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 2022  febbraio 07 Lunedì calendario

Scoppia la guerra del grano

I venti di guerra Russa-Ucraina pesano non solo sui prezzi del gas e dell’energia, ma gonfiano anche i costi dei cibi più popolari, la pasta e il pane. Da quel fronte di crisi parte, infatti, un terzo dell’export mondiale di grano. Una eventuale invasione russa del Paese vicino sconvolgerebbe non solo il mercato energetico ma anche quello dei cereali e delle materie prime agricole con effetti sui prezzi e sugli approvvigionamenti e il rischio concreto di carestie e tensioni sociali. Ne è convinta Coldiretti, che ieri ha lanciato un accorato grido d’allarme. I prezzi del grano sono saliti a gennaio del 12,5%, dopo il più 80% nel 2021 delle semole di frumento dovuto ai rincari di energia e gas. «La Russia sottolinea l’associazione presieduta da Ettore Prandini è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale mentre l’Ucraina si colloca al terzo posto e contemporaneamente è al quinto posto nel mondo (con 36 milioni di tonnellate) per la produzione di mais per l’alimentazione animale e settima (25 milioni di tonnellate) nella produzione di grano tenero per il pane». La distruzione dei porti del Mar Nero, o comunque il loro blocco per cause militari, potrebbero essere un disastro di dimensioni planetarie, considerando che interi Paesi moltissimi nord africani dipendono al 100% dalle forniture di cereali dall’Est per sfamare le popolazioni. La stessa Italia non ha da restare serena: l’industria della pasta, del pane e dei biscotti, punta di diamante dell’export agroalimentare, importa (dati Coldiretti) addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano. 
LE IMPORTAZIONINel dettaglio: nel 2021 ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e altri 100 milioni di chili dalla Russia che, oltretutto, ha appena deciso di limitare dal prossimo 15 febbraio al 30 giugno le proprie esportazioni di grano con l’obiettivo di contrastare l’aumento dell’inflazione interna. «Le crescenti e preoccupanti tensioni tra Federazione Russa e Ucraina possono destabilizzare il mercato internazionale dei cereali», sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Che aggiunge: «Occorre che l’Unione Europea difenda la propria indipendenza alimentare come punto di forza. Anche perché la Ue è in grado di produrre un quantitativo sufficiente a coprire il fabbisogno interno e ad alimentare un importante flusso di vendite fuori dall’Unione». Le stime più recenti della Commissione Europea per la campagna 2021-2022 indicano una produzione di cereali nella Ue di oltre 290 milioni di tonnellate. Inoltre, Confagricoltura rivolge «l’attenzione alle possibili nuove sanzioni che l’Unione europea potrebbe imporre alla Federazione Russa, dopo quelle del 2014, che hanno chiuso il mercato russo alle importazioni europee».