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 2022  febbraio 08 Martedì calendario

Michel Roccati, un torinese paralizzato, è tornato a camminare

«I primi passi sono stati qualcosa di incredibile, avevo i brividi. Si è avverato un sogno dopo l’incubo che ho vissuto. Per me è stato un grande regalo». Michel Roccati ha 30 anni, vive a Torino ed è uno dei tre pazienti rimasti paralizzati che, grazie ad elettrodi impiantati sul midollo spinale sono riusciti a camminare, andare sulla cyclette, addirittura nuotare. Per ora il comando volontario del paziente passa attraverso un tablet che funge da «cervello» e stimola il movimento, ma l’obiettivo è arrivare a un «by-pass» wireless capace di raccogliere gli impulsi elettrici nel cervello e inviarli a un chip impiantato nel midollo, «scavalcando» la lesione spinale come già è stato sperimentato nel 2016 su due macachi.
Il nuovo studio appena pubblicato su Nature Medicine è stato guidato da Gregoire Courtine, dell’Istituto di Tecnologia di Losanna (Epfl), pioniere in questo genere di ricerche, con la partecipazione dell’italiano Silvestro Micera, che lavora fra l’Epfl e la scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Il dispositivo consiste in alcuni elettrodi innestati a contatto con midollo spinale che inviano ai muscoli di gambe e tronco gli stimoli elettrici generati esternamente da un tablet controllato da un paziente.
Michel è rimasto vittima di un grave incidente stradale nel 2017. Era in moto sulla collina di Superga quando un animale gli ha tagliato la strada. Spina dorsale rotta in più punti, midollo completamente reciso, nessuna sensazione alle gambe: una diagnosi che lasciava ben poche speranze sulla possibilità di tornare a camminare. «Non mi sono mai arreso – racconta – ho studiato il funzionamento del cervello e del midollo spinale, ho partecipato a convegni. Durante un congresso ho visto una slide che raccontava del progetto di Losanna. Ho scritto ai ricercatori, la mia lesione era compatibile con lo studio ed è partita così l’avventura».
«Questa tecnologia – avverte Gregoire Courtine – non è una cura per le lesioni spinali ed è ancora troppo complicata per essere utilizzata nella vita di tutti i giorni, ma è un passaggio fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone». Nell’agosto 2020 è stato impiantato a Michel un elettrodo collegato con cavi sottocutanei a un pacemaker sottopelle sull’addome. «Quando voglio muovermi – spiega – collego un’antenna a questo pacemaker grande come il quadrante di un orologio. L’antenna è legata a un device all’interno di un marsupio che porto in vita e che a sua volta comunica con il tablet via bluetooth. Sembra macchinoso, ma è più lungo a dirsi che a farsi».
Sul tablet sono disponibili diversi programmi: camminare, stare in piedi, scendere e salire le scale, usare il vogatore, fare cyclette, nuotare. «Con il tablet posso regolare l’intensità della contrazione muscolare e anche la velocità di camminata». Michel cammina con l’ausilio di un «walker», un deambulatore su cui sono stati installati due pulsantini che comunicano con il tablet: «Ogni volta che premo un pulsante faccio un passo. Con le scale funziona allo stesso modo, ma i pulsanti li sposto sulle stampelle. Sto lavorando per riuscire a utilizzare solo le stampelle anche per camminare. Entro primavera conto di spostarmi per un chilometro, oggi riesco a fare 500 metri».
La maggior parte dei volontari si esercita solo per muovere i muscoli e ripristinare un po’ di movimento. Michel si allena tutti i giorni un paio di ore: «Potermi rivedere in piedi, guardare le mie gambe che camminano è stata una svolta, anche emotiva. È una bella sensazione potermi alzare e stringere la mano ai clienti che ricevo nell’azienda che ho fondato con mio fratello. Voglio imparare sempre di più».