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 2022  febbraio 07 Lunedì calendario

Intervista a Piero Benvenuti, l’astrofisico che protegge il cielo buio dalle luci dei satelliti


Se vi capita di alzare lo sguardo e vedere un treno di luci solcare il cielo buio, rimanendo a bocca aperta nel vedere dei satelliti che volano in formazione nello spazio, allora immaginate che da qualche parte un astronomo starà appallottolando e gettando nel cestino l’ultima foto di una galassia remota. Il lavoro di una nottata rovinato dai “graffi” di quelle luci.
La comunità astronomica è preoccupata per quello che sta accadendo qualche centinaio di chilometri sopra le nostre teste. Piero Benvenuti, professore emerito di Astrofisica dell’Università di Padova, da qualche giorno dirige il nuovo “Centro per la protezione del cielo buio e silenzioso dall’interferenza delle costellazioni satellitari”. È il tentativo dell’Unione astronomica internazionale di “salvare” l’oscurità, e con essa la ricerca: «Tre anni fa Elon Musk, con SpaceX, ha progettato la costellazione Starlink: 40 mila satelliti – spiega Benvenuti – Gli astronomi si sono preoccupati e hanno simulato l’impatto futuro sulle osservazioni, ed è notevole. C’è una probabilità molto alta di transito sull’immagine, questo ne riduce il valore scientifico». Dal 2019 il numero di satelliti in orbita bassa è triplicato, Starlink ne ha già lanciati oltre 2.000, ma non è l’unica sul banco degli imputati. Sotto accusa ci sono tutte le mega costellazioni per l’Internet globale: «C’è quella di Amazon, Kuiper, e OneWeb. Ci sarà una futura rete europa. Inoltre la Cina, l’India e la Russia non staranno a guardare», ragiona Benvenuti.
«Di questo passo, nei prossimi anni ci saranno 100 mila satelliti in orbita bassa. Ne avremo ogni momento qualche centinaio sopra le nostre teste e gli astronomi, che usano strumenti molto sensibili, li vedranno tutti – continua il professore – per questo abbiamo iniziato a lavorare informalmente con le industrie, come SpaceX e Amazon, già da un paio d’anni». Grazie a questo lavoro di persuasione, Starlink ha prima cambiato il rivestimento e poi creato uno schermo per evitare che i pannelli solari brillino riflettendo la luce del Sole: «Uno dei punti che portiamo avanti è raccomandare uno studio sull’impatto delle nuove costellazioni, col nostro aiuto. Ma lavoriamo anche per avere rivelatori astronomici più intelligenti che interrompano l’esposizione e riprendendo quando il satellite è uscito dal campo visivo. Stiamo negoziando con le aziende per avere dati orbitali sempre aggiornati».
“Negoziare” non è un termine a caso. Lo spazio è governato con trattati firmati in sede Onu dai principi piuttosto generali, il business è esploso tra quelle maglie ancora larghe: «L’Unione astronomica internazionale agisce attraverso il Copuos, il Comitato Onu per lo sfruttamento pacifico dello spazio, per avere regole che limitino l’impatto delle costellazioni – sottolinea Benvenuti – ma fare trattati è lungo e complicato. E poi c’è una linea pragmatica, con la costituzione di questo Centro».
Oggi comincia la riunione del Copuos, il primo punto in agenda del comitato Onu è il riconoscimento dell’astronomia come patrimonio delle attività spaziali. E si lavora per inserire la protezione del cielo come fisso punto in agenda: «Sono stati superati tutti i veti, in particolare quelli di Cina e Russia e qualche incertezza da parte degli Usa – sottolinea Benvenuti – è un effetto collaterale della space economy: non sono più solo le agenzie spaziali che dialogano con altre agenzie. Ora ci sono anche i Musk e i Bezos con i loro interessi».
Secondo l’astrofisico, è una storia che ricorda un po’ quella della plastica: «Un’invenzione eccezionale diventata un problema perché non abbiamo pensato a regole di riciclo e smaltimento. Centomila satelliti sono troppi, bisognerà porre un limite. Nostro compito sarà anche sensibilizzare la società sull’impatto ambientale. Elon Musk ha detto che lo spazio è grande e c’è posto per tutti. Ma anche l’oceano ci sembrava grande, e ora è pieno di porcherie».