Corriere della Sera, 7 febbraio 2022
Volodymyr Zelensky tra sondaggi a picco, conti off-shore e la moglie Olena, che gli scrive le battute fin dai tempi della tv
KIEV «Presidente, la folla inferocita circonda il palazzo per cacciarla!». «Ah sì? Lei è il mio consigliere, forza, che cosa propone per disperderli?». «Si potrebbe sparare sulla gente». «Mmmh, no, un po’ troppo…». «Allora, inventiamoci un’epidemia!». «Che esagerato…». «Idea! Che ne dice di rendere obbligatorio il russo?». Il presidente ha un trasalimento: «Ma no, non è il caso di seminare il terrore!... Meglio dire una cosa più tranquillizzante: che so, che su Kiev si sta abbattendo un meteorite…».
Era il 2014. E sai le risate. Il comico Volodymyr Zelensky divertiva il pubblico tv interpretando uno stralunato presidente dell’Ucraina, e in fondo la sua linea era già definita. Oggi mille missili russi potrebbero abbattersi su Kiev, un meteorite, e anche se il presidente Volodymyr Zelensky lo sa bene, massì, perché agitarsi? Coi toni un po’ comici di chi deve calmare gl’investitori stranieri in fuga, anziché costruire rifugi per la popolazione o installare le sirene antiaeree, la principale preoccupazione di “Volo” in quest’ultimo anno è stata una legge che levasse dalle scuole l’insegnamento obbligatorio del russo. Del resto l’ha sempre fatta facile, anche quando vestiva i panni del Beppe Grillo ucraino: «Andassi io da Putin, lo guarderei negli occhi e gli direi che la guerra nel Donbass deve finire…». Poi accadde davvero: la sua trasmissione di maggior successo, «Sluha Narodu», servitore del popolo, diventò anche il nome del suo partito, gli fece guadagnare il 70% dei voti, l’onda populista gli permise d’andare sul serio al Cremlino e gli fece scoprire, toh, che gli occhi dello Zar erano di ghiaccio. E che non solo la guerra non sarebbe mai finita, ma si sarebbe arrivati a oggi, coi 130mila soldati russi al confine.
Il povero «Volo» adesso fa quel che può. Dopo essersi fidato degli americani – finì nelle intercettazioni telefoniche di Trump, con The Donald che gli chiedeva d’indagare sugl’interessi ucraini del figlio di Joe Biden —, ha realizzato che sono gli americani a non fidarsi più di lui. Col presidente Usa, che la settimana scorsa accettava il rischio d’una «minore incursione» di Putin, ha litigato: «Sono io il presidente ucraino e conosco meglio di lui i problemi». Da Johnson e da Erdogan, s’è rifornito d’armi e di soldi. Domani riceverà Macron, per ripetere di non credere a un’invasione russa imminente. Perché Putin forse non ne ha bisogno: gli è bastato muovere le truppe, per vincere il primo round. «Nessun soldato Nato morirà mai per Kiev – dice un diplomatico —. Nessun soldato russo entrerà via terra lungo il fronte orientale, 15mila km di confine minato, dove Zelensky ha ammassato i suoi uomini». Finito su un palcoscenico troppo grande, afflitto dalle emicranie, «Volo» ha il vizio di tirarsi su con gli aiutini degli showman impanicati e i sondaggi lo danno a picco: aveva promesso di cacciare gli oligarchi, ma l’ha fatto solo con gli amici di Putin, salvando i suoi. In 30 anni d’indipendenza, l’Ucraina ha già avuto cinque presidenti, due rivoluzioni, un’invasione, una secessione e una guerra. La sua classe politica corrottissima ha il record mondiale dell’impopolarità, solo il 9% dei governati si fida dei governanti, e «Volo» si sognava un Reagan, o perlomeno uno Schwarzenegger. Invece gli tocca tirare a campare: per fronteggiare una guerra possibile, sta pensando che l’unica soluzione sia annullarsi in una Grande Coalizione col nemico Petro Poroshenko, l’ex presidente miliardario, e perfino con la pasionaria dalla lunga treccia, l’odiata Yulya Tymoshenko. Le sue conferenze stampa, ormai, sono lo sfottò preferito dei suoi ex colleghi comici. Dimissiona ministri a raffica. Si fida solo della moglie Olena, che gli scrive le battute fin dai tempi della tv. La migliore, il giorno in cui sono spuntati i conti off-shore della coppia Zelensky alle Isole Vergini: «Quei soldi? Mi servono per restare indipendente dalla politica».