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 2022  febbraio 07 Lunedì calendario

Tutti gli uomini di Papa Francesco

di Serena Sartini
È arrivato quasi in punta di piedi, accompagnato nel difficile momento delle dimissioni di Ratzinger da coloro che fino a quel momento erano stati i più stretti collaboratori di Benedetto XVI. Jorge Mario Bergoglio era giunto a Roma dalla sua Argentina con una sola valigetta e mai avrebbe pensato di uscire dal Conclave vestito di bianco. «Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del Conclave era di dare un vescovo a Roma che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo alla fine del mondo»: erano le 18.50 del 13 marzo 2013 quando l’ex arcivescovo di Buenos Aires si presentava con queste parole al mondo intero.
L’insediamento, la presa di possesso, non segnarono terremoti. Il cambio della guardia nell’entourage papale è avvenuto piano piano, una pedina dopo l’altra. In un passaggio quasi naturale, senza nomine repentine. A volte scelte difficili, altre volte rivelatesi successivamente non indovinate, altre ancora confermate per anni. Ma ora, a nove anni dalla sua elezione, la squadra di (...)
(...) Bergoglio sembra completa e la riorganizzazione è fatta. 
La rivoluzione di Bergoglio ha riguardato in prima battuta quella che spesso viene chiamata la «famiglia» pontificia. Il termine, che risale addirittura al Medioevo, non indica, ovviamente, nessun grado di parentela, ma viene utilizzato per definire l’entourage di un sovrano. 
Una pedina centrale della «famiglia» è la figura più vicina al Papa: il segretario personale, colui che lo assiste in ogni incombenza, che ha il compito di organizzare visite e incontri, che gli gestisce l’agenda. Bergoglio ha ritenuto fin dall’inizio che il segretario particolare non debba essere a vita come successo con Wojtyla e Ratzinger, ma sia piuttosto un incarico breve; e il fatto di aver scelto di abitare a Santa Marta, anziché nel Palazzo apostolico, ha fatto sì che non ci fossero ruoli fissi, come l’assistente di camera o la cuoca.
TRE SEGRETARI IN NOVE ANNI
Giovanni Paolo II ha avuto un solo segretario personale per l’intero pontificato: don Stanislao Dziwisz – ora cardinale – che ha accompagnato Wojtyla per quasi 26 anni. Con Ratzinger è arrivato monsignor Georg Gaenswein, rimasto al suo fianco fino all’abdicazione. Le cose sono cambiate con Francesco, che dopo la sua elezione stupì tutti non portando con sé da Buenos Aires nessuno dei collaboratori più vicini. Per il delicato ruolo di segretario, Bergoglio ha fatto valere la regola della rotazione, in linea con la sua idea di «servizio temporaneo». Così, in nove anni ne ha già cambiati tre. Appena eletto l’incarico toccò a monsignor Alfred Xuareb, maltese, al fianco di Bergoglio per 13 mesi e poi nominato nunzio in Corea e in Mongolia. È stata poi la volta dell’argentino Fabian Edgardo Marcelo Pedacchio Leaniz, segretario personale dal 2014 al 2019. Uomo riservatissimo, don Pedacchio era finito al centro di un dossier (sempre smentito) pubblicato da un diacono argentino sposato, Jorge Sonnante, nel quale si sosteneva che il prelato fosse registrato su siti di incontri on line.
Oggi primo segretario di Bergoglio è padre Gonzalo Aemilius, 42 anni, uruguaiano; ha assunto l’incarico il 26 gennaio 2020. Il Pontefice l’ha conosciuto nel 2006, quando l’allora arcivescovo di Buenos Aires gli telefonò perché aveva sentito parlare del suo lavoro con i ragazzi di strada. Nato da una famiglia agiata di Montevideo, una nonna ebrea e genitori non credenti, padre Gonzalo si è convertito durante il liceo, colpito dall’opera di alcuni sacerdoti che aiutavano i giovani in difficoltà. Dal 1970, al segretario particolare si aggiunge un secondo segretario che collabora con il primo nelle necessità quotidiane del Papa. L’incarico è stato ricoperto, dall’aprile 2014 al luglio 2020, da monsignor Yoannis Lahzi Gaid, sacerdote copto, considerata la «voce araba» del Pontefice nei discorsi ufficiali e nelle catechesi e primo cattolico orientale a ricoprire la carica di segretario del Papa. Ora è rientrato in Egitto per seguire progetti relativi alla chiesa copta. Oggi il ruolo di secondo segretario è ricoperto da don Fabio Salerno, 42 anni, originario di Catanzaro, da anni impegnato nella diplomazia vaticana.
LA «FAMIGLIA» 
Lo sappiamo, fin dal primo giorno Papa Francesco ha deciso di non vivere nel Palazzo Apostolico ma in una residenza più sobria e al contempo inusuale: Casa Santa Marta. Bergoglio non vuole sentirsi solo, ha bisogno di essere circondato da persone. E Santa Marta è il suo habitat perfetto. La residenza all’interno delle mura vaticane ospita cardinali e vescovi in visita a Roma. È nella stanza 201 che Francesco risiede e trascorre le sue giornate, utilizzando il Palazzo Apostolico per le udienze ufficiali e gli incontri istituzionali.
