare io una domanda: una somma di voti è davvero un processo democratico? In realtà senza una partecipazione collegiale è solo un insieme di scelte individuali».
Per questo fa la guerra ai 5Stelle?
«Nessuna guerra. Io ho militato quattro anni nel Movimento. E sono tutt’ora un iscritto, uno delle migliaia di esclusi dal voto che portò Giuseppe Conte alla presidenza e che il Tribunale ha sospeso».
Una sospensione è cosa ben diversa dall’annullamento. Ha idea di quanto durerà?
«La sospensione decisa dal Tribunale non è piovuta dal cielo. È stata presa sulla base di una documentazione chiarissima e inoppugnabile. Quindi farei fatica a comprendere una futura sentenza di assoluzione dopo una sospensione decisa su carte documentali. Difficile prevedere i tempi dell’intera procedura ma credo che tre anni sia un lasso di tempo non irragionevole».
Scusi avvocato, ma i 5Stelle hanno circa 250 parlamentari fra deputati e senatori, sono un partito che è arrivato a prendere più di 10 milioni di voti. Le sembra possibile bloccare una struttura così complessa per una questione statutaria?
«Ma lo statuto non è un cavillo. Qui siamo di fronte alla natura stessa di questo Movimento le cui regole non le ho dettate certo io. Se nelle tue regole scrivi che gli iscritti devono partecipare e poi invece gli esclusi dal voto sono più di quelli che si esprimono vuol dire che non hai rispettato la missione che ti sei dato».
Quanti iscritti al Movimento hanno fatto ricorso?
«Tre ma per una questione pratica: non tutti potevano permettersi le deleghe e altri passaggi giuridici. Assicuro che il ricorso è stato sostenuto da centinaia di attivisti con una sottoscrizione che ha consentito di affrontare le spese legali».
Ma esattamente su cosa ha presentato il ricorso?
«La scorsa estate, in occasione della scelta di Giuseppe Conte come presidente, gli iscritti erano circa 195.000 e invece al voto, se non sbaglio, hanno partecipato in 69.000. Meno della metà degli aventi diritto. Non è stato raggiunto il quorum minimo previsto dallo statuto».
Cosa succederà ora nel Movimento?
«Il Tribunale ha sospeso tutti gli eletti nella scorsa estate, non solo Conte ma anche tutti i vice. È tutto sospeso. La palla torna nelle mani di Grillo che è Garante».
Cos’è che non funziona nei 5Stelle?
«Se pensi di risolvere i conflitti politici con le norme scritte negli Statuti è chiaro che il confronto è destinato a uscire dall’ambito politico per finire dritto-dritto nei Tribunali».
Si, ma torniamo al punto: che senso ha fermare un partito di peso con una sentenza del Tribunale?
«Ribalto la domanda. Se sei espressione della democrazia diretta perché continui a disprezzare le regole interne? Perché nel Movimento nessuno ha ascoltato chi ha chiesto di fermarsi a ragionare assieme?».
Ma lei si sente ancora grillino?
«Io mi definisco come secondo garante».