Corriere della Sera, 7 febbraio 2022
In bici fino all’Artico
Uscendo da Petropavlovsk, estremo Oriente della Russia, lo hanno fermato due poliziotti. «Qual è il suo piano? Perché pedala in queste condizioni?», gli hanno chiesto sgranando gli occhi. «Faccio il giro del mondo artico», ha risposto Omar Di Felice, sceso dalla sua bici. Increduli, hanno aggiunto perentori: «Hai più del 99,9% di possibilità di non arrivare a Ust’-Kamchatsk. Troverai tormente di neve e la strada è pericolosa e inagibile in inverno». Per l’ultracyclist romano, però, «lo 0,1% è quanto basta per andare avanti nell’impresa». Ed è ripartito, arrivando a percorrere fino a 175 chilometri al giorno. Ora attende che il tempo torni clemente per coprire l’ultimo tratto della strada da Klyuchi a Ust’-Kamchatsk.
L’ispirazione per questo suo nuovo viaggio è nata tenendo in mano un mappamondo. Stava per partire per la Cop26 di Glasgow quando lo sguardo si è posato sul Circolo Polare Artico. Un mese di studio e le tappe per il giro del Polo Nord erano fissate, quattromila chilometri in bici tra i ghiacci dell’inverno artico. Il suo viaggio è iniziato pochi giorni fa dalla Kamchatka, (a 6.766 km da Mosca e a 2.220 km da Vladivostok), penisola lunga quanto l’Italia. «I primi giorni saranno i più difficili, non sono temperato», ha detto Di Felice alla vigilia della partenza, lamentando «un inverno romano troppo caldo» e temperature troppo miti anche in Abruzzo dove si allena. Nel suo curriculum (ha 40 anni) da ultracyclist ci sono traguardi importanti: l’Everest Base Camp (5.364 m), le aurore boreali, i ghiacciai islandesi e pure il deserto del Gobi. Il tutto documentato in due libri, «Pedalando nel silenzio di ghiaccio. Il ciclismo estremo e la felicità» (Rizzoli) e «Zona Omar. Stati Uniti coast to coast pedalando oltre il limite» (Baldini-Castoldi).
Nell’avventura polare, Di Felice avrà compagni di viaggio da remoto: scienziati, climatologi, geografi, politologi e gli esperti dell’Italian Climate Network. «Raccoglierò evidenze sui cambiamenti climatici come parte del progetto «Bike to 1.5° C» lanciato a Glasgow per la Cop26 dove mi sono recato in bici partendo da Milano. Pedalando si può arrivare ovunque senza inquinare. A Roma presenzio campagne per la mobilità alternativa per liberare la Capitale dalla morsa del traffico».
Sulle borse da viaggio ha sistemato una telecamera e un piccolo drone, utili per fare un documentario. Nel suo giro del mondo artico non lo preoccupano né gelo né tempeste. Ha imparato ad affrontarle e porta con sé l’attrezzatura necessaria per ripararsi, una tenda da alpinismo, corde, materiale tecnico. Resta però l’incognita degli orsi polari. «Non sono in letargo come molti altri animali selvatici e possono attaccare l’uomo. Quando arriverò in Groenlandia e nelle Svalbard dovrò fare base in apposite aree protette da sistemi di illuminazione che li tengono lontani». Dalla Russia agli Stati Uniti (toccata Fairbanks, il viaggio terminerà oltre la linea di demarcazione del Circolo Polare Artico) Di Felice attraverserà le regioni della Lapponia (Russia, Finlandia, Svezia e Norvegia) e poi volerà in Islanda, il Paese che più ama, dove è stato «almeno dieci volte».
Le miglia accumulate in aereo saranno quantificate per essere trasformate in alberi da piantare in Kenia, Guatemala, Tanzania e Nepal. Per la nuova avventura Di Felice ha scelto due bici, una Mtb e una gravel, con gomme larghe e chiodate. Unica compagnia un e-book per leggere le autobiografie di sportivi e uomini illustri che tanto gli piacciono e trovarvi l’ispirazione per somigliare a loro, almeno un po’. © RIPRODUZIONE RISERVATA