Ma chi vive con lui? Chi cucina al Papa? Da chi è composta la «famiglia» pontificia? Succedeva con Ratzinger che ci fosse un aiutante di camera (Paolo Gabriele, il corvo che trafugando documenti segreti diede vita al caso Vatileaks), il segretario Georg Gaenswein e le memores, le suore di Comunione e Liberazione che cucinavano e assistevano il Papa in tutte le sue necessità. Il nucleo fondamentale della «famiglia» ha continuato ad accompagnare Benedetto XVI e a stargli vicino ed ora vive al monastero Mater Ecclesiale con il Papa emerito.
Con Francesco le cose vanno diversamente. Non è insolito trovare il Papa pranzare a mensa, non ha suore intorno, e non ha aiutanti. Oltre al segretario, la persona più vicina a lui è Sandro Mariotti, detto Sandrone per la stazza. È l’aiutante di camera che assiste Bergoglio in tutte le necessità quotidiane, il «valletto» chiamato a reggere l’ombrello in caso di pioggia, incaricato di prendere ogni oggetto dato al Papa perché le mani di Francesco siano sempre libere. È lui che prepara e disfa le valigie, anche se il Papa argentino è molto autonomo e non è inusuale vederlo mentre porta da solo i bagagli. 
C’è poi il Prefetto della casa pontificia che si occupa del suo regolare andamento e controlla il servizio dei cappellani. Riceve gli ospiti in visita ufficiale e fa da «padrone di casa». Si occupa di curare le cerimonie pontificie, ma non la liturgia che invece spetta al Maestro delle celebrazioni. Dal 2012 al febbraio 2020 il Prefetto è stato monsignor Gaenswein. E ancora oggi in Vaticano ci si interroga sulle ragioni della sostituzione. Al suo posto attualmente c’è padre Leonardo Sapienza, pugliese di origine, dell’ordine dei rogazionisti, dal 2012 reggente. 
Un’altra figura caratteristica è il fotografo personale del Papa, Francesco Sforza. È la sua ombra: lo segue in ogni suoi passo, immortalando ogni suo gesto e ogni suo movimento. L’operatore televisivo di fiducia è invece Cesare Cuppone, cameraman del Centro Televisivo Vaticano. Non c’è invece un autista fisso per la guida della papamobile: ce ne sono cinque diversi – tutti gendarmi – per gli spostamenti dentro e fuori il Vaticano, durante le udienze o nelle sue fughe fuori programma (l’ultima è stata al negozio di dischi al Pantheon). 
Non poco problematica è stato gestire la sicurezza del nuovo Papa. Il compito è stato affidato per lungo tempo a Domenico Giani, capo della gendarmeria che ha dato le dimissioni nell’ottobre 2019. La causa dell’addio: una fuga di notizie sulla sospensione di cinque dipendenti della Santa Sede. A Giani è stata contestata la mancata individuazione della talpa, in realtà la vicenda si inquadra in una guerra interna sui dossier relativi a patrimonio della Santa Sede e rapporti tra Ior e Antiriciclaggio. Oggi il numero uno della sicurezza è Gianluca Gauzzi Broccoletti, in precedenza vice di Giani. 
Quattro cambi in nove anni di pontificato anche nel settore della comunicazione, che Bergoglio ha rivoluzionato. Per l’incarico di portavoce (direttore della Sala Stampa) si è partiti con padre Federico Lombardi, seguito dallo statunitense dell’Opus Dei Greg Burke che ha presentato le dimissioni nel 2018 in aperta polemica con il nuovo assetto dei media vaticani. Dopo quasi 7 mesi di incarico affidato ad interim ad Alessandro Gisotti, ex giornalista della Radio Vaticana, il ruolo è ora ricoperto da Matteo Bruni, giornalista italo-britannico. Quanto all’assetto complessivo dei media papa Bergoglio ha avviato un’opera di ristrutturazione complessiva. Un percorso cominciato da monsignor Dario Edoardo Viganò e ora affidato a Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione, giornalista di lungo corso e tra l’altro ex direttore del Giornale Radio Rai.
Ma dietro alla comunicazione del Pontefice c’è un altro personaggio. Si tratta di padre Antonio Spadaro, gesuita, direttore de «La Civilità Cattolica», da molti definito il «portavoce» ufficioso di Francesco. Lo accompagna in ogni viaggio internazionale, lo intervista spesso, è lui a lanciare tramite i suoi profili social messaggi e indicazioni magisteriali. A seguire invece i profili Twitter e Instagram del Papa è Natasha Gobecar, riservatissima collaboratrice in un settore più che delicato.
Sul piano del funzionamento della macchina lavorativa il Papa è accompagnato dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, da lui scelto fin dall’inizio del Pontificato, e da un gruppo di lavoro – nominato C7 – composto da 7 cardinali e coordinato dall’arcivescovo onduregno Óscar Rodríguez Maradiaga.
Chiudono il cerchio dei collaboratori i teologi amici don Armando Matteo, nuovo sottosegretario alla Congregazione per la Dottrina della Fede e Don Luigi Epicoco, assistente ecclesiastico del Dicastero per la comunicazione ed editorialista dell’Osservatore Romano. La longa manus di Francesco in molte questioni pratiche è il cardinale polacco Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa.
LE POCHE DONNE
Poche le donne nell’entourage papale. Ma in ruoli di spessore. Come Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani (terzo per visite al mondo). Suor Alessandra Smerilli, da poco nominata sottosegretario al Dicastero per lo Sviluppo, economista, è la prima donna a ricoprire l’incarico di consigliere.
Infine, suor Raffaella Petrini è il nuovo segretario generale del Governatorato. Anche lei è la prima donna a ricoprire la carica nell’organismo che esercita il potere esecutivo.